03 Dicembre 2025
Vanessa Casu, studentessa, è stata intervistata da Il Giornale d'Italia in occasione della premiazione di Intesa Sanpaolo per le tesi magistrali sul tema della disabilità, dove ha messo a fuoco l'importanza dell'autorappresentazione della disabilità.
Raccontaci qual è per te l'importanza di questa giornata e di questo premio che hai ricevuto.
Per me, doppiamente importante anche perché, essendo io stessa una ragazza disabile che vince un premio per la tesi sulla disabilità, è già una cosa abbastanza particolare. Come ho accennato anche nel discorso sul palco, io ci sono diventata. Quindi, prima di diventarci, mentalmente ho pensato diverse cose. E questa cosa mi ha fatto riflettere, perché poi alla fine quello che sono diventata ad oggi è, ovvero, cantautrice, polistrumentista: mi sono laureata con la lode, faccio chi boxing a livello agonistico; insomma, faccio molte cose nella mia vita. Non era vero quello che io ho pensato di me, ma perché lo ho pensato? Lo ho pensato perché le informazioni che avevo captato sulla disabilità, soprattutto nel mondo della cecità, erano errate. Perché, quando non conosciamo una categoria, noi che facciamo? Andiamo a cercare su internet, sui media che cercano di informarci a proposito di quel fenomeno a noi sconosciuto. Accade, però, che quando ti imbatti in dei film dove il cieco è stereotipato – cioè, “come faccio? Sono da solo, sempre accompagnato, mai autonomo, limitato, che ha sempre bisogno di qualcuno” –, come faccio che non vedo? È chiaro che poi tu assumi, tra virgolette, le sembianze di quello che tu stai capendo di quel mondo sconosciuto. Quindi è accaduto che io ho deciso di fare la tesi proprio su questo. Quando ho capito che era un’enorme cavolata quello che avevo capito sul mondo della disabilità in generale, perché quello che diventi è quello che vuoi diventare sempre: quindi la disabilità sei tu che decidi di farla diventare un limite o decidi di farla diventare semplicemente una condizione diversa. Perché 2 più 2 fa 4 esattamente come 3 più 1, ad esempio, no? Cioè, che cosa importa se io raggiungo il numero 4 tramite 3 più 1, e tu lo raggiungi tramite 2 più 2? Non importa, l’importante è il risultato finale. Per cui ho analizzato come i media tradizionali si siano evoluti verso i nuovi media, quindi le serie TV, Amazon Prime, Netflix, insomma, tutte le nuove piattaforme, e come l’autorappresentazione sia stata proprio tanto, tanto, tanto importante. Perché vedere un disabile, cioè lo stesso disabile che ti mostra la sua vita, è stato quello a cambiare davvero le cose: perché tu non te lo puoi più immaginare. Tu stai vedendo davvero la persona con disabilità che si esprime, e lì poi capisci davvero qual è la vita di una persona con disabilità, che poi è quello che sto facendo io ad oggi, ad esempio, nella vita. Quindi è stato bellissimo ricevere questo premio, è stato bellissimo anche essere una ragazza disabile in questa giornata legata al mondo della disabilità e lanciare anche un bel messaggio. Perché comunque mi sono laureata con 100 e lode, e non dico che tutti dobbiamo raggiungere il massimo di voti per essere, tra virgolette, “fighi”, ma un simbolo: il simbolo è “ce la fai”. Se vuoi, ce la fai; puoi trovare il tuo modo di studiare, di fare tutto quello che vuoi nella vita.
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