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Aurora boreale: fra mito e realtà

Il 2025 è l'anno prescelto per assistere al fenomeno dell'aurora boreale, da sempre fonte di ispirazione per miti e leggende millenarie

07 Marzo 2025

Aurora boreale, Tromsø

L'aurora boreale, quel fenomeno celeste che dipinge il cielo notturno con sfumature danzanti di verde, rosso e viola, raggiungerà il suo picco di attività nel 2025. Questo incremento di intensità è strettamente legato al ciclo solare, un periodo di circa 11 anni durante il quale l'attività del Sole varia, influenzando direttamente la frequenza e la vivacità delle aurore. Attualmente, il Sole si sta avvicinando al suo massimo solare, previsto per luglio 2025, rendendo i prossimi anni particolarmente favorevoli per l'osservazione di questo spettacolo naturale.

Le aurore boreali si verificano quando particelle cariche provenienti dal Sole interagiscono con la magnetosfera terrestre, causando emissioni luminose nell'atmosfera superiore. Durante il massimo solare, l'aumento delle macchie solari e delle tempeste solari intensifica questo fenomeno, rendendo le aurore più frequenti e visibili anche a latitudini più basse.

Per chi desidera assistere a questo evento nel 2025, i mesi da settembre a marzo offrono le condizioni migliori, con notti lunghe e cieli scuri. In particolare, i periodi attorno agli equinozi di marzo e settembre sono noti per una maggiore attività geomagnetica, aumentando le probabilità di avvistamenti molto affascinanti.

Leggende sull’aurora boreale

Esistono tantissime leggende e storie dietro al fenomeno naturalistico dell’aurora boreale.

Nella mitologia norrena, l'aurora boreale era considerata un riflesso dell'armatura delle Valchirie, le guerriere divine di Odino. Si diceva che quando cavalcavano nei cieli per raccogliere le anime dei guerrieri caduti e portarle nel Valhalla, le loro armature scintillanti illuminavano il cielo notturno.

Per il popolo Sami della Lapponia, l'aurora boreale era vista come la manifestazione di spiriti ancestrali. Secondo la tradizione, non si doveva fischiare o fare rumori sotto le luci danzanti, perché gli spiriti potevano sentirsi provocati e portare sfortuna.

Una leggenda finlandese racconta che l'aurora boreale è causata da una volpe magica che corre nei cieli innevati. Mentre la volpe colpisce la neve con la sua coda, le scintille volano in alto e illuminano il cielo con luci danzanti. Da qui deriva il termine finlandese per aurora boreale: Revontulet, che significa "fuochi della volpe".

Gli Inuit del Canada credevano che l'aurora fosse causata dagli spiriti degli animali, in particolare dalle balene e dalle foche, che ballavano nel cielo. Per loro, le luci erano un segno di buon auspicio per la caccia e la pesca.

Durante il Medioevo, in Europa, l'aurora boreale era spesso vista come un presagio di guerra o di calamità. Si racconta che prima della battaglia di Hastings nel 1066, un'aurora rossa fosse apparsa nei cieli dell'Inghilterra, interpretata come un segno di sventura.

Molte tribù indigene del Nord America, come i Cree, credevano che l'aurora fosse una manifestazione delle anime dei defunti che cercavano di comunicare con i vivi. Per questo motivo, guardare troppo a lungo le luci o interagire con loro era considerato pericoloso.

Un’altra versione vuole che, sempre secondo la tradizione Cree, l’aurora boreale è lo spirito dei bambini mai nati, che giocano e danzano nei cieli notturni. Questi bambini non hanno avuto la possibilità di nascere nel mondo terreno, ma le loro anime non sono perse; invece, vivono in un regno speciale, dove sono felici e liberi.

Si dice che le luci danzanti dell’aurora siano il riflesso dei loro giochi: corrono, ridono e si inseguono nel cielo, illuminando la notte con i loro movimenti gioiosi. I Cree credono che queste anime pure non siano tristi per non essere nate, ma piuttosto che celebrino la loro esistenza in un’altra dimensione, lontano dal dolore e dalle difficoltà della vita terrena.

Secondo la leggenda, le madri che hanno perso un bambino in gravidanza o alla nascita possono guardare l’aurora boreale e sentirne la presenza. Il bagliore danzante nel cielo è visto come un segno d’amore e di connessione tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti. In alcuni racconti, si dice che, se una madre parla dolcemente all’aurora, i bambini rispondano con movimenti più vivaci, come per far sapere di essere felici e al sicuro.

Quest’ultima è una storia di speranza e conforto, che offre un modo dolce e poetico di spiegare la perdita, trasformandola in qualcosa di vivace e luminoso.

Nonostante gli antichi miti che spesso la dipingevano come un presagio inquietante e allarmante, l’aurora boreale continua a incantare miliardi di persone, ricordandoci quanto la natura sia immensa, misteriosa e capace di regalarci spettacoli che sfidano ogni spiegazione razionale.

D’altra parte, come diceva anche Shakespeare in “The Hamlet”,  "Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quanto ne sogni la tua filosofia".  

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