10 Febbraio 2023
Matteo Messina Denaro. Fonte: Lapresse
Matteo Messina Denaro non è rimasto in Sicilia da latitante. Anzi, in 30 anni ha fatto la spola tra Italia, Spagna, Albania, Tunisia e Montenegro. Questo il quadro che sta emergendo dalla documentazione ritrovata dagli investigatori nel covo del boss in vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, uno dei rifugi siciliani dell'ultimo Corleonese. Che in Sicilia, però, si sarebbe fermato solo dalla scoperta della malattia che ancora oggi lo affligge, dopo aver viaggiato in lungo e in largo tra alcune regioni italiane e Paesi del Mediterraneo.
In Spagna, per esempio, l'avrebbero portato motivi di salute: al 1994 risale infatti un'operazione all'occhio destro presso la clinica Barraquer di Barcellona, forse per un caso di strabismo del miope elevato. La sorte a volte è beffarda, perché in quella stessa clinica ha spesso messo piede uno dei pubblici ministeri alle calcagna del boss, Teresa Principato. Il tour di Messina Denaro proseguirebbe poi sulle coste nordafricane, in particolare in Tunisia. "Ti vedo fare la spola tra Torretta e la Tunisia con il tuo gommone a forma di pane" recita una lettera anonima scritta nel 2010, confermata dai racconti di molti collaboratori di giustizia. Il legame con la terra tunisina avrebbe addirittura un valore affettivo: Don Ciccio, il padre di Matteo, avrebbe più volte percorso quel tratto di mare con il suo gommone, anche se i motivi rimangono ancora incerti. Affari, è l'ipotesi più accreditata. Proprio in Nordafrica, infatti, nella marocchina Larache, il cognato del boss Giuseppe Guttadauro ha investito in un impianto di lavorazione del pesce fresco, probabile base per il contrabbando di tabacco a bordo di pescherecci.
Sempre gli affari, stavolta legati all'ampliamento della clientela, sarebbero dietro ai soggiorni di Messina Denaro in Albania. Il nipote acquisito del boss, Luca Bellomo, è stato infatti più volte intercettato nella capitale Tirana, e gli inquirenti sospettano sia stato mandato in avanscoperta per stringere qualche mano a pezzi grossi delle istituzioni e dell'imprenditoria locali.Di ritorno, poi, perché non fermarsi sotto falso nome in uno dei tanti casinò in Montenegro? Dopo tanti affari, un po' di svago è concesso.
Infine, la Calabria. Qui le tracce del boss risalgono al 2017, quando il suo nome viene menzionato in un'intercettazione tra due malavitosi di Partanna: "dice che era in Calabria ed è tornato...". L'ipotesi è che Messina Denaro si trovasse lì per pianificare alcuni incontri con rappresentanti delle cosche locali, per motivi ancora ignoti.
Quel che è noto, invece, è l'ammontare della sua "pensione" da latitante: fino a 15mila al mese di entrate provenienti da vari traffici illegali.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia