14 Luglio 2025
All’indomani della sentenza del Tar del Lazio, che ha parzialmente annullato il decreto golden power del Governo sull’offerta pubblica di scambio (Ops) di UniCredit su BancoBPM, si alza il tono dello scontro. UniCredit ha diffuso un duro comunicato, affermando che «la decisione finale riguardo al merito e all’attrattività di qualsiasi offerta dovrebbe sempre spettare agli azionisti».
La banca guidata da Andrea Orcel accusa: «Gli azionisti di BancoBPM sono stati esposti non solo all’uso illegittimo del golden power, insistentemente invocato da Bpm, ma anche a comunicazioni e campagne ingiustificatamente aggressive e spesso fuorvianti, volte a screditare sia l’offerta che l’offerente».
Secondo UniCredit, l’ambiente generato da queste dinamiche avrebbe privato gli azionisti di BancoBPM di «un’opzione equamente stabilita», che «avrebbe potuto essere già migliorata se ci fosse stato un ordinato processo di Ops». La banca sottolinea come la sentenza del Tar rappresenti una «prova inequivocabile» dell’illegittimità delle prescrizioni contenute nel decreto, al punto da «richiedere l’emissione di un nuovo provvedimento».
UniCredit esprime soddisfazione per il pronunciamento del Tar: «Di quattro prescrizioni, due sono state annullate» e aggiunge che «la fondatezza del ricorso è stata chiaramente sottolineata», ricordando che la sentenza si compone di quasi 100 pagine.
Le due prescrizioni annullate dal Tar riguardano:
L’obbligo di non ridurre per cinque anni il rapporto impieghi/depositi in Italia.
Il mantenimento sine die del portafoglio di project financing.
Per quanto riguarda la prescrizione su Anima, è stata solo chiarita, trasformandosi in un indirizzo programmatico: non un vincolo, ma una raccomandazione a mantenere investimenti in titoli italiani, nel rispetto dei doveri fiduciari verso i clienti.
UniCredit ha inoltre commentato la parte della sentenza relativa agli asset in Russia, dove il Tar ha dichiarato di non avere piena giurisdizione. Il tema è quindi demandato alla Banca Centrale Europea (BCE), con cui UniCredit ha dichiarato di «essere già in dialogo» e di rispettare le indicazioni ricevute.
Dal canto suo, il Governo ha fatto sapere tramite fonti del Mef di accogliere positivamente la sentenza, che «conferma in larga parte la legittimità del golden power». Secondo il Ministero, «viene riconosciuta la sicurezza economica come parte della sicurezza nazionale, un principio che sarà sempre più rilevante in futuro».
Anche BancoBPM ha reagito alla decisione del Tar con favore, affermando in una nota che «è stata confermata la sostanziale legittimità delle prescrizioni contenute nel Dpcm». L’istituto ha chiesto a UniCredit «chiarezza sulle intenzioni» in merito a un’offerta che, secondo Piazza Meda, ha limitato la flessibilità strategica della banca in una fase cruciale per il credito italiano.
Ora si attende la prossima mossa di UniCredit, anche alla luce del comunicato molto critico diffuso nel fine settimana. Il CEO Andrea Orcel ha dichiarato in passato che, senza chiarezza sul golden power, l’offerta potrebbe essere ritirata, indicando che «le probabilità di procedere sono ben sotto il 50%».
A complicare lo scenario, c’è anche la mossa di Crédit Agricole, primo azionista di BancoBPM con il 19,8% del capitale. La banca francese ha richiesto l’autorizzazione alla BCE per superare il 20% e, potenzialmente, arrivare vicino al 30%, soglia oltre la quale scatterebbe l’obbligo di Opa totalitaria.
Per UniCredit, che punta a ottenere almeno il 66% di BancoBPM per massimizzare le sinergie, sarà ora cruciale una possibile intesa con Crédit Agricole, già partner sul fronte del risparmio gestito.
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