11 Dicembre 2025
..Para algunos, la vida es galopar por un camino empedrado de horas minutos y segundos
Yo, más humilde soy y solo quiero que la ola que surge del último suspiro de un segundo me transporte mecido hasta el siguiente…
Ci sono band che suonano forte… e poi ci sono gli Extremoduro, che non si limitano a farti vibrare le ossa: ti entrano dentro, ti travolgono e ti trasformano. La loro musica è un’esplosione di emozioni, un universo di poesia brutale e bellezza sfacciata che ha incendiato la Spagna dagli anni ’90 in poi.
Mi ricordo di quando approdai in terra Spagnola ancora adolescente con gli occhi pieni di luce e tanta voglia di vita nuova in corpo, e mi capitò di sentire delle note di ‘So Payaso’ degli Extremoduro, questa fantomatica band rock punk degli anni 70, a detta di tutti un vero must spagnolo.
Rammento che quei giorni vivevo la mia ‘nuova ritrovata’ fanciullezza con Alvaro, il mio storico amico catalano nonchè mio ponte felice con la terra iberica.
"Sentili, sono pazzeschi’’- fu così che conobbi il sound esplosivo e unico delle melodie rock poetico della band. Ma il bello è che in quel momento ci ho rivisto tutta una vita, la passione e l’ardore, la ribellione, il senso di giustizia, una vera e propria colonna sonora di momenti senza tempo.
Impossibile non innamorarsi di quei suoni.
Gli Extremoduro sono state una delle band più influenti e amate nella storia del rock spagnolo. Formati a Plasencia nel 1987 dal cantante e poeta Robe Iniesta, hanno rivoluzionato la scena musicale iberica mescolando rock urbano, punk, poesia cruda, psichedelia e una sensibilità lirica unica nel panorama rock.
Sono noti anche per i loro concerti potentissimi, per la loro attitudine ribelle e per aver ispirato generazioni di musicisti e fan. Dopo anni di attività altalenante, la band si è sciolta definitivamente nel 2019, lasciando però un’eredità che resta vivissima.
Volare con la musica
Ci sono canzoni che ti passano in testa, e poi ci sono quelle che trapassano ogni atomo del corpo, indicandoti parti di te che non credevi neanche esistessero, raccontandoti chi sei in maniera così precisa, così autentica.
Ecco, le musiche degli Extremoduro rappresentano la seconda categoria: proprio quelle che ascolteresti in loop senza fine.
“Se le nota en la voz, por dentro es de colores’’- canticchiavo tra me e me mi son lasciata trasportare dalla veridicità e dalla potenza di quei versi, mai scontati.
Avete presente quelle poesie metropolitane trovate sui muri a caso delle città che sembrano essere dirette proprio a voi? Per me i testi degli Extremoduro sono sempre stati quel momento mio, quel luogo magico ed introspettivo che sapeva farmi volare.
Ascoltare gli Extremoduro significa infatti tuffarsi in un mare di riff taglienti, assoli vertiginosi e parole che si rivelano scritte con il sangue e l’anima.
La loro musica non chiede permesso, non si scusa, non scende a compromessi. È una scossa elettrica per chiunque cerchi autenticità. È il grido di chi vuole libertà. È la carezza ruvida di una verità che brucia.
Album come Agila e La Ley Innata sono monumenti sonori: viaggiano dalla furia più selvaggia alla delicatezza più pura, dimostrando che gli Extremoduro non erano solo una band… erano una forza della natura.
E il bello è che, anche dopo lo scioglimento, la loro energia non si è mai spenta. Le loro canzoni continuano a risuonare nei bar, nelle piazze, nelle cuffie di milioni di fan: un’eredità viva, pulsante, eterna.
Gli Extremoduro non si ascoltano soltanto. Si vivono. Si sentono sulla pelle. Si urlano a squarciagola. Sono l’incarnazione del rock in tutta la sua potenza emotiva.
Giusto ieri (10 dicembre) la Spagna ha pianto la morte del mitico Robe Iniesta, leader fondatore ed anima del gruppo: inutile dire che sia stato un grande lutto per il mondo della musica e dell’arte.
Robe Iniesta non è stato solo un cantante: è stato un poeta maledetto, un alchimista delle emozioni che trasforma la vita—quella vera, sporca, intensa— in versi indimenticabili. Ogni brano sembra urlare: “Senti! Vivi! Soffri! Ama!”
Ma sapete una cosa di cui sono assolutamente convinta — al pari dell’inevitabile fine della vita? È che dalla grande e nobile musica non ci si separi mai davvero. Che la poesia resta eternamente viva, oggi, domani e per sempre. Perché quella è la vera magia dell’atto creativo.
Quello con la C maiuscola.
«Vivir a la deriva, sentir que todo marcha bien, volar siempre hacia arriba y pensar que no puedo perder».
Volar, volar.

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