24 Giugno 2025
In Corea del Sud, dove il tasso di suicidi è tra i più alti al mondo industrializzato — con una media di 39 casi al giorno secondo i dati OCSE — sono nati programmi insoliti per affrontare il problema. Una delle iniziative più discusse prevede che le persone “vivano” in prima persona il proprio funerale, scrivendo lettere di addio e rinchiudendosi simbolicamente in una bara.
Alcuni studi hanno individuato una possibile connessione tra l’alto numero di suicidi e lo stress da lavoro, molto diffuso nel paese. Per cercare di contrastare questa tendenza, alcune aziende sudcoreane hanno aderito a esperienze pensate per far riflettere i lavoratori sul valore della propria esistenza.
Stephen Evans, giornalista della BBC, ha raccontato una di queste cerimonie. In un’ampia sala a Seul, i dipendenti di un’azienda si sono ritrovati per partecipare al rito. Seduti a dei banchi, hanno scritto lettere d’addio rivolte ai loro cari. L’atmosfera si è fatta intensa e carica di emozione, con momenti di pianto e commozione. Poi sono stati proiettati video toccanti: uno mostrava un malato terminale che viveva con intensità i suoi ultimi giorni, un altro raccontava la storia di un uomo nato senza arti che aveva imparato a nuotare.
Successivamente, ogni partecipante è entrato in una bara sistemata accanto alla propria postazione, stringendo una propria foto legata con un nastro. Le bare sono state chiuse da un uomo in abiti neri, simbolo della “Morte”. Al buio per mezz’ora, i partecipanti erano invitati a riflettere sul significato della morte — e, di conseguenza, della vita.
Un funerale per ritrovarsi
Jeong Yong-mun, uno degli organizzatori, ha spiegato che il rituale è pensato per spingere le persone ad affrontare i propri problemi, accettandoli come parte della vita. Evans ha sottolineato che non è semplice sapere cosa pensino davvero i lavoratori di queste iniziative, data la cultura aziendale sudcoreana che scoraggia critiche aperte. Tuttavia, alcuni partecipanti hanno condiviso impressioni positive: «Dopo questa esperienza, ho capito che voglio cambiare il mio modo di vivere», ha detto uno. Un altro ha aggiunto: «Ho riflettuto sui miei errori. Voglio impegnarmi di più nel mio lavoro e dedicare più tempo alla mia famiglia».
In Corea del Sud, anche altre pratiche aziendali sono piuttosto insolite per gli standard occidentali. In alcune aziende si comincia la giornata con esercizi fisici o con “sessioni di risata”: i dipendenti devono ridere forzatamente per alcuni minuti. «All’inizio mi sentivo a disagio, non capivo come potesse essere utile», ha raccontato una donna. «Ma poi guardi i colleghi e finisci per ridere davvero insieme a loro».
Nel tentativo di ridurre lo stress sul lavoro, anche l’amministrazione di Seul ha cercato di introdurre misure di alleggerimento: nel 2024 è stata proposta una pausa obbligatoria di un’ora durante la giornata. Tuttavia, il tempo andava recuperato entrando prima o uscendo più tardi dal lavoro.
Nonostante le forti critiche, questo esperimento pare aver dato i suoi frutti positivi: la gente sembra mediamente più predisposta a riscoprire la preziosità della vita.
E noi, siamo sicuri di dover aver bisogno di un esperimento così eccessivo per accettare e coltivare la vita ogni singolo giorno come se fosse l'ultimo?
Ai posteri l'ardua sentenza.
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