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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Non è il tempo che ci manca, è la relazione che si ha con lui

Il diritto del tempo libero dovrebbe superare di gran lunga il dover ritagliare momenti dedicati al vivere, cosa assai rara nel mondo odierno

06 Ottobre 2025

Non è il tempo che ci manca, è la relazione che si ha con lui

Gli antichi greci conoscevano qualcosa che noi abbiamo dimenticato: esistono due tipi di TEMPO completamente differenti.

Chronos era definito il tempo quantitativo e misurabile, quello dell’orologio, delle scadenze, della produttività; Kairos invece rappresentava il tempo qualitativo, quello consapevole e degno di significato, di senso.

Viviamo ossessionati da Chronos e siamo diventati ossessionati di Kairos.

Abbiamo iniziato a perdere Kairos incastrandoci negli impegni, ottimizzando ogni evento, vivendo una sorta di "società dell’accelerazione’’, dove ogni momento deve essere produttivo.

Il risultato è una forma di "povertà temporale" in mezzo all’abbondanza di tempo libero.

Abbiamo molto più occasioni di prima, ma meno capacità di viverle.

Non siamo più protagonisti ma passanti del nostro tempo, e viviamo come se il valore della vita stessa fosse proporzionale alle cose che facciamo o concludiamo.

Eppure Chronos ti rende più efficiente, non più felice.

Kairos invece ci riporta  al presente, al fatto che ci sia un cambiamento dentro, non fuori.

Di questo concetto trattano molte neuroscienze: il tempo non è oggettivo. Il tempo di Kairos ha un’intensità tale da scolpirsi nella memoria. Sono attimi che danno un senso al nostro esistere.

Non è solo un concetto mistico del ‘sii consapevole e presente’, ma proprio del disperdersi, scomparire, dissolversi nel momento.

Nello Zen il tempo qualitativo accade quando cessa l’auto-osservazione, quando non si è più spettatore della propria vita ma protagonista che compie, che attua, che crea.

Perché l’ego ama Chronos. Chronos si pianifica, si misura, si vince. Kairos no.

La parte più profonda di noi sa che è un tempo ritrovato.

Torniamo al corpo, non all’orologio. Dedichiamoci un gesto d’amore per una volta: tacciamo la mente, riappropriamoci del tempo di qualità, scardiniamo calendari, impariamo a rallentare senza addossarci di sensi di colpa. 

Lo dobbiamo alla qualità del vivere anteposta alla quantità.

E chi meglio degli antichi Greci conosceva la giusta misura del vivere in equilibrio.

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