24 Giugno 2024
Nel giugno del 2022 vennero resi noti gli esiti della perizia nella quale gli specialisti scelti dal pubblico ministero (PM) concludevano che “La morte di Elisabetta Federico è da porre in nesso causale con i comportamenti del personale sanitario dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù (OPBG) per non avere messo in pratica azioni consone alle pratiche di buona condotta clinico-assistenziale” A questa conclusione i periti del PM arrivarono dopo avere evidenziato almeno 25 censure sull’operato dei medici.
Pochi giorni fa è stata condivisa tra le parti la consulenza tecnica d’ufficio (CTU) che i periti nominati dal Giudice per l’udienza preliminare (GUP) hanno prodotto sulla base della stessa documentazione in precedenza analizzata dai periti del PM.
A parità di prove documentali, le conclusioni di questa ultima CTU è stata: "L'assistenza offerta è stata... idonea, in ossequio alle raccomandazioni delle linee guida e alle buone pratiche cliniche”. Molte delle 25 criticità evidenziate dalla precedente perizia sono state totalmente eluse o ignorate. Le altre sistematicamente contraddette.
Al di là della oggettiva implausibilità del fatto che la valutazione di due esperti nello stesso campo chiamati a giudicare, sulla base della stessa documentazione, su 25 punti possano generare 25 risultati opposti, l’aspetto più sorprendente della nuova perizia riguarda la risposta offerta a uno dei quesiti più rilevanti posti dal GUP, ovverosia l’osservazione o meno da parte dei medici dell’OPBG delle linee guida durante il percorso assistenziale offerto a Elisabetta Federico.
Si prenda a esempio un punto critico, ovverosia le azioni da intraprendere una volta constatato che la donazione di midollo osseo arrivato dalla Germania era quantitativamente insufficiente per numero di cellule utili (“sub-ottimale” come si ripete nella CTU) e colmo di 350 mL di globuli rossi incompatibili per incompatibilità AB0 maggiore, il tutto accompagnato dall’evidenza che il plasma di Elisabetta Federico era ricchissimo di anticorpi avversi ai globuli rossi della donatrice tedesca.
Sia il buon senso che, soprattutto, le internazionalmente riconosciute LINEE GUIDA dell’”European Bone Marrow Transplantation Group” (EBMT), gruppo di cui fa parte il responsabile del reparto dove ha perso la vita Elisabetta, linee guida citate a pag. 22 della nuova CTU, permettono l’infusione di donazioni di midollo osseo di questo genere esclusivamente a condizione di rispettare almeno una delle seguenti due condizioni:
Non fu fatto nulla di tutto questo, come certificato dalla cartella clinica. E Lisa muore dopo 17 giorni di atroci sofferenze nonostante trattamenti continuativi di morfina e Midazolam.
Nonostante le linee guida dell’EBMT vengano citate del testo, in questa ultima CTU non si fa nessun riferimento al fatto, documentalmente provato, che i medici dell’OPBG in realtà né levarono i globuli rossi incompatibili dalla donazione di midollo osseo, né tantomeno ripulirono il plasma dagli anticorpi avversi ai globuli rossi. Quel che ne è seguito di tremendo ne è stata la logica conseguenza.
Eppure le conclusioni della CTU sono che: "L'assistenza offerta è stata in ossequio alle raccomandazioni delle linee guida e alle buone pratiche cliniche”. Lisa è morta per la quarta volta.
Questo è solo uno, ma forse il più clamoroso, degli almeno 25 aspetti altrettanto sorprendenti di questa CTU.
CTU comunque purtroppo destinata a guidare la scelta del GUP.
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