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Omicidio Willy, Belleggia denuncia i testimoni dei Bianchi: "Dichiarazioni false"

Dei quattro è l'unico ad aver collaborato quasi da subito: il 10 giugno al via il processo

19 Maggio 2021

Omicidio Willy, Bellegia denuncia i testimoni dei Bianchi: "Dichiarazioni false"

Omicidio di Willy Monteiro Duarte. Francesco Belleggia, uno dei quattro giovani accusato dell’uccisione del giovane, si schiera contro i suoi ex compagni di brigata denunciando tre testimoni chiamati a favore dei fratelli Bianchi, per false dichiarazioni.

Omicidio Willy Monteiro, Belleggia denuncia i testimoni dei Bianchi: "Le loro dichiarazioni false"

I tre, che sicuramente sono legati a Marco e Gabriele Bianchi, si sono presentati spontaneamente per le deposizioni: per il legale di Belleggia e, quindi, anche per il suo assistito, mentirebbero sulla versione di quanto avvenuto per quella sera, proprio perché legati a doppio filo con i due bulli palestrati di Artena. Due sono, con loro, coimputati nel processo per estorsione, lesione e traffico di stupefacenti, il terzo sarebbe un loro abituale acquirente di cocaina. Per il legale di Belleggia  significativo che solo questi tre avrebbero visto il ragazzo da lui difeso colpire, con un calcio, il povero Willy. In particolare: il primo avrebbe sentito il rumore e visto il calcio sferrato da Belleggia, senza vederne l’impatto, il secondo ed il terzo avrebbero visto anche Pincarelli calciare il giovane inerme.

Omicidio Willy Monteiro: il processo parte il 10 giugno

La prima udienza in Corte D’Assise del processo per l’omicidio di Willy si terrà il 10 giugno, alla sbarra con l’accusa di omicidio volontario:  Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. Dichiarata inammissibile dal giudice la richiesta di rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena. Tutti quattro gli imputati sono ritenuti responsabili di aver massacrato di botte Willy, che era intervenuto durante una discussione, a difesa di un suo amico, prendendolo a calci e a pugni il 6 settembre del 2020. Percosse che gli ridussero in frantumi quasi tutti gli organi interni.

Omicidio Willy Monteiro: chi era il ragazzo ucciso

Il suo volto sorridente e gli occhi buoni sono rimasti nella mente di tutti, ed anche il suo coraggio nel contrapporsi a quattro energumeni più grossi di lui, per amicizia. Era una bravo ragazzo Willy, con i sogni e le passioni di un giovane della sua età. Giocava a calcio nel Paliano e sognava, prima o poi, di indossare la maglia della sua squadra del cuore, la Roma. Lavorava anche Willy, come cuoco, prima in un villaggio turistico in Calabria, poi, da poco, in un Albergo di Artena. Tornava dal lavoro anche quella sera maledetta in cui, sul suo cammino, ha incontrato persone sicuramente molto peggio di lui, gente abituata alla violenza, al sopruso, alla mancanza di rispetto verso il prossimo. Dopo una serata di lavoro lui, che non beveva e non fumava, era passato a prendere gli amici, perché era lui che guidava sempre. Come quella notte, il suo ultimo viaggio.

Marco e Gabriele Bianchi: i boss di Artena

Muscolosi e tatuati, gli sguardi da duri che tuttavia non denotano troppa intelligenza, le pose da pugili e culturisti, le belle auto, i rolex, i vestiti firmati e, poi, la droga, soprattutto cocaina, da “abusare” e da vendere per fare soldi. Era questo il mondo dei due fratelli esperti dell’arte marziale dell’MmaMarco 24 anni e Gabriele 26 li conoscevano tutti. Gente cattiva e prepotente che imponeva la propria legge con la forza, ragazzi cresciuti nel mito di “Gomorra” e dei soldi facili, il cui senso della vita si riassume nella frase scritta dallo stesso Gabriele sulla sua pagina Facebook: “Chi mena per primo mena due volte”.

I giovani di Artena e Colaferro, e probabilmente anche qualcun altro, questo lo sapevano, non era la prima volta che qualcuno se la vedeva brutta a causa loro.

Mario Pincarelli e Francesco Belleggia: gli altri due della banda

Tatuaggi, sguardo da duro, cattive abitudini e predisposizione ad alzare le mani anche per il terzo del gruppo: Mario Pincarelli, 22 anni all’epoca dei fatti. Quello difeso a spada tratta dal padre, che dopo il loro arresto descrisse così il figlio ed i suoi compagni: “È  in carcere perché ha aiutato gli amici. I Bianchi sono bravi ragazzi, mi chiamano zio”.

Così bravo, tuttavia, il suo “figliolo” non lo era, visto che su di lui pendeva già una denuncia: ha aggredito con due pugni sul volto un vigile che gli chiedeva di mettere la mascherina.

Infine Francesco Belleggia: l’anello debole del gruppo, quello che quasi subito ha parlato accusando gli altri ed escludendo sé stesso. I suoi ex amici, invece, puntano il dito contro di lui. Per ora l’accusa è la medesima, quella di omicidio volontario: sarà il procedimento giudiziario a sancire una verità, per lo meno quella processuale. 23 anni,  fidanzato da sei con una coetanea di Velletri, amante dei cavalli e del karate, amico in particolare di Pincarelli, è l’unico sino ad ora ad avere collaborato.

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