29 Aprile 2024
Dick Cheney, che fu vice presidente degli Stati Uniti, dal 2001 al 2009, sotto la presidenza di George Bush, già molti anni fa dichiarò : " l'alleanza fra tecnologia tedesca e materie prime e manodopera a basso costo russe sono un pericolo per gli Stati Uniti che va assolutamente evitato". Del resto per i neo-con americani la conservazione dell'egemonia americana nel mondo, secondo la dottrina Wolfwitz, vale come un dogma. Comunque i tamburi di guerra con la Russia, secondo molti analisti geopolitici, iniziarono di fatto a rullare il 24 marzo del 1999, quando scattò l'operazione Nato " Allied Force" e venne bombardata la Serbia. Secondo questi ricercatori, dietro a questo conflitto vi sarebbe stata la cosìdetta strategia della " cintura verde" per contenere la crescita strategica della Russia, esattamente come fu teorizzato nel libro " La Grande Scacchiera" di Brezinsky, che fu ascoltatissimo consulente di 6 presidenti americani. Si trattava in sostanza di un contenimento dell'ex blocco comunista-slavo-ortodosso. Già nel 2014, in seguito all'annessione della Crimea alla Russia, vennero imposte sanzioni contro la Russia, anche mirate individuali, sanzioni economiche e misure diplomatiche. Fino ad oggi sono stati varati 13 pacchetti di sanzioni contro la Russia e stanno lavorando al 14°, che potrebbe includere il divieto di importazione di gas naturale liquido russo. Nel 2016 lo Studio Legale Grimaldi di Milano, insieme alla Fondazione Romanoff & Partners ed al Centro Studi Libere Identità Europee, organizzò nella prestigiosa sede di Via F.lli Gabba, un convegno contro le sanzioni contro la Russia, dal titolo " Russia : il tempo delle opportunità", prevedendo che vi sarebbe stato un notevole boomerang sull'economia europea, come di fatto è successo. Fu Mario Draghi a suggerire all'Occidente la confisca degli attivi monetari detenuti all'estero della Banca Centrale Russa. La colossale cifra si avvicina ai 300 miliardi di dollari. Al febbraio 2023, però Bloomberg diede la notizia che il servizio legale della Unione Europea aveva confermato di non avere idea di dove si trovasse l'86% dei beni congelati della Banca Centrale Russa. Sono quindi le banche europee che dovrebbero fornire alla Commissione Europea i dati sui beni russi congelati. I problemi, però, riguardano anche singoli investitori occidentali che hanno investito in obbligazioni emesse in rubli da prestigiosi emittenti come IFC, International Finance Corporation, BERS, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, e la stessa Repubblica Federativa Russa. Anche in questo caso non sono mancate le anomalie e le banche italiane si sono comportate in modo totalmente differente. Fra i grandi istituti, Unicredit sembrerebbe abbia cercato di tutelare gli investitori. Molte banche di piccole dimensioni si sono prontamente attivate per difendere gli interessi dei clienti, consigliando di vendere prontamente le obbligazioni in rubli, in considerazione del peggioramento dei rapporti con la Russia, oppure, facendo aprire agli investitori conti in rubli in modo che, pur a fronte di impossibilità del cambio della divisa russa, i soldi fossero già in Italia, pronti per essere incassati, a seguito di un eventuale miglioramento della situazione, oppure triangolando le obbligazioni in rubli presso banche di stati, che avevano tardato ad aderire alle sanzioni contro la Russia. Dalla testimonianza diretta di un cliente di un'importante banca private italiana raccogliamo invece prova del disinteresse mostrato da tale istituto, nella tutela della clientela in questo delicato frangente. Nonostante l'investitore intervistato avesse circa il 25% del proprio capitale investito in obbligazioni in rubli, non risulta essere stato offerto nessun supporto. Il cliente ha sottolineato la tempistica di mesi per ottenere copia dei Regolamenti di Emissione dei bonds in rubli, dai quali si poteva dedurre se l'emittente aveva o no previsto un eventuale pagamento in divisa alternativa rispetto al rublo, che normalmente è il dollaro americano. Sono state fornite all'investitore informazioni " con il contagocce" e spesso contraddittorie, secondo gli uffici della banca consultati. La banca in questione ha cercato di mettere ostacoli al trasferimento all'estero di alcuni bonds, nonostante di fatto la normativa impedisse solo il cambio della divisa. Fra le varie doglianze risalta in particolar modo il mancato pagamento della cedola 20/3/2022 del bond IFC 5.