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"Ultima Cena" di Leonardo da Vinci, designer brasiliano Átila scopre immagine celata della Sacra Sindone nel quadro

Dopo aver rivelato vero volto della Vergine Maria in base al volto della Sacra Sindone, Átila Soares da Costa Filho presenta una nuova scoperta del famoso Cenacolo vinciano

10 Gennaio 2023

Dopo averci rivelato come sarebbe stato il vero volto della Vergine Maria in base al volto della Sacra Sindone, il designer brasiliano, Átila Soares da Costa Filho, nato a Rio de Janeiro e specialista in Storia e Archeologia, ora ci presenta una nuova e sorprendente scoperta: legata anch’essa alla Reliquia, oltre che al più grande genio della storia, questa volta l'impresa riguarda niente di meno che il famoso Cenacolo vinciano, la più celebre rappresentazione dell’Ultima Cena. Secondo Átila, il dipinto parietale eseguito da Leonardo nel 1498 per il refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, potrebbe anche racchiudere un particolare celato che riaffermerebbe la prossimità dell’artista al più grande tesoro della cristianità di tutti i tempi: la Sacra Sindone, il tessuto di lino che avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la morte e su cui si osservano le impronte del Suo corpo prodotte nel momento della resurrezione.

Il designer brasiliano Átila: scoperta  Sacra Sindone nella celebre "Ultima Cena"

Tale particolare sarebbe l'individuazione del contorno del corpo di Cristo morto, contorno formato dal gruppo dei 13 personaggi a tavola. L'effetto visivo è più evidente mediante la sfocatura dell’insieme, con Gesù e gli Apostoli uniti, dove possiamo notare la figura di un corpo umano disteso sul tavolo – esattamente come l’immagine dell'uomo impressa sulla Sindone. Le ragioni su cui si basa il ricercatore per difendere questa nuova scoperta nella "Cena" non mancano: tanto per iniziare, era già stato individuato il volto della Sindone in questo stesso dipinto, sulla parete sinistra, sopra e tra le teste di San Bartolomeo e San Giacomo il Minore

Questo espediente potrebbe anche voler indicare su quale lato del tavolo si troverebbe la testa del corpo "codificato". Un altro fattore è l’ipotesi, sostenuta da decennali studi, che la tovaglia che ricopre il tavolo sul dipinto sia, in realtà, la Sacra Sindone. Questa è la tesi difesa dall'archeologa e critica d'arte Yasmin von Hohenstaufen, nonché dal medico e scrittore, recentemente scomparso, Gabriele Montera. Quest'ultimo ha presentato addirittura una compatibilità virtualmente precisa delle dimensioni tra la Sindone di Torino e la tovaglia del capolavoro di Leonardo - il che spiegherebbe anche la strana sproporzione del mobile (inammissibile per uno come Leonardo) rispetto al numero di persone da sistemare a tavola.

Da sottolineare, inoltre, che lo stesso Átila ha scoperto nel 2021 la figura di un corpo simile in un disegno attribuito a Leonardo, noto come il "Cristo di Lecco", appartenente a una collezione privata.

Trattato della pittura (1632): "Nelle cose confuse l' ingegno si desta a nuove invenzioni"

Successivamente, trovando strano che la tovaglia non presentasse nessuno dei segni della Passione, il ricercatore ne ha dedotto che questi dovrebbero essere da qualche altra parte nella composizione. Ed è stato allora che si è reso conto che il corpo poteva semplicemente essere raffigurato disteso sulla tovaglia/sindone. Se l’ipotesi è corretta, nulla di più coerente, dice Átila, che il corpo spettrale del Messia faccia parte e venga presentato in modo discreto e poetico sulla propria Sindone: "L'immagine parla da sé: la conformazione dei personaggi nell'Ultima Cena ha un altissimo livello di compatibilità con quello che sarebbe stato il corpo impresso sulla Sindone. Pur considerando che ricostruzioni artistiche-forensi possano aver apportato delle piccole variazioni, soprattutto ai piedi, l'aspetto generale permette di indicare una grandissima somiglianza con l'iconico dipinto di Leonardo - il che suggerisce fortemente che non solo l'artista fosse a conoscenza della Sacra Sindone, ma ne nutriva un grande interesse." Continua Átila: "Anche se fosse qualcosa di intenzionale da parte di Leonardo, la pratica di nascondere riferimenti nelle sue creazioni è un fatto già molto considerato nel mondo accademico e un ‘modo di destare l’ingegno’, come riportato nel Trattato della pittura (1632):

"Non isprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie de' muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli, o fanghi, od altri simili luoghi, ne' quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l' ingegno del pittore a nuove invenzioni sì di componimenti di battaglie, d'animali e d'uomini, come di vari componimenti di paesi e di cose mostruose, come di diavoli e simili cose, perchè saranno causa di farti onore; perchè nelle cose confuse l' ingegno si desta a nuove invenzioni".

Per il riflessivo - e non convenzionale - Leonardo, certamente tutto sarebbe un esercizio di percezione o ragionamento. Un potenziale gioco per rendere un dipinto più ricco e stimolante. Quindi, ben si addice allo stile vinciano quanto qui viene suggerito", conclude il ricercatore.

Chi è Átila Soares da Costa Filho: biografia

Átila Soares da Costa Filho è brasiliano, insegnante, ricercatore, scrittore, esperto e valutatore di opere d’arte. Ha una laurea in Disegno Industriale conseguita presso la Pontifícia Universidade Católica di Rio de Janeiro e diversi titoli di specializzazione post laurea in Storia, Filosofia, Chiesa Medievale, Storia dell'Arte, Antropologia, Sociologia, Archeologia e Beni Culturali. È, inoltre, collaboratore nella rivista Humanitas (Ed.Escala, São Paulo) e nei siti web Italia Medievale (Milano) e Nova Acrópole (Lisbona). Fa parte del comitato scientifico della Mona Lisa Foundation (Zurigo), della Fondazione Leonardo da Vinci (Milano) e del progetto L’Invisibile nell’Arte - Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali (a cura dello storico Silvano Vinceti, Roma). È autore di quattro libri: "La Giovane Gioconda e altre domande intriganti sulla Storia dell’Arte" (2013); "Leonardo da Vinci's Earlier Mona Lisa” (co-autore, 2016), a cura dello storico dell’arte, Stanley Feldman; "Leonardo e la Sindone e altre domande curiose sull’Arte e la Storia" (2016); e “Leonardo Da Vinci Mona Lisa: New Perspectives" (co-autore, 2019), a cura del Prof. Jean-Pierre Isbouts.

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