31 Ottobre 2022
È successo ancora una volta, purtroppo. Non è la prima e temo che non sarà neppure l'ultima. Si sono purtroppo registrati duri scontri, alla Sapienza di Roma, tra i collettivi studenteschi e la polizia. Una vecchia vicenda, quasi un déjà vu. Un clima da anni 70 si direbbe. I collettivi studenteschi hanno provato a impedire un dibattito intorno a un libro, usando la solita retorica dell'antifascismo permanente: forse senza avvedersene, hanno usato metodi squadristi propri del fascismo paradossalmente invocando l'antifascismo.
Le idee si combattono con le idee, non certo impedendo con la violenza la loro espressione. Lo schema dell'antifascismo permanente in assenza di fascismo resta sempre il medesimo: si bolla come fascista il proprio avversario e poi, in nome dell'antifascismo, ci si sente titolati a utilizzare metodi squadristi contro di lui. Dalle camicie nere fasciste alle camicie fucsia antifasciste, quasi un capovolgimento dialettico hegeliano. La stupidità senza frontiere dell'antifascismo in assenza di fascismo appare ormai evidente: il sacrosanto antifascismo in presenza di fascismo alla Gramsci viene oltreggiato da questo risibile e vigliacco antifascismo in assenza di fascismo dei guerriglieri tinta arcobaleno. I quali usano l'antifascismo permanente come alibi: sono antifascisti in assenza di fascismo, per non dover essere anche capitalisti in presenza di capitalismo. E infatti il loro immaginario è totalmente saturato dal capitale, financo negli slogan che usano: "libera circolazione", il loro motto preferito, è lo stesso motto usato dagli ammiragli della finanza e dai plutocrati del capitale no border. Contro il capitale e la violenza economica neoliberale ovviamente i guerriglieri dell'arcobaleno non hanno nulla da dire, perché per loro il nemico è sempre l’eterno fascista in agguato negli scantinati della storia.
Di fronte alla violenza delle brigate fucsia la polizia ha a sua volta usato la violenza del manganello, caricando i collettivi studenteschi: criticabilissima la violenza degli uni come quella degli altri. Sbagliato l'uso del manganello, certo. Ma sbagliata anche la violenza delle brigate fucsia, che hanno pensato di poter impedire un dibattito libero: i collettivi studenteschi farebbero meglio a rileggere l'"Etica del discorso" di Jürgen Habermas e a confutare le idee che non condividono con le idee, non con la violenza. Anche perché oltretutto impedire all'avversario di esprimere le proprie idee significa riconoscere la sua vittoria e la sua superiorità.
di Diego Fusaro
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