06 Febbraio 2024
Alberto Scagni
Alberto Scagni, l'uomo condannato a 24 anni e 6 mesi per l'omicidio della sorella Alice la sera del primo maggio 2022, è stato dimesso l'altra mattina dall'ospedale San Martino di Genova e trasferito nel carcere delle Vallette di Torino. Era stato ricoverato dopo l'aggressione subita in cella a Sanremo. In Piemonte potrà continuare a seguire il percorso riabilitativo, in un centro medico annesso al penitenziario. Scagni era stato portato nella prigione di Valle Armea dopo che a Marassi aveva subito una precedente aggressione, ancorché meno grave, che tuttavia certifica come non potesse più essere trattenuto nel capoluogo ligure.
Sulla prima violenza è stata aperta un’inchiesta dalla Procura genovese, con l’ipotesi di omissione di atti d’ufficio: a innescarla è stato in primis un esposto del garante regionale dei detenuti, da cui sono stati segnalati possibili e cornici problemi di sorveglianza.
Nei mesi scorsi i difensori di Scagni, Alberto Caselli Lapeschi e Mirko Bettoli, avevano a loro volta presentato un esposto chiedendo di perseguire innanzitutto l’autore delle lesioni. L’episodio su cui sono in corso gli approfondimenti è avvenuto il 16 ottobre: Scagni divideva la cella con un detenuto romeno che, giorno dopo giorno, era diventato sempre più insofferente alla coabitazione. In particolare dopo che il killer aveva appeso, all’interno della medesima cella, alcune foto della sorella straziata a terra, scattate forse dalla Scientifica e provenienti non si sa come dal fascicolo d’indagine sull’orrore di quasi due anni fa.
Le acredini erano lievitate finché Scagni non era stato schiaffeggiato e preso a pugni, finendo al pronto soccorso. Il caso era stato denunciato al tempo da un comunicato del sindacato Uilpa, una delle rappresentanze della polizia penitenziaria: si rimarcava come a Scagni fossero state evitate conseguenze più gravi grazie all’intervento degli agenti e si lamentavano carenze d’organico e di equipaggiamento. E però è proprio questo il nodo che vogliono definitivamente sciogliere gli investigatori, tenendo conto di un aspetto procedurale, una questione di forma che può assumere connotati molto sostanziali, poiché il reato di omissioni di atti d’ufficio si materializza se viene certificato un comportamento doloso da parte di chi lo commette.
Dopo le botte a Marassi Scagni era stato trasferito a Sanremo, dove la situazione era precipitata. Nonostante fosse entrato con un documento che rappresentava la necessità di sottoporlo a sorveglianza speciale, era stato ridotto in fin di vita, massacrato per ore la sera del 22 novembre. I due responsabili, entrambi maghrebini e con precedenti per fatti molto violenti, lo avevano colpito con uno sgabello dopo averlo di fatto sequestrato, provocandogli fratture alla mandibola, al naso, alle costole e una seria lesione a una vertebra. Ricoverato prima nel Ponente, è stato in seguito trasferito al San Martino, dove si è in parte ripreso.
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