07 Marzo 2025
Marisa Bacchioni, la madre del commercialista Marco Soracco, potrebbe uscire dal processo per l’omicidio di Nada Cella. Il presidente della Corte d’Assise di Genova, Massimo Cusatti, alla luce della perizia depositata questa mattina dall’avvocato Vernazza, in cui viene evidenziato lo stato confusionale in cui versa l’anziana di 93 anni, ha deciso di non svolgere ulteriori accertamenti medici sull’imputata. E ora si riserva di decidere su una eventuale sospensione per poi poi stralciarla dal dibattimento: "La Corte d’Assise - sottolinea in aula il presidente Cusatti - rilevato che dalla consulenza tecnica prodotta dall’avvocato Vernazza emergono elementi congruamente rappresentati riguardo alla condizione di attuale irreversibile incapacità della stessa Marisa Bacchioni a partecipare al procedimento, si riserva di provvedere riguardo all’istanza di sospensione ma non reputa necessaria alcuna ulteriore perizia”.
Intanto per la prima volta in aula affiorano omertà e silenzi, rancori e paure che per trent’anni hanno caratterizzato un’indagine difficile e piena di incomprensioni. Mentre depone Lorenza Signorini, figlia di Egle, testimone chiave nel delitto deceduta oltre un anno fa, anche il presidente della Corte d’Assise si sfoga. «Le persone prima a verbale rilasciano fiumi di parole, poi vengono qui in aula e ne dicono due o tre in croce», evidenzia il magistrato. Lorenza chiede di non essere ripresa in volto e si chiude dietro a decine di «non ricordo». Cerca sponde, è spesso in difficoltà. Quel delitto ha segnato anche la sua famiglia. Un incontro nell’androne del palazzo di via Marsala nel centro di Chiavari pochi mesi dopo l’omicidio di Nada. Che, anche se nessuno ha il coraggio di ammetterlo, suona tanto di intimidazione. «Una sera mi trovai davanti sulle scale il commercialista Marco Soracco e sua madre Marisa Bacchioni -racconta la donna -. Mi dissero che erano molto risentiti e mi rimproveravano per le cose che mia madre aveva detto alla polizia. Non ci furono minacce ma a parlare fu soprattutto la donna». E ancora. «Ad un certo punto mi arrivarono delle voci da persone conosciute che mi misero in guardia e mi dissero che Soracco andava a dire in giro che l’autore dell’omicidio era mio padre».
La sorella di Lorenza, Luciana, all’epoca dei fatti 36 anni (anche lei deceduta) con problemi psichiatrici, fu indagata. Il padre sospettato e perquisito e per giorni al centro del caso per quell’asciugamano sporco di sangue che gli venne trovato in bagno. Sangue, però, che fu appurato solo qualche mese dopo non apparteneva a Nada. «Per fortuna – dice la testimone in aula – mio padre quella mattina si trovava a lavorare perché sennò…». Signorini conferma che la madre le ha sempre detto di aver visto la mattina del 6 maggio Soracco «entrare nello studio ben prima di quanto dichiarato alla polizia». E però per mesi e mesi non lo raccontò alla polizia. «Non dico nulla agli agenti – disse alla madre intercettata – perché non mi voglio mettere contro quella famiglia. Sono potenti, ricchi, hanno agganci nella Democrazia Cristiana». Un clima di paura e di timore verso i Soracco che lo stesso presidente della Corte, sorpreso, ha paragonato, al film «la guerra dei Roses». «Ci sentivamo coinvolti in una cosa molto grave ma non c’entravamo niente. Siamo stati tartassati e questa cosa ci ha portato a chiuderci», ha spiegato la testimone in aula. Che non è stata in grado di circostanziare una telefonata tra lei e la madre in cui parlavano chiaramente di un’assassina donna. «No, non mi ricordo di chi stavamo parlando», ribadisce Signorini.
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