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Fondazione Ferrero, al via la retrospettiva “Soffiantino. Tra oggetto e indefinito”

Luca Beatrice, critico d'arte e curatore della mostra: "Mentre l’avanguardia del tempo si concentrava sull’uscita dalla pittura, c’era chi continuava a sperimentare soluzioni mai ovvie all’interno del supporto tradizionale. Giacomo Soffiantino è tra questi"

06 Maggio 2022

La Fondazione Ferrero di Alba (CN) presenta dal 7 maggio al 30 giugno 2022 il nuovo progetto espositivo dedicato al pittore e incisore torinese Giacomo Soffiantino dal titolo Soffiantino. Tra oggetto e indefinito curato da Luca Beatrice, Michele Bramante e Adriano Olivieri. La mostra, contraddistinta da un ritmo biografico e tematico, costituisce la più ampia ed esaustiva ricognizione storico-espositiva mai dedicata all’opera e alla vita di Giacomo Soffiantino. 

Luca Beatrice: “La pittura di Soffiantino apre porte e le socchiude. Osserva il reale e lo trasfigura. Offre domande e non dà risposte”

L’esposizione articola in sette sezioni che ricostruiscono riccamente l’agire artistico di Soffiantino attraverso la selezione di oltre cinquanta opere, creando un percorso in tappe che conduce il visitatore alla scoperta del lavoro dell’artista dagli esordi, caratterizzati da un approccio aniconico-informale nutrito da influenze internazionali, passando poi per la sensibilità naturalistica delle opere mature sino agli esiti più recenti degli anni Dieci del Duemila. 

“La pittura di Soffiantino apre porte e le socchiude. Osserva il reale e lo trasfigura. Offre domande e  non dà risposte;" - spiega il curatore e critico d’arte Luca Beatrice - "mentre l’avanguardia del suo tempo si concentrava  sull’uscita dalla pittura, c’era chi continuava a sperimentare soluzioni mai ovvie all’interno del  supporto tradizionale. Soffiantino è tra questi: la sua è una generazione di mezzo dell’arte italiana  che come tale ha bisogno di periodiche riletture per non risultare schiacciata.”

Il primo capitolo della mostra documenta il Soffiantino delle origini, dalle prime partecipazioni a  premi e mostre collettive come quella del 1957 alla Galleria Il Milione a Milano, sino alla  consacrazione del 1961, avvenuta con l’importate personale organizzata da Luigi Carluccio alla  Galleria La Bussola di Torino. Il percorso prosegue con un approfondimento sul rapporto tra Giacomo Soffiantino e Venezia,  documentando non solo la partecipazione a quattro Esposizioni Internazionali d’Arte della Biennale tra 1956 e 1972, ma anche e soprattutto la fondamentale personale del 1993 alle Prigioni Vecchie di Palazzo Ducale. 

Le due tappe successive sono dedicate a due temi di assoluta centralità nella ricerca di Giacomo Soffiantino, ovvero la natura e la luce. Se nelle fasi iniziali l’opera di Soffiantino può essere assimilata alla corrente internazionale dell’arte  informale, ciò che davvero la contraddistingue è l’attenzione molto particolare rivolta alla natura, che negli anni si trasforma in una tensione sempre più consistente tra astrazione e figura.  L’allestimento della sezione rintraccia questo percorso evolutivo attraverso alcune opere iconiche:  dal primo lavoro, datato 1960 e intitolato Lo Scoglio, di evidente ardore informale, si giunge al 1990  con l’opera Lago nell’ombra, già esposta nella mostra alla Galleria Davico del 1991, curata da  Giovanni Testori. 

Adriano Olivieri: “In Soffiantino il tempo della pittura ambisce a corrispondere al tempo vegetativo e biologico”

La luce è un problema a cui Soffiantino non smette mai di prestare attenzione. L’artista ammira l’opera di maestri come Monet, Turner, Rembrandt, considerato "il pittore eccezionale dell’ombra e della luce", come  riferisce a Maria Grazia Spadaro in una delle sue ultime interviste, rilasciata nel 2010. L’Omaggio a  Rembrandt (1966), incluso in questa sezione, testimonia lo studio e l’ammirazione verso l’opera del  pittore olandese.  

“In Soffiantino il tempo della pittura ambisce a corrispondere al  tempo vegetativo e biologico” – scrive nel catalogo della mostra Adriano Olivieri - “per cui tanto la  pittura si avvicina al suo oggetto tanto se ne allontana approfondendosi esistenzialmente in una vita  che più s’afferma più si logora. La luce/energia quindi crea la realtà ma nel contempo la consuma,  la leviga, la corrode. Risiede qui il senso delle sue spoglie vegetali, minerali, dei suoi bucrani e  conchiglie, testimoni di un tempo trascorso che ha sostituito alla vita la pittura nel suo materiarsi.  Pittura che, in un rigurgito romantico, coincide con l’esistenza tanto da spingersi alla cancellazione  del soggetto eroso da un tempo/pittura che non ne lascia che grovigli segnici e orbite cave”.

Il capitolo della mostra chiamato Esistenza si concentra su alcuni soggetti ricorrenti nella pittura  di Soffiantino riconducibili a tematiche esistenziali come la riflessione sulla vita e i suoi enigmi.  Teschi, conchiglie, crani animali, corpi impagliati: oggetti che racchiudono sia le memorie del  passato che il presentimento della sparizione. I segni che li attraversano sono vorticanti e spezzati  come nel dipinto Alluvione (1995), dove si nasconde una figura cristologica spezzata a metà tra il  fulgore luminoso e l’ombra terrena. Simboli che attingono valenze storiche e universali ricorrono  nei quattro dipinti della serie degli anni Sessanta Musulmani: Olocausto. La composizione di queste  opere evoca le immagini dei corpi ammassati nei campi di sterminio, scoperte con la caduta del  nazismo. 

Proseguendo lungo il percorso, ci si addentra nell’analisi del segno che anima l’opera dell’artista  torinese: quella Continuità lineare che è cifra stilistica di tutta la sua produzione. La linea  ininterrotta che domina le composizione di Soffiantino ha origine nella lezione offerta dal maestro Francesco Menzio e si trasforma in un segno che non ha più necessità di racchiudere la forma, né di  limitarsi alla superficie del supporto, unendo idealmente visibile e invisibile, umanità e spirito.  

Conclude il percorso espositivo all’interno della Fondazione Ferrero la sezione Epilogo che riunisce  opere degli anni Duemila, periodo ricco di riconoscimenti per l’artista, ma non privo di tensioni  sperimentali ancora riscontrabili all’interno della sua produzione. Una sezione documentativa a compendio dell’esposizione presenta immagini d’epoca, taccuini  appartenuti all’artista, inviti alle mostre in galleria e cataloghi storici. 

La mostra Soffiantino. Tra oggetto e indefinito a cura di Luca Beatrice, Michele Bramante, Adriano  Olivieri è accompagnata da un catalogo edito da Skira che raccoglie i contributi critici dei tre  curatori, gli interventi di Carlotta Soffiantino, figlia dell’artista alla guida dell’Archivio Soffiantino, e  del critico d‘arte Marco Vallora, oltre a un’ampia documentazione iconografica. In occasione della mostra, martedì 24 maggio il Circolo dei Lettori di Torino presenta alle ore 18.00 un dialogo aperto al pubblico dedicato a Giacomo Soffiantino e alla mostra allestita presso gli spazi  della Fondazione Ferrero.

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