05 Dicembre 2025
Antonio Filosa, CEO di Stellantis
Dopo mesi di contenzioso, si intensifica lo scontro tra il governo canadese e il gruppo automobilistico. Ottawa ha notificato a Stellantis un "notice of default", con cui ha accusato il gruppo di aver violato i contratti di finanziamento pubblico, in seguito alla decisione di quest’ultimo di spostare la produzione della Jeep Compass dallo stabilimento di Brampton (Ontario) all’Illinois.
La ministra dell’Industria Canadese, Mélanie Joly, intervenuta davanti a due comitati parlamentari avrebbe affermato:"Stiamo formalmente notificando a Stellantis l’inadempienza ai contratti", aggiungendo che il governo "non permetterà che migliaia di posti di lavoro vengano messi a rischio" e che "difendere questa industria significa difendere l’ossatura economica del Canada".
Stellantis, guidato dal nuovo CEO Antonio Filosa ha ricevuto negli ultimi anni oltre 500 milioni di dollari canadesi, i quali corrispondono a circa 358 milioni di dollari statunitensi destinati al sostegno degli investimenti negli impianti di Brampton e Windsor. A questi si aggiungono più di 530 milioni concessi a NextStar Energy, la joint venture con LG per la gigafactory di batterie in Ontario. La cancellazione dell’assemblaggio della Compass in Canada e il trasferimento negli Stati Uniti è stato annunciato lo scorso ottobre. Tale decisione, pur rientrando in un piano d’investimenti da 13 miliardi in quattro anni negli Usa per mitigare i costi tariffari, ha acceso ulteriormente lo scontro con il governo Canadese. Il trasferimento ha inoltre comportato il licenziamento di circa 3 mila addetti di Brampton in cassa e ha sollevato dubbi sulla reale tenuta dell’accordo che prevedeva, secondo Ottawa, precisi "job guarantees".
Teresa Piruzza, direttrice degli affari pubblici di Fca Canada, convocata al Parlamento, incaricata della difesa di Stellantis, ha così risposto: "Non concordiamo con il governo: non siamo in violazione del contratto", sostenendo che Brampton non sia stato chiuso ma "messo in pausa operativa", in attesa di definire un nuovo piano produttivo. La direttrice ha anche sottolineato gli investimenti in corso a Windsor, dove Stellantis ha ripristinato il terzo turno, ovvero un’operazione che prevede l’assunzione di 1.400-1.500 lavoratori, con avvio delle attività previsto all’inizio del 2026.
Dietro la vicenda ci sarebbe una disputa sulle clausole contrattuali. Alcune sezioni degli accordi siglati nel 2022 sono state rese pubbliche solo in forma parzialmente censurata. Il governo canadese sostiene che le cancellazioni siano state richieste da Stellantis, mentre l’azienda afferma che sia stata Ottawa a insistere. Il Parlamento ora intende fare chiarezza su questa contraddizione.
Secondo la Ministra Joly, le clausole più delicate collegano direttamente gli incentivi alla gigafactory di Windsor al mantenimento della capacità produttiva a Brampton. "Gli investimenti sul battery plant sono fondamentali, ma sono legati all’impianto di Brampton", ha spiegato, sottolineando che la verifica dei contratti è iniziata già a metà ottobre, quando la crisi è esplosa.
In un contesto segnato dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, Canada e Stati Uniti si contendono gli investimenti nell’automotive, in uno scenario geopolitico e tariffario complesso. La vicenda coinvolge non solo i 3 mila lavoratori di Brampton, ma anche l’intera strategia industriale canadese sull’elettrico, strettamente legata a Stellantis. Il contenzioso tra Ottawa e il gruppo guidato da Filosa potrebbe avere ripercussioni sui futuri investimenti e sulla collaborazione tra governo e costruttore, a pochi mesi dalla presentazione del nuovo piano industriale della società.
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