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Omicidio Scagni, il fratricida Alberto condannato dai giudici a 24 anni e 6 mesi

La corte d'Assise di Genova non ha riconosciuto le aggravanti contestate all'imputato dal pm: premeditazione, crudeltà e uso di un mezzo insidioso

29 Settembre 2023

Omicidio Scagni, il fratricida Alberto condannato dai giudici a 24 anni e 6 mesi

Alberto e Alice Scagni

Alberto Scagni, l’uomo di  43anni  che il primo maggio dell'anno scorso aveva ucciso con 24 coltellate la sorella Alice, 34 anni, sotto casa sua in via Fabrizi a Genova, è stato condannato a 24 anni di reclusione e sei mesi. L'assassino rischiava l'ergastolo, ma la corte ha escluso le tre aggravanti aggiunte dal sostituto procuratore Paola Crispo all'accusa di omicidio volontario: la premeditazione, la crudeltà e l'uso di un mezzo insidioso (il coltello nascosto in un sacchetto).

La corte ha escluso le tre aggravanti contestate dal pm

Stamani davanti alla Corte d'Assise sono state presentate le repliche da parte dell'accusa e della parte civile (l'avvocato Andrea Vernazza che assiste il marito di Alice). La pm ha confermato la richiesta dell'ergastolo considerando Alberto completamente capace di intendere e volere, stessa posizione sostenuta da Vernazza che ha confermato la crudeltà e la premeditazione del femminicidio. La controreplica della difesa, esposta dall'avvocato Alberto Caselli Lampeschi, ha invece ribadito le possibili richieste sulla base dell'infermità mentale parziale diagnosticata dal perito del gip Elvezio Pirfo. Anche Alberto Scagni è salito sul banco degli imputati, ma non ha speso parole in sua difesa o sull'omicidio. Solo farneticazioni. Atteggiamento che sembra confermare il suo disequilibrio psichico, come emerge anche da una lettera inviata proprio ieri alla Corte presieduta dal giudice Massimo Cusatti, e da Scagni definita una memoria difensiva; anche in questo scritto parla dei suoi problemi con diverse persone da cui si sente perseguitato.

I genitori: “Alberto è uno fuori di testa”

Erano presenti in aula Antonella Zarri e Graziano Scagni, i genitori di assassino e vittima, che prima dell’inizio del processo avevano deciso di non costituirsi parte civile. A margine hanno commentato le ultime deposizioni: "Ci hanno accusato di aver cresciuto un assassino, la sentenza è stata scritta quando siamo stati sentiti per la prima volta a pochi giorni dalla morte di Alice". La coppia rappresentata dall'avvocato Fabio Anselmo ha da sempre sostenuto che Alberto non sia capace di intendere e volere: "È fuori di testa, uno che si siede lì e deve fare qualche dichiarazione e comincia con quei discorsi sui pedofili che ha sempre detto, è fuori dal piano della realtà. Solo che c'è qualcuno che non lo vuole sentire. È tutta una ipocrisia concordata per evitare un grosso lavoro sulle responsabilità, sulle quali noi abbiamo fatto opposizione". La battaglia giudiziaria della coppia di genitori prosegue in un altro procedimento, già archiviato dalla procura, sui presunti allarmi inascoltati, che vede indagati due poliziotti e una dottoressa del centro di salute mentale a cui i coniugi Scagni si erano rivolti nella speranza di ricevere un aiuto per il figlio che aveva minacciato la famiglia. 

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