03 Settembre 2021
"Vuoi sposarmi?": è con queste parole cariche d'amore e spezzate dalla voce rotta dall'emozione che Manuel Antonio Veiga chiede alla compagna Keula Nidreia Pereira Semedo di sposarlo. Le proposte di matrimonio sono tutte speciali, ma questa lo è un po' di più. Non solo perchè è avvenuta nello stadio olimpico di Tokyo 2020, davanti agli occhi di tutti i telespettatori al termine delle qualificazioni delle semifinali dei 200 metri femminili T12, ma anche per ciò che lega le due persone che diventeranno marito e moglie.
Lei è un'atleta paralimpica non vedente originaria di Capo Verde. Lui è la sua guida in pista. Il "sì" della giovane e il suo sorriso pieno di gioia hanno spazzato via tutte le nubi che ricoprivano il cielo di Tokyo.
Un'emozione indescrivibile quella che hanno regalato Manuel Antonio Veiga e Keula Nidreia Pereira Semedo, rispettivamente guida e atleta paralimpica a Tokyo 2020. Al termine della gara dei 200 metri femminili T12, lui si inginocchia davanti a lei, china la testa, prende il cofanetto contenente l'anello e lo porge alla sua amata pronunciando le fatidiche parole: "Vuoi sposarmi?". Lui è emozionatissimo, lei scoppia di gioia.
Il sorriso di Keula Nidreia Pereira Semedo ha illuminato lo stadio olimpico. L'atleta di Capo Verde è arrivata ultima nella gara, ma non le importa un bel nulla. Ha altro a cui pensare e per cui gioire: l'amore del suo compagno, nonchè suo sostegno in pista, che è lì in ginocchio davanti a lei per chiederle di condividere la vita insieme a lui.
Gli spettatori sulle gradinate hanno prontamente azionato il video dei loro smartphone per immortalare quell'indimenticabile momento. Tokyo 2020, ricco di talenti, coraggio e determinazione, si è così colorato anche d'amore. Un amore che supera il buio più profondo.
Di Camilla Deponti
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia