30 Settembre 2025
E’ sulle note del pianoforte di Ludovico Einaudi che domenica sera, a Palazzo Brera, è andata in scena la sfilata della collezione Giorgio Armani donna primavera/estate 2026. Un evento unico, in chiusura della settimana della moda milanese, che è stato l’occasione per ricordare lo stilista, a quasi un mese dalla sua scomparsa.
La collezione SS26 è l’ultima alla quale il re della moda abbia lavorato, e che avrebbe rappresentato per lui l’apice della celebrazione del cinquantesimo anniversario dalla fondazione dell’azienda, iniziata ad agosto con il lancio di ARMANI/Archivio e con l'apertura della mostra Giorgio Armani: Milano, per amore alla Pinacoteca di Brera il 24 settembre, dove 133 creazioni d’archivio sono state esposte tra le opere d’arte italiana, offrendo uno sguardo sull’evoluzione del lavoro di Giorgio Armani con riflessi sul mondo del cinema, dell’arte stessa, manifestando il forte impatto che il suo lavoro ha avuto sulla società contemporanea.
Cinquant’anni di carriera sembrano quasi inimmaginabili, eppure Giorgio Armani di strada ne ha fatta da quel paesino, Rivalta, nelle campagne piacentine. Un viaggio inizialmente senza meta che ha incrociato la strada della Moda, che lui è riuscito a fare propria facendola diventare la sua vita. Un viaggio che si è tramutato nel racconto, attraverso le sue creazioni, i suoi abiti, il suo stile, dell’evolvere del tempo, della società, degli usi e dei costumi di una città intera, Milano, dell’Italia e poi del mondo. Un viaggio che si è fatto ricerca instancabile del dettaglio giusto, della perfezione e del rigore. Non quelli austeri, ma quelli morbidi, leggeri, che solo i suoi abiti hanno saputo rappresentare appieno.
La collezione SS26 racconta proprio questo. Un mondo fatto di passione, sacrificio e amore per una moda che è diventata arte, che si è trasformata in manifesto del made in Italy nel mondo e del “saper fare” bene. Del nulla lasciato al caso.
A Palazzo Brera gli abiti sembravano quasi danzare sulle note di “Nuvole Bianche” di Ludovico Einaudi. Ogni creazione era quasi volesse raccontare un momento specifico passato con Giorgio Armani, ognuno con la stessa importanza e il suo significato. Attimi di verità nascosta, quella che ha portato a creare ogni singolo abito, celati dietro il luccichio, la pregevole fattura, la bellezza di uno spettacolo visivo più unico che raro.
Credits: Ryan McGinley Studios
Una notte sotto le luci di Milano, la città che da sempre è il cuore pulsante della moda, ha celebrato Giorgio Armani, volto di un’eleganza senza tempo e artefice di una rivoluzione gentile che ha trasformato il modo di vestire il mondo. La passerella si è trasformata in un cielo stellato, popolato da stelle che hanno scelto di rendere omaggio al Maestro, testimoniando il legame profondo tra la moda e il cinema, tra lo stile e l’arte.
Tra i 700 ospiti presenti, Hollywood ha risposto in massa, omaggiando chi, attraverso la sartoria, ha saputo servire e celebrare l’arte in tutte le sue forme. Cate Blanchett, Glenn Close, Richard Gere con Alejandra Silva, Samuel L. Jackson con LaTanya Richardson, Spike Lee con Tonya Lewis Lee: ognuno portava con sé la storia di un incontro tra creatività e visione estetica, ricordi di set, red carpet e icone immortali.
Credits: German Larkin
Il cinema italiano e le istituzioni hanno condiviso lo stesso spazio, con Laura Mattarella, Liliana Segre, Toni Servillo, Margherita Buy, Giuseppe Tornatore, Marco Bellocchio, Kasia Smutniak, Valeria Golino e Paola Cortellesi, a testimoniare l’impatto culturale di Armani. Volti internazionali come Nathalie Emmanuel, Miguel Ángel Silvestre e Bianca Balti, insieme a stelle dello sport come Roberto Bolle e Federica Pellegrini con il marito Matteo Giunta, hanno completato un mosaico di eccellenza e talento.
Credits: German Larkin
Non mancavano figure del giornalismo e della televisione, come Lilli Gruber con Jacques Charmelot e Myrta Merlino con Marco Tardelli, né i grandi nomi della moda internazionale, amici e rivali, da Santo e Francesca Versace a Dries Van Noten, Paul Smith e i Caten brothers, tutti riuniti per celebrare un’icona che ha fatto della propria vita un’arte dedicata alla bellezza, al rigore e alla libertà.
La sfilata della collezione Giorgio Armani SS26 ha incarnato uno dei passaggi di testimone più raffinati ed emozionanti immaginabili. Nella suggestiva cornice di Palazzo Brera, a muoversi sulla passerella non erano soltanto modelle e modelli che indossavano gli abiti creati da Armani, ma era l’intera essenza di uno stile, di un’idea di moda che trascende il tempo e lo spazio. Ogni capo, ogni tessuto, ogni dettaglio raccontava non solo l’eleganza della forma, ma anche il significato profondo di cosa significhi essere donna e uomo oggi, nel mondo di Armani.
Mentre gli abiti facevano capolino sotto il porticato del maestoso palazzo, la passerella sembrava un racconto dei cinquant’anni di lavoro dello stilista: un viaggio che ricordava a tutti come il suo spirito e la sua visione continuino a vivere con forza straordinaria, non solo attraverso le collezioni, ma anche attraverso le persone che hanno condiviso il suo percorso. Ogni sguardo, ogni passo, ogni tessuto sembrava celebrare un lascito prezioso, l’impronta di un’arte sartoriale che ha trasformato la Giorgio Armani S.p.A. in un modello di eccellenza globale, in una casa in cui trovare ispirazione, dedizione e passione, e per la quale molti hanno scelto di dare il meglio di sé.
Quella passerella non era solo una sfilata: era un atto di memoria e di futuro insieme, un omaggio alla continuità, alla precisione e alla bellezza intramontabile di un uomo che ha reso il pragmatismo arte e l’eleganza un linguaggio universale.
Credits: Ryan McGinley Studios
Un linguaggio che trova la sua perfetta continuità nelle figure di Silvana Armani, nipote dello stilista, e di Leo Dell’Orco, compagno di vita e collaboratore fedele per oltre quarant’anni. In loro si riflette la dedizione, la lealtà e la passione che Giorgio Armani ha saputo trasmettere, non solo alla moda, ma a chi gli è stato accanto, insegnando che il vero valore si misura nella qualità dei legami e nella sincerità dei rapporti.
Se c’è una lezione che il maestro ci ha consegnato, oltre alla moda stessa, è quella di circondarsi di persone autentiche, capaci di condividere un viaggio che si chiama amicizia, che si chiama famiglia, che si chiama vita. Persone con le quali costruire, passo dopo passo, una storia comune, fatta di impegno, fiducia e rispetto reciproco, un patrimonio invisibile quanto prezioso.
Non sorprende, quindi, che siano stati proprio loro a chiudere la sfilata, mentre l’ultimo capo, scintillante e solenne, portava al centro l’effigie di Giorgio Armani, un faro di luce che ha illuminato la sala come una stella. In quel momento, tra applausi e commozione, l’intero evento ha trovato la sua cifra emotiva più alta, suggellando la continuità di un’eredità che trascende il tempo.
In quell’attimo sospeso, l’abito finale sembrava parlare al mondo, pronunciando con intensità e sentimento le parole che Armani stesso avrebbe voluto trasmettere: per Milano, per l’Italia, per il mondo, io ci sono. Per Amore.
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