28 Marzo 2023
La televisione ha ancora un peso? Nella costruzione dei personaggi, anche truffaldini come il sindacalista Soumahoro sì, nello sputtanamento che ne consegue pure, nella sua carica moralista no per la semplice ragione che la televisione, immorale di suo, di immoralità si pasce.
Anzi, la sua presenza, simile all'elefante in cristalleria, finisce per sortire l'effetto contrario, di fatto legittima il peggio, lo normalizza. Cosa è seguito allo scoop di Striscia la Notizia sul bar dell'Agenzia delle Entrate? Ed era, potenzialmente, uno scoop sul serio, una faccenda devastante: il bar della sede centrale dell'Agenzia governativa che si incarica di verificare i doveri tributari dei cittadini, spesso con metodi malavitosi, non emette scontrini.
In sostanza lavora in nero. Il bar dell'Agenzia delle Entrate è abusivo. Lo sanno? Certo che lo sanno. Chi lo ha consentito? Questo ufficialmente non si sa, la televisione non si addentra nelle vergogne che dimostra, le basta scoprirle. Quelli che ogni giorno da mattina a sera a migliaia ci passano, per un caffè, per una colazione, uno spuntino, un pettegolezzo, lo sanno?
Anche loro lo sanno, anzi sono dipendenti dell'Agenzia delle Entrate, ma nessuno protesta – si presume, nessuno batte ciglio, anzi ne fanno una questione di rango sociale: noi siamo gli eletti, abbiamo il posto pubblico e ci spetta sottrarci alle piccole e grandi angherie che, da burocrati, infliggiamo agli altri, siamo canagliette orgogliose di esserlo.
Un puttanaio epocale, ma non basta. Perché, una volta scoperto, il barista che fa? Insegue il povero Jimmi Ghione, il mascellone, minacciandolo: “Ti faccio fuori a coltellate”. E gli si fionda addosso e lo debbono tenere. Quindi, oltre all'evasione, ci sono le minacce e, in caso, il tentato omicidio.
Roba da far venir giù il sistema, uno scandalo davvero epocale. Invece la faccenda viene presa con una sorta di sconcia allegria generale, nel mondo politico tutti se ne fottono, la presidente del Consiglio ha altro da fare, la sinistra tassatora se la fa con le ONG che evadono per natura, la destra moralista cerca di carpire il diem, sapendo che difficilmente durerà, con tutto ciò che ne consegue anche in termini di corruttele.
Nessuno si muove e meno di tutti la magistratura. Una settimana dopo il Mascellone torna e non lo fanno entrare: altro reato. Però riesce a capire che, al di là del vetro, il barista con intenti omicidi qualche scontrino ha cominciato a farlo. Così, giusto il tempo che finisca questa rottura di coglioni.
A questo punto la missione è compiuta. La televisione difficilmente insiste, tanto più che è di uno in politica a vita con le dovute connessioni, anche imprevedibili, tra i poteri: se, per dirne una, c'è bisogno di sostituire il vertice all'Agenzia, e Berlusconi vuol dire la sua, che fa: si mette a fare la forca alla stessa istituzione?
Ma no, giusto un servizio, ad uso pubblicitario e, magari, come monito chissà a chi diretto. La televisione si contenta di scoprire la palude di cui poi si nutre. Non mancano neppure i patetici lamenti della Bella Addormentata di turno come tale Massimiliano Dona presidente dell'UNC, Unione Nazionale Consumatori: “E' inaccettabile – tuona, da trombone ottocentesco – che all'interno delle istituzioni non si rispettino le regole. Fare lo scontrino è alla base delle responsabilità di chi dovrebbe pagare le tasse [rectius: far pagare]: sono previste sanzioni da 500 euro per chi non emette scontrini anche di un solo euro. Stride che a questo bar sia consentita ancora la licenza”.
Stride? 'Ndemm, Dona, che lo sai anche tu dove siamo. Il barista evasore dell'Agenzia delle Entrate pare uscito da una pagina di Gadda, può scagliarsi da malavitoso consumato su uno che percepisce come invasore del suo regno di malaffare perché sa che non rischia niente, che nessuno gli fa niente.
Campa sull'omertà e sul ricatto spicciolo del “se parlo io, viene giù tutto”. Poi, è chiaro, a tempo debito sarà lui a saltare, ma nei modi più tortuosi e più micidiali che usa la burocrazia mafiosa quando vuole eliminare senza spargimento di sangue. Comunque la si voglia vedere, un bello spaccato di Roma capitale e dell'Italia.
Uno spaccato dimostrato da un “telegiornale satirico”, qualsiasi cosa voglia dire, che difatti diverte e non disturba nessuno. A questo punto facciamo pure noi un po' di satira: i 4 amici al bar tutti evasori, arrivano, pigliano il caffè, nero bollente e soprattutto in nero, poi si alzano, si trascinano alle loro poltrone dove prendono a fare le pulci ai cittadini più o meno evasori: partono milioni di cartelle, anche quelle con le multe per non essersi voluti uccidere con la terza dose, che il ministro Schillaci aveva promesso di abolire ma abbiamo capito che non c'era da fidarsi.
Poi a riscuotere mandano i compari del barista scannabuoi, ai quali è difficile chiudere la porta in faccia. La televisione il suo peso ce l'ha ancora, ma non è chiaro a questo punto a favore di chi. Se, tra qualche mese, il barista mascalzone finirà all'Isola dei Famosi, vorrà dire che si è chiuso un cerchio aperto proprio per questo motivo. La tivù si nutre dei mostri che scopre, che sdogana.
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