19 Dicembre 2023
Presentata al Senato la Relazione annuale del Fondo Fon.Te., che prende in esame il bilancio dell’anno 2023. Il Fondo Fon.Te. è cresciuto con oltre 41mila aziende associate e oltre 271mila iscritti (+6%). Il patrimonio in gestione sale a oltre 5 miliardi di euro, grazie al miglioramento dei rendimenti finanziari e all’aumento delle contribuzioni in entrata che, secondo i dati del preconsuntivo, supereranno a fine anno i 600 milioni di euro. Claudio Durigon, Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro, ha dichiarato che:
“Il secondo pilastro pensionistico deve essere potenziato il più possibile, perché sappiamo che andiamo incontro oggettivamente ad un sistema contributivo prevalente nel sistema pensionistico, quindi abbiamo bisogno di questo per non creare più pensioni povere.
Sta cambiando il mondo del lavoro, è cambiato e cambierà ancora di più. L’evoluzione e la velocità di tutto il mondo in cui viviamo, purtroppo ci pone dei cambiamenti da dover gestire.
Ho fatto un esempio su tutti, sono 1 milione e mezzo le persone che si sono dimesse, fa capire che c’è una voglia di cambiare, di fare altre attività, di cercare di gestire questa fase. Quindi, un fondo Complementare, come nasceva prima, solo per un settore, diventa secondo me troppo basico.
Ma dobbiamo capire come gestire questa fase in maniera più equa, in modo che anche i cambiamenti non siano traumatici, per far sì che il fondo possa continuare ad avere una sua forza.
Per rendere sostenibile questo sistema, sicuramente bisogna far capire ai lavoratori e alle aziende, con premialità, quello che si può fare con questo fondo, e poi far creare una fiducia nuova, che oggettivamente non c’è stata, far capire che la pensione può avere una forza con un fondo complementare. Credo che ci sono tutti i presupposti, certo l’inflazione che abbiamo avuto non ha favorito questa attività. Ma credo che noi dobbiamo mettere in campo, nella riforma che faremo pensionistica, in quest’anno, degli elementi fondamentali. Dove i fondi complementari devono avere una forza, perché altrimenti, col sistema contributivo, come dicevo, sempre più prevalente, avremo il rischio di pensioni povere.“
Il tema delle pensioni si affaccia continuamente nel dibattito politico culturale del nostro Paese, tuttavia, permane una scarsa conoscenza di questo strumento di risparmio soprattutto tra le nuove generazioni. Si avverte ormai la necessità di trovare nuove soluzioni per garantire la sostenibilità finanziaria dell’intero sistema previdenziale e, al contempo, l’adeguatezza dei futuri trattamenti pensionistici.
I Fondi Pensione sono considerati come investitori istituzionali responsabili del sostegno all’economia del Paese. A livello complessivo sappiamo che soltanto una parte limitata dei circa 200 miliardi di risorse gestite dalla previdenza complementare viene destinata all’economia reale. Come noto, questa situazione, tipicamente italiana, non si riscontra in nessun altro Stato europeo: negli altri Paesi, infatti, affluiscono in favore dell’economia reale risorse per almeno il 40% del totale degli assets under management presso i Fondi Pensione.
La previdenza complementare non può più essere considerata solo“integrativa” ma dovrà necessariamente essere direttamente interconnessa alla previdenza obbligatoria, in un’ottica di giustizia previdenziale che tenga conto, da un lato, della salvaguardia del patto generazionale che caratterizza il primo pilastro e, dall’altro, di fare in modo che l’accesso alla previdenza complementare sia alla portata di tutti e non dei soli garantiti, vale a dire coloro che hanno carriere più stabili e redditi più alti. Solo trattando insieme il primo e secondo pilastro si può addivenire a meccanismi che assicurano trattamenti pensionistici adeguati alle attuali esigenze di lavoratrici e lavoratori.
Nell’ambito del forum internazionale del Future Investment Initiative (FII) Institute che si è tenuto in Arabia Saudita nel mese di ottobre 2023, è emerso che il 52% dei giovani, a livello mondiale, appare fortemente preoccupato per la propria pensione. In particolare, il nostro Paese è quello che maggiormente risentirà del cosiddetto “inverno demografico” con una popolazione che nel 2050 avrà 5 milioni in meno di residenti attivi e un calo delle nascite anche per la riduzione della popolazione femminile in età fertile e, quindi, compresa tra i 15 e i 49 anni. Il rischio è che fra 30-40 anni ci saranno persone che vivranno ad alto rischio povertà.
L’ultima indagine del Censis mostra inoltre che l’Italia è ancora un Paese di forte emigrazione giovanile per via della bassa attrattività del mercato del lavoro in generale. Di fronte a questo scenario i giovani non sono stimolati a costruire le fondamenta della nostra società futura. Questa circostanza è anche dettata dal fatto che numerosi studi confermano che a causa delle carriere discontinue e dei bassi redditi, si andrà in pensione tra i 70 e i 74 anni, con un tasso di sostituzione solo del 60% rispetto all’ultima retribuzione.
Gli ultimi dati Istat, in riferimento all’anno 2022, confermano una crescita della denatalità e dell’invecchiamento della popolazione, con quasi 7mila nascite in meno rispetto al 2021 e ben 183mila in meno rispetto al 2008. I nati residenti in Italia sono 393mila, con un tasso di natalità del 6,7 per mille. Inoltre, la popolazione italiana è scesa sotto i 59 milioni e invecchia nonostante il contributo degli stranieri.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia