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Iran, raid Idf distrugge "orologio distruzione di Israele" in piazza Palestina a Teheran: segnava 2040 come anno fine del sionismo - VIDEO

L’Idf rivendica un’operazione mirata nella capitale iraniana. Distrutto il display che contava i giorni fino alla “fine di Israele”, ispirato a una profezia di Khamenei

08 Ottobre 2025

Un raid dell'Idf ha distrutto il cosiddetto "orologio della distruzione di Israele", sito in piazza Palestina a Teheran. Un attacco mirato volto a far esplodere il conto alla rovescia al 2040 voluto dall'ayatollah Kamenei su un grande display, in grado di ricordare a tutti l'anno il cui sionismo finirà, secondo la guida spirituale iraniana.

Iran, raid Idf distrugge "orologio distruzione di Israele" in piazza Palestina a Teheran: segnava 2040 come anno fine del sionismo

Un raid mirato dell’esercito israeliano ha colpito nel cuore di Teheran il cosiddetto “orologio della Distruzione di Israele, una grande installazione luminosa situata in Piazza Palestina. Il display, inaugurato nel 2017 durante il Giorno di Quds, scandiva simbolicamente il conto alla rovescia fino al 2040, anno in cui – secondo una profezia attribuita alla Guida Suprema Ali Khamenei – lo Stato di Israele sarebbe cessato di esistere.

L’Idf ha definito l’operazione un attacco “di precisione” contro un "simbolo della propaganda iraniana", ma la notizia ha immediatamente sollevato reazioni contrastanti. Da un lato, in Israele, l’azione viene vista come un gesto dal forte valore simbolico, volto a ribaltare la narrativa di Teheran e a mostrare la capacità di colpire anche nel cuore del territorio nemico.

Dall’altro, osservatori internazionali e media iraniani parlano di un atto di provocazione che rischia di aggravare ulteriormente le tensioni già elevate tra i due Paesi, in un contesto regionale segnato dal genocidio a Gaza e dagli scontri con Hezbollah e gli Houthi.

Per la Repubblica islamica, l’orologio rappresentava non solo un segno di sfida ideologica, ma anche un messaggio politico a sostegno della causa palestinese. La sua distruzione, pur di valore prevalentemente simbolico, assume un peso significativo nella guerra psicologica e mediatica tra Israele e Iran, confermando come la dimensione del conflitto si stia ormai spostando anche sul piano dei simboli e della comunicazione.

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