26 Agosto 2025
Woody Allen è apparso in video-collegamento al Moscow International Film Week, la settimana dedicata al cinema russo nella capitale. Il pluripremiato regista americano ha elogiato il cinema del Cremlino, dicendo di essere da sempre un grande fan. Poi, le parole a schermo delle critiche: "Sono un regista apolitico, il cinema, come tutta l'arte, non deve dividere, ma unisce".
Woody Allen, 89 anni, torna a far discutere il mondo del cinema con parole che difendono l’autonomia dell’arte dalle logiche politiche. Collegato al Moscow International Film Week, il regista statunitense ha espresso ammirazione per il cinema sovietico, citando il capolavoro Guerra e Pace di Sergej Bondarchuk, e ha dichiarato che gli piacerebbe girare un film in Russia, capace di raccontare “quanto sia bella la vita a Mosca e San Pietroburgo”.
La reazione di Kiev è stata durissima, definendo la sua partecipazione “un insulto alla memoria degli artisti ucraini colpiti dalla guerra”. Ma Allen, interpellato dal Guardian, ha ribadito la sua posizione: “Putin ha completamente torto”, aggiungendo però di non credere che interrompere il dialogo culturale possa avere alcun effetto positivo sul conflitto. “Amo il cinema russo – ha spiegato – e sono sempre stato un regista apolitico”.
Il messaggio di Allen, al di là delle polemiche, tocca un tema universale: l’arte deve restare libera, capace di unire piuttosto che dividere. Il cinema non è un’arma, ma un linguaggio che supera i confini e le ideologie. Nonostante le tensioni geopolitiche, Mosca e San Pietroburgo continuano a essere culle di cultura e creatività. Rifiutare il confronto con esse significherebbe amputare una parte fondamentale della storia del cinema mondiale.
Allen ha ricordato anche i suoi viaggi in Unione Sovietica, quando la realtà era molto diversa. Oggi, sostiene, la Russia offre un panorama vivace e fertile per il cinema, e non esclude una possibile coproduzione se ci fossero le giuste condizioni. Le sue parole non rappresentano un gesto politico, ma una rivendicazione della libertà artistica contro chi vorrebbe ingabbiarla nelle logiche della guerra.
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