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Ferragni e Segre: foto al Memoriale della Shoah. Pericoloso ritorno al pensiero unico: altri mezzi ma fini uguali

“Quello che stanno facendo con questo virus è evidente. Si introduce il Green Pass per ottenere una società in cui sia “giusto” applicare l’apartheid: una classe privilegiata, l’altra disprezzata e discriminata. Vi suona familiare?”

15 Luglio 2022

Ferragni e Segre: foto al Memoriale della Shoah. Pericoloso ritorno al pensiero unico: altri mezzi ma fini uguali

L’Algoritmo che governa l’ecosistema di Zuckerberg è una specie di divinità  misteriosa e potentissima. A volte è capace di intuizioni sorprendenti. Riesce a utilizzare la mole sconfinata di dati che ha a disposizione per costruire proposte e accostamenti inediti e arditi. La capacità predittiva dell’Algoritmo in alcuni casi può essere però comparata a quella della sacerdotessa del tempio di Apollo a Delfi in “La morte della Pizia” di Friedrich Dürrenmatt. Stanca del suo ruolo la Pizia, inizia a pronunciare oracoli sempre più improbabili per vendicarsi dei greci che credono alle sue profezie.        Una sera in cui è sopraffatta dalla stanchezza e il suo umore è pessimo, si trova costretta a fare un oracolo a Edipo, giovane principe di Corinto.    Decide di esagerare e profetizza qualcosa che non sarebbe mai potuto accadere per provare a guarirlo dalla sua assurda fede negli oracoli: gli predice che è destinato a sposare sua madre e a uccidere suo padre.

Negli scorsi giorni sistema predittivo dell’Algoritmo ha giocato la carta dell’assurdo, come la Pizia di Dürrenmatt con Edipo, e mi ha proposto un post di Chiara Ferragni. Che strano! Non la seguo, non ho visitato il suo profilo. Guardo bene.            È un post multiplo, con più immagini: cinque foto e due brevi video. Sono ambientati nel Memoriale della Shoah, presso la Stazione Centrale di Milano. Ecco! Ecco la geniale intuizione dell’intelligenza artificiale dell’Algoritmo che riconosce nel post di Chiara Ferragni un potenziale elemento di interesse per un utente come me. In qualche modo l’Algoritmo sa che ho realizzato tre documentari sulla Resistenza e mi indirizza verso il post e il profilo di Chiara Ferragni.

Provo a immaginare le reazioni dei fan che seguono la versione femminile di re Mida del web. Il 27 giugno, incastonato tra una serie di foto che promuovono un evento musicale che suggella il ritorno della coppia Fedez & J Ax e un video in cui il figlioletto della coppia regina dei social gioca con un enorme orso di peluche, i follower di Chiara Ferragni, spaesati e sorpresi per l’accostamento ardito, si sono imbattuti in un post multiplo in cui la più nota influencer italiana  appare insieme alla senatrice a vita Liliana Segre.              Cinque immagini e due brevi video raccontano la visita al Memoriale della Shoah di Milano. La signora Segre ha svolto il ruolo di guida d’eccezione accompagnando la regina delle influencer italiane nel viaggio verso la consapevolezza dell’orrore della Shoah. È il tentativo di replicare quanto è accaduto agli Uffizi di Firenze. Si cerca di aprire un logo dedicato alla cultura e alla conoscenza a un pubblico di giovanissimi fan che seguono e riproducono le gesta della loro icona.                                                                                      Le due donne si sono fatte fotografare davanti alla parete in cui campeggia una parola, INDIFFERENZA, scritta a caratteri cubitali.                               Un’immagine potentissima corredata dalla descrizione della Ferragni.           “Ho capito quanto le persecuzioni che spesso pensiamo siano lontane da noi nel tempo e nella geografia, si siano invece consumate sotto casa nostra, sotto gli occhi indifferenti di molti nostri concittadini. In questo luogo ho imparato quanto restare indifferenti all’odio e alla violenza sia a suo modo un gesto ulteriore di violenza e odio“.

Nella loro encomiabile opera di promozione del Memoriale della Shoah e della tragedia che racchiude, le due campionesse dei diritti civili si fermano però  a una lettura storica dei fatti. L’ansia che il passato si possa replicare tale e quale spinge le due donne a non attualizzare la lezione della tragedia della Shoah. Maestra e allieva sembrano in preda a una distorsione miope della realtà che impedisce loro di scorgere in controluce le inquietanti avvisaglie di un pericoloso ritorno al pensiero unico, con altri mezzi ma con identici fini.

Promuovere il Memoriale della Shoah è senza dubbio una cosa buona e giusta ma è allo stesso tempo necessario e scontato. Più difficile e forse pericoloso impegnarsi per tutelare i diritti e la Libertà in situazioni scomode. Sarebbe  bello vedere la coppia Ferragni - Segre impegnarsi per la liberazione di Assange o per i diritti negati in nome delle emergenze di comodo.

Con tutto il rispetto per la storia e la preziosa attività di testimonianza svolta dalla signora Segre mi pare che la lettura delle cause della tragedia della Shoah, soprattutto quando ci si rivolge a un pubblico giovane come quello  dei follower della Ferragni, vadano attualizzate senza preconcetti o visioni    di parte, più o meno funzionali ai diktat imposti del sistema politico dominante. La signora Segre si limita all’analisi storica ed evita accuratamente di evidenziare le analogie con il presente in cui viviamo. Consiglio a Chiara Ferragni di affiancare alla lettura della signora Segre quella di un’altra donna eccezionale, anch’essa ebrea e anch’essa sfuggita per un soffio ai lager nazisti, Vera Sharav.                                                    “Da bambina sono sopravvissuta al terrore nazista, ho imparato lezioni indelebili sulla natura del male. Conosco le conseguenze dell’essere stigmatizzati e demonizzati come portatori di malattie. I nostri beni sono stati confiscati, ci è stato proibito di viaggiare e di spostarci, di partecipare a tutti gli eventi scolastici, religiosi e culturali.”

L’analisi storica della signora  Sharav combacia con quella  della signora Segre sul fatto che l’orrore dell’Olocausto sia stato possibile per il silenzio e l’indifferenza delle masse. La signora Sharav è ben consapevole che Auschwitz non è iniziato con Auschwitz e che ci sono voluti anni di discriminazione e demonizzazione per preparare il terreno.

Per questo le analogie con il presente la preoccupano.                    “L’Olocausto è stato messo in moto quando la libertà personale, i diritti legali e i diritti civili sono stati spazzati via.”                                                        “Quello che stanno facendo con questo virus è evidente. Si introduce il Green Pass per ottenere una società in cui sia “giusto” applicare l’apartheid: una classe privilegiata, l’altra disprezzata e discriminata. Vi suona familiare?”.

Di Marco Pozzi

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