% ( cod isin XS1793259265). Lo stupore nasce dal fatto che tale cedola è stata regolarmente pagata da altre banche italiane, che comunque avevano sempre BPN Paribas, come subdepositaria. Inoltre l'istituto ha pagato, con un anno di ritardo, e senza riconoscimento di interessi, la cedola IFC 20/3/2023 dello stesso bond in rubli, dopo che IFC aveva effettuato il pagamento in valuta alternativa, e solo dopo la diffida di denuncia, da parte dell'avvocato penalista del cliente. Va rilevato, inoltre, che, a seguito delle sanzioni contro il National Settlement Depositary Russo, molti intermediari e depositari si sono attivati, inviando richieste di autorizzazione e di deroga alle autorità competenti, secondo le sedi dei circuiti di compensazione, ovvero al " Tesoro Belga", in relazione ad Euroclear , ed al Ministero delle Finanze del Lussemburgo, in relazione a Clearstream. Non si può, però dimenticare che i problemi per alcuni investitori iniziarono prima del 3 giugno del 2022, quando il National Settlement Depositary Russo è stato designato come entità sanzionata dalla UE. Il 17 marzo 2022 il National Settlement Depositary Russo ha informato che Euroclear aveva smesso di eseguire le istruzioni ricevute dallo stesso NSD ed una settimana dopo si è saputo che Clearstream aveva bloccato il conto di NSD; in seguito aveva poi scambiato i codici con Raffaisen Bank Mosca. In tutto ciò i beni degli investitori occidentali sono finiti in un limbo, ufficialmente su " conti terzi" , intestati ai circuiti di compensazione. Tale situazione riguarda moltissimi investitori, che fino ad oggi , essendo frammentati, non hanno ricevuto risposte in merito al futuro dei loro investimenti. Esistono, però delle procedure di scongelamento, che il cliente della banca, da noi intervistato, aveva prontamente richiesto di attivare. Anche in questo caso un silenzio assoluto e nessun riscontro. Però gli studi legali Withers e Saveliev & Partners ritengono che, secondo l'ordinanza del Presidente della Federazione Russa n. 95 del 5/3//2022 " i pagamenti di cedole e dividendi e/o le operazioni con strumenti finanziari, compresi i titoli, che superino i 10 milioni di rubli al mese, sono consentiti ai " non residenti" dei cosìdetti " paesi ostili" solo se tali pagamenti sono effettuati su un conto designato di tipo " C" in una banca russa e se i pagamenti sono effettuati in rubli; i pagamenti in rubli ed in valuta estera su un conto normale, non di tipo " C" , sono consentiti solo previa autorizzazione della Banca Centrale Russa o del Ministero delle Finanze della Federazione Russa; i fondi provenienti da conti di tipo " C" possono essere spesi solo sul territorio della Federazione Russa, secondo determinate modalità". Recentemente il Congresso Americano ha approvato una legge che si chiama REPO ACT, che rappresenta un astuto gioco di parole. La sigla sta per " Rebuilding Economic Prosperity and Opportunity ( for ukranians), ma il termine " REPO" è lo slang utilizzato per " repossession" e viene usato quando, per esempio, la banca toglie la casa, perchè non sono state pagate le rate del mutuo. Con questa legge il governo Usa può appropriarsi degli oltre 6 miliardi di dollari , di proprietà russa, che sono congelati nelle banche americane per darli agli ucraini. La legge è passata con una maggioranza schiacciante. Fra le poche voci contrarie quella del senatore Rand Paul che l'ha definita " un atto di guerra economica che potrebbe avere conseguenze devastanti per gli Stati Uniti". Rand Paul è figlio di Ron Paul, il famoso candidato alle presidenziali americane, che basò parte della sua campagna elettorale sulla proposta di abolizione del Federal Reserve System. Il portavoce del cremlino, Dimitri Peskov, ha dichiarato che tale mossa rischia di diventare la distruzione delle fondamenta stesse del sistema economico globale. In tutto ciò l'Europa, contro i suoi reali interessi, contro gli interessi delle sue aziende, vedi ad esempio il caso delle filiali russe di Ariston e Bosch, che sono state temporaneamente trasferite al Gruppo Gazprom, rischia di trovarsi alle porte di casa, nel giro di un secolo, una guerra mondiale, per la terza volta, dopo la seconda che fece ben 55 milioni di vittime.
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