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Il Canone Rai non sarà più nelle bollette elettriche dal 2023. Il sindacato dei giornalisti Rai insorge

È stato accolto dal governo un ordine del giorno presentato da Paxia (gruppo Misto). 22 milioni di italiani non avranno più i 90 euro in bolletta. Inutile la protesta del sindacato dei giornalisti Rai

14 Aprile 2022

canone rai

Il Canone Rai non sarà più presente nelle bollette elettriche a partire dal 2023. È questa la decisione presa tramite un ordine del giorno presentato da Maria Laura Paxia (Misto) al decreto energia approvato oggi alla Camera. Accettato dal Governo - rappresentato in Aula da Vannia Gava, Sottosegretaria per la Transizione ecologica - dapprima come raccomandazione, è stato poi accolto con riformulazione (senza dunque dover essere posto ai voti) prevedendo di "adottare misure normative dirette a scorporare dal 2023 il canone Rai". Proteste da parte del sindacato dei giornalisti Rai.

Via il canone Rai dalle bollette elettrice a partire dal 2023

Una decisione molto importante in quanto il canone Rai era stato inserito in bolletta a partire dal luglio 2016: il principio per il quale fu introdotto questo sistema era legato al fatto che il canone si potesse rateizzare e per contrastare l’evasione fiscaleL’importo del canone è pari a 90€ e viene addebitato per famiglia anagrafica, indipendentemente dal numero di televisori posseduti, suddividendolo in 10 rate mensili da gennaio ad ottobre. Ora cambierà tutto. Dal prossimo anno i 22 milioni di italiani che dichiarano di possedere almeno un televisore non avranno più i 90 euro in bolletta.

Maria Paxia parla di "seguito all’impegno che l’Italia aveva con l’Ue di scorporare il canone Rai" in quanto "onere improprio".

Via il canone dalle bollette elettrice, ma l'Usigrai non ci sta


L'Esecutivo dell'Usigrai esprime in una nota "forte preoccupazione per la decisione del Governo di non procedere, dal 2023, all'incasso del Canone Rai attraverso la bolletta della luce. Il Canone italiano, ricorda, è il più basso in Europa, così come il numero di giornalisti in organico, in proporzione alle ore di trasmissioni autoprodotte". A fine marzo, in un documento approvato all'unanimità dall'assemblea, i Cdr della Rai chiedevano che fosse garantita la certezza delle risorse disponibili ogni anno per il servizio pubblico radiotelevisivo, con la restituzione alla Rai dell'intera quota del Canone versato dai cittadini, il cosiddetto extra-gettito, in tutto 200 milioni all'anno, considerando anche il taglio strutturale del 5%, che spettano al Servizio Pubblico da anni.

L'Usigrai teme che scorporare il canone Rai dalle bollette potrebbe tradursi nell’evasione dell’imposta: "Se cosi fosse, ad essere in pericolo sarà il servizio pubblico, già negli anni gravato dal prelievo forzoso di 150 milioni (su cui pende un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica), un buco di bilancio – giova ricordarlo – che dovette essere ripianato collocando in borsa il 33% delle azioni Rai Way”. Il sindacato chiede allora "quali strumenti metterà in campo il Governo per la riscossione del Canone televisivo. Il decreto legge, in questo senso, è troppo vago. Non basta adeguarsi alle indicazioni della Commissione europea: bisogna individuare delle soluzioni che mettano al riparo il servizio pubblico radiotelevisivo". "La certezza delle risorse è garanzia della nostra autonomia e indipendenza: a questo deve, imprescindibilmente, seguire la riforma della Rai per liberarla dal controllo e dall’ingerenza dei partiti", conclude la nota.

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