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PERSONE ANORMALI - Episodio 40 - Il ragazzo dal cuore di Tango

19 Dicembre 2025

PERSONE ANORMALI - Episodio 40 - Il ragazzo dal cuore di Tango

Sul treno la luce è invece fredda e lievemente accecante; Lui pensa che nonostante l'inverno avrebbe fatto meglio a portarsi dietro degli occhiali da sole, anche perché l'indomani è previsto un inopportuno bel tempo. La orribile notizia dell'incidente di suo zio, la piccola messinscena di Lei, il piccolo grande oblìo nel suo letto, la piccola cena insieme, anche un po' di Primitivo di Manduria, tutto contribuisce a prostrarlo in una condizione di nuvola mentale, come se interpretasse un film di Rohmer invece che di Howard Hawks, seguendo un copione scritto totalmente da altri e non da Lui. Gli duole anche un po' il capo, ed ha mangiato con troppa foga le cose buone che Lei aveva preparato, forse per fame post-sesso, forse per altri motivi a Lui sostanzialmente ignoti.

Lui si è seduto in un posto qualsiasi, il vagone ha pochi passeggeri, ma più di quanti se ne sarebbe aspettati, visto che è probabilmente uno degli ultimi treni per Bologna, se non l'ultimo. Una bella ragazza era seduta a pochi posti di distanza, ma inconsciamente vista la scarsa affluenza non gli è sembrato il caso di sembrare quello che voleva sedersi vicino, loscamente. Lui guarda un po' fuori dal finestrino, il treno si mette in moto, Lui guarda distrattamente un po' il telefono, poi scrive a Lei che è salito sul treno; Lei risponde quasi subito con un

