27 Maggio 2025
Lavandino Garlasco killer non si lavò mani ritrovati 4 capelli Fonte: Ansa
Secondo una ricostruzione alternativa al centro di un fascicolo aperto dalla Procura di Pavia a carico di Andrea Sempio, indagato in concorso con ignoti, l’assassino potrebbe non essersi “mai lavato le mani dopo il delitto”. Inoltre nel lavandino sarebbero stati ritrovati “4 capelli lunghi neri” che altrimenti sarebbero scivolati nello scarico con l’acqua.
Una versione dei fatti in netto contrasto con quanto stabilito dalla sentenza definitiva di condanna a 16 anni per Alberto Stasi. In quella decisione, confermata in Cassazione, si parlava infatti delle "due impronte" rinvenute "sul dispenser del sapone" che l’aggressore "sicuramente" utilizzò "per lavarsi le mani dopo il delitto". Secondo la Corte, "la posizione delle due impronte e la non commistione del Dna della vittima dimostrano che maneggiò il dispenser per lavarlo accuratamente, dopo essersi lavato le mani e aver ripulito il lavandino".
Ma gli investigatori milanesi sollevano nuovi dubbi: se è vero che il lavandino del piano terra risultava "privo di tracce ematiche", è altrettanto vero – secondo la loro analisi – che "è impossibile che il lavandino e il dispenser" siano stati "lavati accuratamente dall'aggressore". Sul dispenser, oltre alle impronte di Alberto Stasi, furono trovate "numerose impronte papillari sovrapposte" che, se fosse stato pulito, sarebbero state "cancellate". Non solo: vi furono rilevate tracce di Dna appartenenti a Chiara Poggi e alla madre, ulteriore elemento che farebbe escludere un lavaggio accurato dell’oggetto.
A rafforzare questa ipotesi, una fotografia scattata durante i primi rilievi sulla scena del crimine mostra chiaramente 4 capelli "neri lunghi", mai repertati, presenti vicino allo scarico del lavandino. Per gli investigatori ciò confermerebbe che "il lavandino non è mai stato lavato dalla presenza di sangue", poiché in tal caso "sarebbero stati portati via dall’acqua".
Nel nuovo scenario delineato dagli inquirenti si inserisce anche la cosiddetta impronta 10, trovata sulla parte interna della porta d’ingresso dell’abitazione di Chiara. Secondo chi indaga, potrebbe essere stata lasciata dall’omicida nel momento della fuga. Un ulteriore indizio che si inserisce in una pista investigativa che contempla anche la possibilità di un’aggressione compiuta da più persone.
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