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Svitlana Judith Grebenyuk: una pittura sempre affascinante che continua a trasformarsi e a sorprenderci ora in una nuova classicità lirica e immaginifica

La capacità di reinventare la pittura nei suoi fondamenti e nelle sue più grandi sfide congiungendo rigore intellettuale a visionarietà

13 Novembre 2025

Svitlana Judith Grebenyuk: una pittura sempre affascinante che continua a trasformarsi e a sorprenderci ora in una nuova classicità lirica e immaginifica

Svitlana Judith Grebenyuk è una pittrice ucraina poliedrica e sempre in trasformazione che da molti anni vive e lavora in Italia. Il suo stile unico e personale e la sua sperimentazione tecnica la rende da molti anni una delle esponenti più originali e vivaci della nuova figurazione italiana. La sua pittura congiunge ricerca, gusto per gli archetipi e la mitopoiesi, intensa narratività, pathos poetico e rigore concettuale. Numerosi i riconoscimenti in premi nazionali e le mostre in Italia e all'estero. Nel 2024 ha esposto a Detroit, Usa. 

Cara Svitlana, ho visto che la tua opera è in continua trasformazione. Ti ho lasciato poco fa con una tua declinazione del divisionismo e il tema del volto e del bacio ed ecco una nuova forma della tua arte. Ce ne parli? 

Cercherò di rispondere in modo sintetico. Nel mio percorso artistico ho studiato e analizzato le composizioni dei grandi maestri della pittura mondiale, arrivando alla conclusione che la composizione più convincente è quella che contiene un’uscita visiva e una linea diagonale che guida lo sguardo fuori dal quadro. Nelle opere figurative, infatti, la composizione più armoniosa per l’occhio umano è quella che permette di “respirare”, creando un movimento circolare con una diagonale che va dall’angolo inferiore sinistro verso quello superiore destro.

Si percepisce anche un tuo naturale coraggio, uno slancio aionico con cui giochi seriamente con immaginari e modelli importanti, vasti…aspetto raro perché di solito oggi l’artista pittorico ha pudore o timore di confrontarsi con un passato ingombrante e saturante.

Ho studiato e analizzato tecnicamente le composizioni dei dipinti dei più grandi maestri della pittura mondiale, arrivando alla conclusione che la composizione più convincente, nell’arte e nella pittura, è quella che possiede un’uscita visiva e una sorta di “trappola” ottica all’interno dell’immagine. Il risultato più armonioso si ottiene quando la composizione del quadro trova un’uscita dallo spazio lungo la diagonale. Nelle opere figurative, infatti, la composizione che risulta più gradevole alla percezione umana è quella che permette di “disegnare con lo sguardo” un cerchio che si apre verso l’esterno, partendo dall’angolo inferiore sinistro verso l’angolo superiore destro. Ho anche notato che, se unisco il colore nella sua forma originaria – cioè il colore, l’ombra, il mezzotono e il tono in un’unica linea – e ripeto questa formula ritmicamente su tutta la tela, si genera un effetto particolare. Le linee diagonali che utilizzo come prototipo e formato nella mia sublimazione seguono le leggi fondamentali della pittura. Osservando il risultato, sono giunta alla conclusione che, applicando questa formula di linee diagonali che contiene in sé le leggi della luce e dell’ombra, non è più necessario accentuare artificialmente la rappresentazione della luce e dell’ombra come si faceva in precedenza. Attraverso la mia analisi, ho trasformato questo principio in una nuova forma, una nuova formula e una nuova direzione del pennello.

Le tue pennellate comunicano un’idea di pastosità, di autenticità e nel contempo un senso di intima e poetica presenza. Che tecnica usi?

Uso colori ad olio e tele di juta, come nella pittura classica. I soggetti e le tematiche che tratto nel mio spazio pittorico seguono formule archetipiche: cerco composizioni che rappresentino immagini archetipiche, quelle che non cambiano nel corso dei secoli. La figura di una dama con un’oca o quella di un musicista, ad esempio, rappresentano archetipi dell’esistenza umana, figure senza tempo che incarnano valori fondamentali del nostro essere. Non aggiungo elementi o valori del mondo contemporaneo, perché mi interessa preservare i simboli eterni e immutabili: il rapporto tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e l’animale, tra l’uomo e il proprio mestiere — tutto ciò che nasce dall’inizio della nostra esistenza sulla Terra.

Emerge dai tuoi lavori un senso del tempo lontano e interiore, libero da automatismi, maniere e stimoli massmediali reattivi.

Nei miei lavori non troverete tecnologie moderne o segni della contemporaneità. Cerco invece di trasmettere la memoria del nostro mondo interiore, evocando le origini del nostro essere e impedendo che vengano dimenticate. Le mie opere rappresentano dunque i valori elementari del mondo, il legame dell’uomo con la natura, con la musica, con la nascita e con l’amore — tutto ciò che unisce noi, abitanti di questo pianeta, in un’unica connessione basata sui valori essenziali dell’essere umano.

Le ultime opere mi piacciono molto per vari motivi: le trovo efficaci e sorprendenti nella strutturazione plastica della figurazione tramite pochi tratti. Un essenzialismo però non pauperistico ma vibrante di un'intensa intimità. Il pathos e la continua ricerca sono due costanti della tua arte?

Negli ultimi cinque anni ho cercato una formula pittorica che potesse semplificare la pittura classica, integrando al tempo stesso gli insegnamenti degli impressionisti, dai quali ho tratto ispirazione per le composizioni cromatiche e per movimenti artistici come il divisionismo. In questo stile ho scoperto la formula della linea, dove i colori si uniscono in sottili fili spaziali. Ho ampliato queste linee fino a renderle riconoscibili e, al loro interno, ho inserito formule cromatiche di luce e ombra. In questo modo sono riuscita a convincere il mio ego d’artista che sto seguendo la strada giusta nella mia personale ricerca sul colore e sulla luce. Oggi desidero concentrarmi su questa formula, che ritengo convincente e pienamente mia. Posso definirmi, in un certo senso, un’essenzialista: cerco di trasmettere l’essenza dei valori, eliminando tutto ciò che è superfluo. Credo di aver finalmente trovato una formula che mi soddisfa e mi permette di lavorare in un ritmo armonico e coerente.

Tornando al tuo "divisionismo" quanto è importante la luce e la reattività di chi guarda?

Nel mio lavoro analizzo la luce, l’ombra, il tono e il mezzotono, insieme alla forma del corpo umano. Calcolo angoli e proporzioni, trasformando queste osservazioni in forme elementari e universali, riconoscibili ma prive della necessità di una definizione più concreta. Attraverso questa sintesi cerco di raggiungere l’essenza della figura umana, liberandola da tutto ciò che è superfluo, per restituirne la purezza e l’armonia originaria.

Lo sviluppo del tuo percorso è Lfatto di capitoli, di fasi o convivono contemporaneamente più dimensioni estetiche-narrative?

Non cerco un racconto all’interno del quadro, ma piuttosto formule elementari che richiamino il mondo interiore dell’essere umano e la sua esistenza più essenziale. Attraverso queste formule cerco di evocare ciò che è primordiale in noi, ciò che rimane immutato nonostante il passare del tempo.

Possiamo dire che la tua sperimentazione più recente giunge volutamente al limite/soglia fra figurazione e astrattezza, fra rappresentazione e immediatezza?

Il mio ultimo esperimento si spinge deliberatamente al limite/soglia tra figurazione e astrazione. Ho abbandonato il mondo dell'accademismo e ho trovato, a quanto mi sembra, la giusta via di mezzo; per ora, sono soddisfattа del risultato.

 

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