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Dazi, Trump verso riduzione tariffe alla Cina fino al 64%, per Bessent "stallo insostenibile", Pechino replica: "Porte spalancate all'accordo" - VIDEO

Il tycoon apre all'accordo commerciale con Pechino e allenta le tensioni geopolitiche e finanziarie

23 Aprile 2025

L'amministrazione Trump potrebbe ridurre i dazi nei confronti della Cina del 50-64%, secondo indiscrezioni della stampa locale. Allo studio ci sarebbe anche un'opzione più "hard" che prevede l'imposizione del 35% di tariffe su prodotti generici e del 100% su quelli considerati strategici per gli interessi statunitensi. Nella tarda notte italiana di ieri il tycoon aveva rilasciato delle dichiarazioni ai giornalisti confermando la possibilità della riduzione delle tariffe verso Pechino, affermando che "il 145% è molto, e sarà meno di questa percentuale", sottolineando altresì le "buone relazioni con il Presidente Xi Jinping" ma rimarcando che "sarebbero stati gli Stati Uniti a stabilire le condizioni dell'accordo". Da Pechino è arrivata subito la risposta positiva: "Porte spalancate sui colloqui commerciali".

Dazi Usa, Trump verso riduzione tariffe alla Cina fino al 64%, Bessent: "Stallo insostenibile", Pechino replica: "Porte spalancate all'accordo" 

L'amministrazione Usa potrebbe essere vicina alla riduzione delle tariffe alla Cina in una percentuale che si aggira sul 50-64%, secondo indiscrezioni della stampa locale. Allo studio ci sarebbe anche un'opzione più severa che prevede l'imposizione su Pechino del 35% di tariffe su prodotti generici e del 100% su quelli considerati strategici per gli interessi statunitensi. Nella giornata di ieri, lo stesso Trump aveva aperto a tale opzione rispondendo ai giornalisti a delle domande sul tema. Il tycoon aveva detto: "Non dirò che giocheremo duro con la Cina. Non dirò: 'Farò il duro con lei, Presidente Xi. No, al contrario saremo molto gentili, anche loro faranno stesso e vedremo cosa succederà. Ma alla fine dovranno raggiungere un accordo perchè altrimenti non potranno fare affari negli Stati Uniti. Vogliamo che siano coinvolti, ma loro e gli altri paesi devono raggiungere un accordo. E se non lo fanno, lo stabiliremo noi. Perché siamo noi a stabilire i termini dell'accordo. Scott [presidente del Tesoro], Howard [Lutnik, segretario al Commercio], io e altri. Stabiliremo l'accordo e sarà equo per tutti, e sarà, credo, un processo che procederà piuttosto rapidamente". Lo stesso presidente del Tesoro Scott Bessent si era espresso sul tema dazi alla Cina affermando che la "situazione di stallo commerciale tra Washington e Pechino non è sostenibile" e aveva  auspicato una "de-escalation" della tensione.

"Il 145% è molto alto e non sarà così alto" ha dichiarato Trump in relazione al nuovo regime tariffario con Pechino, ed ha poi circostanziato: "È arrivato a quel livello, stavamo parlando di fentanyl, vari elementi poi hanno portato al 145%. No, non sarà lontanamente vicino a quel livello. Scenderà molto ma non sarà pari a 0. Prima era 0 e cistavano distruggendo. La Cina ci stava prendendo in giro e non succederà di nuovo. Saremo molto buoni con la Cina e avremo un ottimo rapporto con il presidente Xi. Ma loro guadagnavano miliardi e miliardi di dollari all'anno e costruivano il loro esercito con ilsoldi guadagnati negli Sattai Uniti. Quindi questo non succederà, ma se la caveranno molto bene".

Pechino ha reiterato ciò che continua a sostenere dal momento in cui ha deciso di continuare la "guerra all'ultimo dazio" con gli Usa, ovvero che gli embarghi reciproci sono "insostenibili" e che le guerre tariffarie minano "i diritti e gli interessi legittimi di tutti i Paesi, danneggiano il sistema commerciale multilaterale e hanno un impatto sull'ordine economico mondiale" ha detto il presidente Xi Jinping, incontrando l'omologo azero Ilham Aliyev, in visita a Pechino. Tuttavia, all'apertura di Trump, la Cina ha risposto positivamente: "Le porte sull'accordo commerciale sono spalancate", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun.

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