01 Gennaio 2023
Fonte: Facebook, pagina EMERGENCY
Alle Ong non sta andando giù il decreto firmato dal Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi in merito di controllo dei migranti irregolari. Il nuovo decreto non prevede "porti chiusi", come era accaduto per quello firmato qualche anno fa dal leader della Lega Matteo Salvini, durante il primo Governo presieduto da Giuseppe Conte. Tuttavia esso prevede diverse garanzie per le navi delle Ong che vorranno sbarcare migranti in Italia.
Niente porti chiusi, dunque, ma sette requisiti fondamentali che le Ong devono rispettare. In caso non lo facessero, infatti, sono previste multe di diverse migliaia di euro e le confische delle navi. Il ministro degli Interni ha deciso di provare a ridurre gli arrivi illegali nella nostra Penisola rallentando le partenze dal nord Africa.
Le organizzazioni protestano proprio contro tali disposizioni del governo. Una in particolare non è stata particolarmente digerita: quella che vede l'indicazione di fare immediata richiesta di un porto dopo il primo intervento. Le navi, quindi, una volta soccorso un barcone, saranno obbligate a fare marcia indietro e dirigersi verso il "prenotato" porto sicuro. Secondo Piantedosi, in questo modo, si disincentiveranno le partenze dei barconi dalla Libia dei trafficanti di esseri umani. Le Ong non potranno più fare pattugliamenti nelle acque del Mediterraneo, in quanto le navi dovranno fare rotta al porto assegnato senza ulteriori ritardi. Tuttavia, ci si aspetta che non tutte seguiranno le nuove regole alla lettera. Già in questi giorni sono state molte le navi che hanno eseguito più di un intervento.
"Il decreto Sicurezza votato dal Consiglio dei ministri riduce drasticamente le possibilità di salvare vite in mare, limitando l’operatività delle navi umanitarie e moltiplicando i costi dei soccorsi per tutte le Ong in mare", si è lamentata Emergency, l'Ong di Gino Strada.E ancora: "Le linee guida dell’Organizzazione Internazionale Marittima (IMO) sono chiare: qualsiasi attività al di fuori della ricerca e salvataggio deve essere gestita sulla terra ferma dalle autorità competenti e non dallo staff delle navi umanitarie".
Ma le lamentele per i costi eccessivi hanno riguardato anche la Ong Sea-Eye. "Le nuove regole interferiscono anche massicciamente con la responsabilità e la libertà del nostro Stato di bandiera senza alcuna base nel diritto internazionale", hanno fatto sapere dalla Ong tedesca. In pratica, è sarebbe stata smascherata l'ipocrisia delle Ong, le quali si stanno lamentando di "spendere troppo" per colpa del nuovo decreto e non di salvare meno vite di prima.
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