Chiamami quando vuoi se vuoi

Lui pensa a quanto sia gentile questo messaggio e si toglie il Parka e la sciarpa; il treno è ben riscaldato, poi si rimette il telefono in tasca. Non ha bagaglio; oltre al dentifricio ed allo spazzolino ha anche con sé nella tasca grande del Parka un libro che sta leggendo: la biografia di Dante di Alessandro Barbero. Non sa perché non lo sta convincendo granché, nonostante anche Lui sia un fan del famoserrimo professore. Forse perché conoscendo già un po' il finale, manco fosse un giallo, si sente meno stimolato a leggere, ma ovviamente si dice da solo che è una sciocchezza. Lo legge perciò svogliatamente. Lo chiude e lo riapre, inframezzando pensieri su di sé, su di Lei, sulla famiglia sua ed anche di Lei, pensando che non conosce in effetti nessuno di loro, anche se sa dov'è il ristorante della sorella, ma non ci è mai entrato, per puro caso. Il ristorante è noto per essere un buon ristorante non troppo caro, non troppo elegante, ma accogliente, con un buon rapporto qualità-prezzo. Pensa che in effetti potrebbero andarci a mangiare, se Lei non avesse niente in contrario, ma non ne hanno mai parlato. Anche se spesso Lei parla della sua famiglia, chiedendogli di quella di Lui, e ottenendo troppe poche risposte che Lui prima o poi dovrà anche dare, se non altro per educazione. Niente da nascondere: solo cose mediamente banali, a parte altre viceversa imbarazzanti, da nascondere, forse. Ad una stazione di fermata che viene annunciata dall'altoparlante a cui Lui non fa caso, né ne vede il cartello dai binari, Lui poi sente un frastuono provenire dalle aperture delle porte. Un vociare intenso, abbastanza gravido di accenti. Evidentemente è una discussione tra due persone, abbastanza animata, e per istinto Lui si sporge stancamente a guardare, anche se non veramente interessato. In quel momento non ha voglia di pensare a niente, neanche a suo zio, neanche ai suoi casini, neanche a Gisella, che pure è come un pensiero-rifugio, ma che in quel momento gli pare come ingiusto accostare a cose urticanti a cui pensare. Dà un'altra occhiata al telefono, scorre distrattamente Instagram, poi lo rimette in tasca. L'aperto litigio tra due persone, di cui una quasi urlante, si protrae abbastanza a lungo e gli impedisce di riprendere la lettura; ci riprova, ma la discussione è montante a toni molto accesi. Lui pensa che la cosa sia molto fastidiosa. Anche perché essendo non troppo coinvolto dal libro di Barbero nonostante la prosa gradevole ed il tema a Lui caro aveva anche quasi quasi pensato di dormirsela una mezz'ora. Quando una voce di donna si intromette quasi con un grido di allarme Lui si sporge nuovamente dal suo posto in direzione della lite, sbuffa e d'istinto decide di alzarsi per vedere che cosa succede. Un probabile controllore ed un giovane di colore di età indefinita e molto ben vestito stanno improvvisamente venendo alle mani mentre altre due persone tra cui una donna di mezza età sono coinvolte nel tafferuglio forse per provare a fermarli forse perché stavano salendo o scendendo. La signora sta in qualche modo già strillando. Proprio mentre Lui si sta appropinquando alle uscite del vagone la donna inciampa e finisce carambolando per terra: maledicendo Iddio Lui si deve muovere per intervenire; anche perché è a pochi passi e un ragazzotto anche lui coinvolto è praticamente inerte, anche se cerca di fare qualcosa tentando di deviare tentativi di pugni più scomposti dell'aggressore. L'immigrato colorato ed il controllore si stanno acremente menando, male e scompostamente, mentre i pochi altri passeggeri del vagone proprio non si vedono. Lui non ha lasciato il libro di Barbero sul sedile per istintivo timore di poi non ritrovarlo; prova a ficcarsi il libro nella tasca laterale della giacca in Tweed, ma la tasca è troppo stretta, e automaticamente se lo tiene in mano mentre rapidamente si avvicina alla rissa sempre più scomposta a rumorosa, non eccessivamente violenta ma brutta. Adesso volano manate e colpi dati male e il negro è più forte e incazzato ma il presunto controllore non demorde e digrigna la faccia come una bestia all'angolo. Il colorato comincia ad assestare i pugni con precisione maggiore. L'altro ragazzo in mezzo visibilmente turbato si discosta: Lui decide al volo di tentare di rimettere in piedi almeno la signora di mezza età che emette suoni altrettanto scomposti. E di colpo dal nulla Lui viene afferrato al braccio dal negro che senza alcun senso apparente lo abbranca rapace e di fatto lo scaraventa fuori dal vagone a porte spalancate con una leva eccessiva dovuta ad una forza fisica non possente ma molto decisa: Lui fa in tempo a rimanere attaccato all'aggressore con tutta la mano destra a presa reciproca sull'avambraccio di costui e vede l'odio nei suoi occhi e prima di precipitare entrambi rotolando sul marciapiede del binario Lui si domanda se questa cosa stia succedendo davvero. Senza pensare nulla entrambi piombano piatti sul marciapiede: Lui assorbe il colpo pesante della caduta sulla schiena ma è caduto fortunosamente in posizione sopraelevata e sferra un colpo netto al profilo dell'uomo con la mano che gli è rimasta libera che ha ancora in pugno il libro di Barbero che è brossurato e che entra dentro l'orecchio del negro quasi a perpendicolo con una posizione anomala. L'uomo caccia un urlo osceno e fuoriesce un diagonale spruzzo di sangue dovuto probabilmente ad un taglio ma al primo colpo Lui non riesce a fermarsi e ne infligge un secondo e un terzo nel medesimo punto anche se l'uomo ha opposto un braccio solo per difendersi una parte della faccia in maniera totalmente scoordinata.
Poi Lui si ferma e ferma l'attacco sulla testa dell'africano. È un senso di trionfo per aver sopraffatto questo demente feroce che lo aveva guardato con un odio insensato e con un gesto di sfida o forse di disperazione: un senso trionfale che ora sopraffà anche Lui, come una magnifica dopamina appena iniettata. Lui pensa improvvisamente che costui sia vestito troppo bene per essere un disperato drogato o quant'altro e che tutta questa cosa sia assurda. Lo sconfitto oppone ora una resistenza minima e il tempo al rallentatore concede la facoltà agli astanti di restare quasi inorriditi, mentre Lui ancora si beve la ebrezza della vittoria fisica su un opponente steso sotto. È una sensazione bellissima. Ma dura poco perché qualcuno lo strappa via dalla posizione superna mentre ha ancora il libro in mano, col sangue sopra. Il ragazzo di colore si muove e impreca, ma sanguina dalla zona auricolare. Lui guarda il suo libro su Dante deformato dalle botte e pensa improvvisamente a come restaurarlo per poter continuare a leggerlo, quando probabilmente sarà al Commissariato di Polizia in attesa di giustificare l'accaduto. Questo pensa subito, ancora semiseduto sul marciapiede e quasi trascinato via da braccia invisibili.
Nonostante il rumore generico da stazione intermedia per diversi attimi si crea come un silenzio quasi di atterrimento.

Lui si rialza in piedi impedendo a chi lo aveva strattonato di mantenerlo in qualsivoglia posizione. Guarda sul marciapiede il suo aggressore ancora sdraiato per terra con le braccia sulla testa. Vorrebbe forse colpirlo ancora ma si rende conto che sarebbe sbagliato e soprattutto si stupisce di essere lui quello in piedi. La serata è bellissima con una aria di montagna bella pulita, anche se sono in pianura. Lui ha la mano e il libro di Barbero sporco di sangue e controlla che il telefono non gli sia caduto di tasca. Le persone intorno lo guardano quasi come se fosse Lui il colpevole. Lui guarda gli astanti con una quota di disappunto che rasenta la ostilità manifesta. Anche la signora che Lui aveva cercato di aiutare gli sembra che lo guardi storto. Lui si infila la mano nella tasca e chiama immediatamente i Carabinieri.
Il suo aggressore sconfitto resta a terra. Lui non prova neanche un minimale accenno di compassione, piuttosto un odio sordo per essere stato costretto assurdamente ad una rissa surreale, per chissà quale a Lui sconosciuto motivo. E vorrebbe anche dire agli astanti qualcosa come "vi ho dovuto pulire il culo io, che non vi conosco né vi devo nulla". Ma c'è poco da dire. L'unico a ringraziarlo quasi è il controllore, che gli chiede se sta bene.

E lei sta bene?

Risponde Lui distrattamente.

Di Lapo Mazza Fontana

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