07 Aprile 2024
foto @imagoeconomica
La perizia sulla causa morte di Andrea Purgatori dà ragione alla querela della famiglia. L'ex giornalista si poteva salvare, o comunque si sarebbe potuta allungare la sua vita grazie ad un "antibiotico". I medici della procura di Roma Luigi Marsella e Alessandro Mauriello spiegano come il volto di Atlantide sia morto per un'infiammazione cardiaca, nello specifico una "endocardite infettiva". Questa la malattia che non gli è mai stata diagnosticata e per la quale si punta il dito contro il cardiologo Guido Laudani, indagato assieme ad altri 3 medici. Resta da chiarire l’iter sanitario che ha portato all’errata diagnosi delle metastasi al cervello.
Andrea Purgatori si poteva salvare grazie ad un antibiotico. Una catena di errori e sviste da parte dei medici fatale per la morte del giornalista. La perizia dà pienamente ragione alla famiglia, come confermato dallo stesso legale: "Confermata l’ipotesi contenuta nella querela".
L'endocardite infettiva non è mai stata diagnosticata al 70enne che conviveva con un tumore ai polmoni, scomparso lo scorso 19 luglio. Una infezione delle valvole cardiache che i medici della clinica privata Villa Margherita di Roma non hanno mai scoperto. Un guaio, dato che secondo i medici una semplice terapia antibiotica avrebbe permesso a Purgatori di vivere ancora. I dubbi di molti, soprattutto sul web, è che la malattia fosse correlata alle reazioni avverse al vaccino Covid. Sfortunatamente, non è possibile avere informazioni chiare in merito.
Nelle carte della perizia, si legge che il dottor Guido Laudani "ometteva la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura".
La consulenza è stata chiesta dalla procura di Roma, che ha anche indagato per omicidio colposo quattro medici: Guido Laudani, Maria Chiara Colaiacomo, Gianfranco Gualdi e Claudio Di Biasi.
I consulenti del pm scrivono che "sulla base dei dati clinici, radiologici e della terapia impostata era opportuno valutare altre ipotesi diagnostiche oltre a quella proposta dalla dottoressa Giallonardo di un’embolia conseguente a una fibrillazione atriale". Purgatori infatti fu sottoposto a terapia anticoagulante e radioterapia per aggredire ipotetiche metastasi cerebrali diagnosticate dal professor Gianfranco Gualdi, altro medico indagato. Ma come detto, non risultava alcuna metastasi al cervello.
Nonostante la febbre alta e l'autonomia compromessa, i dottori non riescono a venirne a capo. Purgatori venne quindi trasferito al policlinico Umberto I, dove "sostanzialmente con gli stessi elementi (di Villa Margherita, ndr) i sanitari sin da subito ipotizzavano un’endocardite batterica e tempestivamente effettuavano gli accertamenti necessari a confermare la diagnosi".
Anche la famiglia è tornata sul caso: "Ad Andrea sonostate diagnosticate e curate con urgenza metastasi cerebrali che al momento della morte si è scoperto non esistere. E questo ha portato a uno sviamento della corretta diagnosi e terapia".
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