22 Luglio 2025
Roma ha mille volti, ma pochi luoghi riescono a catturarne l’essenza più elegante e segreta come il Gran Meliá Villa Agrippina. Un’oasi urbana nascosta tra il Vaticano e Trastevere, circondata da giardini rigogliosi e affacci mozzafiato sulla città eterna. Qui il tempo rallenta, i rumori si attenuano, e tutto sembra orchestrato per far sentire l’ospite al centro di un’esperienza rarefatta, esclusiva, pensata nei dettagli. Un resort di lusso che non ha bisogno di ostentare: lascia parlare l’architettura, l’arte contemporanea esposta tra gli spazi comuni, l’accoglienza attenta ma mai invadente. E poi c’è la piscina – una delle poche nel centro storico di Roma – che trasforma ogni soggiorno in una parentesi di puro benessere.
Fiore all’occhiello della struttura è Follie, il ristorante fine dining che promette – e mantiene – un’esperienza gastronomica fuori dagli schemi. Oggi a dirigere la brigata c’è lo chef Alfonso d’Auria . Campano di origine, classe 1988, Alfonso è entrato a far parte dell’hotel già nel 2012 come sous-chef, dopo varie esperienze in Cina e negli U.S.A., passando dal Don Alfonso in Costiera, fino a ricopre il ruolo di Executive Chef di Follie.
Ogni suo piatto è frutto di una riflessione profonda, di una narrazione personale, mai banale. In menu si alternano proposte ispirate ai prodotti del Mediterraneo – sua terra d’origine – e creazioni più audaci, in cui la sperimentazione non è mai fine a sé stessa, ma sempre al servizio del piacere.
Follie non è solo un ristorante: è un invito a esplorare il Mediterraneo attraverso lo sguardo e la gestualità di Alfonso D’Auria. È l’esempio di come un talento cresciuto dentro lo stesso hotel possa trasformarne l'anima culinaria, rendendo la cucina del resort una vera destinazione. Lusso delicato, gusto intenso e personalità: un’esperienza che parla di Roma, della Campania e del mare, dove ogni piatto è pensato per sorprendere senza mai stridere con il contesto. Due i menù degustazione disponibili ma si può cenare anche alla carta.
Due piatti da provare assolutamente sono il carciofo, topinambur e liquirizia fra gli antipasti e il tagliolino in brodo di pomodoro e guanciale fra i primi per fare un bel viaggio fra oriente e occidente.
L’ambiente? Raffinato, intimo, curato nei minimi dettagli. Toni caldi, luci soffuse, materiali preziosi. Tutto contribuisce a creare un’atmosfera ovattata, in cui la cena diventa un momento da ricordare.
Varcare la soglia di Follie è come entrare in un set cinematografico dal gusto rétro e sofisticato. Arredi in legno scuro, scaffalature con volumi di architettura e design, tavoli dorati, velluti rossi e candelabri: ogni dettaglio racconta un’estetica calda, opulenta e senza tempo. Perfetto per una cena a lume di candela, un’occasione speciale o semplicemente per concedersi una serata indimenticabile lontana dai soliti cliché romani.
In fondo, Follie è proprio questo: un invito a lasciarsi andare, a uscire dai binari della prevedibilità, a concedersi il lusso del gusto in un contesto fuori dal tempo. Ed è anche la dimostrazione che Roma, quando vuole, sa ancora sorprendere; tra vestigia antiche e nuovi desideri, c’è sempre spazio per un pizzico di follia.
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