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Messina (Intesa SanPaolo): "Italia, debito al 137% del PIL, troppe spese per guerre invece che per diseguaglianze; senza capitale umano l'IA vale zero"

L'amministratore delegato del Gruppo Intesa SanPaolo è intervenuto durante la cerimonia di Inaugurazione dell'anno accademico 2025-2026 dell'università LUISS Guido Carli; focus su investimenti, capitale umano e governance Europea

13 Dicembre 2025

Carlo Messina, Consigliere Delegato e CEO di Intesa Sanpaolo, è intervenuto all’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2025-2026 della LUISS Guido Carli, partecipando alla sessione dedicata al tema "L’Europa e le prossime sfide globali". Durante il suo discorso il CEO ha sottolineato come, in Italia, il debito pubblico sia arrivato al 137% del PIL e come, in Europa, si stia dando priorità eccessiva a spese per la difesa e per i conflitti, trascurando invece le disuguaglianze. Secondo l'amministratore delegato, inoltre, è fondamentale investire sul capitale umano, poiché "senza le persone, l’intelligenza artificiale vale zero".

Risparmio e cassa: il motore competitivo europeo

Il CEO di Intesa San Paolo ha iniziato il suo discorso rendendo omaggio alle autorità presenti, per poi continuare: "Devo dire che di studente ne ho visto uno solo. Io credo che sia importante quando si fanno queste inaugurazioni, far partecipare più gli studenti nelle aule, perché credo che dia l'idea che ci sia apertura e condivisione, invece che una logica di carattere elitario. Ve lo dice uno che 40 anni fa qua si è laureato e quindi ci ha lasciato il cuore dentro questa università. E devo dire che erano 40 anni che non tornavo, e venire qua è stato veramente una grande emozione. Chi viene qua cerca di fornire dei contributi che possono essere utili soprattutto per i ragazzi, che guardando negli occhi di chi parla e capiscono realmente se quello che si dice lo si pensa o se si sta facendo una recita di un discorso preparato. Io parlerò a braccio e vorrei partire dall'Europa. Partirei dalla comparazione fra l'Europa, gli Stati Uniti e la Cina. Inizio affermando l'orgoglio di far parte di un'area importante del mondo: in Europa ci sono 450 milioni di abitanti, mentre negli Stati Uniti, 350 milioni. In Cina  parliamo di numeri che sono multipli di questi. Però il confronto fra l'Europa e gli Stati Uniti francamente è un confronto che non dovrebbe lasciare l'Europa nella condizione di sentirsi come se fosse un punto di non rilevanza nel mondo. Se guardate quelli che sono gli aspetti fondamentali della vita di ogni di ogni Paese, cioè gli elementi che riguardano la democrazia, il welfare, il vivere in un contesto di relativa serenità, io credo che non ci sia un altro posto comparabile con l'Europa. Anche se guardate la forza finanziaria, il valore di qualcosa che secondo me stiamo tutti sottovalutando, ovvero il risparmio, quello dei depositi, degli immobili, di quegli investimenti che hanno una certezza di tradursi in cassa, l'Europa non ha confronto con nessun Paese al mondo. Non ce n'è uno. Se voi guardate gli Stati Uniti oggi, hanno una grandissima ricchezza e quotazioni di borsa straordinarie fatte da dieci controparti soggette a un percorso di accelerazione molto importante (grazie alla la tecnologia e all'intelligenza artificiale). Ma certamente questi elementi sono condizionati dalla capacità di riuscire a continuare a fare investimenti e di collegare a questi investimenti l'energia. Certamente è molto bello parlare di intelligenza artificiale e di proiettare investimenti nel futuro, ma dobbiamo anche essere sicuri che l'energia, che deve alimentare questa tecnologia, sia quella che poi porterà al futuro. Immaginiamo quindi che i Paesi che si reggono su questi elementi siano strutturalmente più forti dei Paesi che hanno invece la cassa".

Priorità sbilanciate verso la guerra e lentezza decisionale

"Oggi stiamo tutti guardando in modo quasi ossessivo, e secondo me esagerato, le implicazioni di potenziali conflitti. È vero che dobbiamo fare in modo che le tragedie non accadano, ma è possibile che tutti i giorni dobbiamo parlare di bombardamenti e di guerre?  Io credo che ci sia una visione oggi esagerata nel guardare soltanto agli aspetti collegati con la guerra. È  possibile che la priorità di tutti quelli che ci governano sia tutti i giorni di affrontare il tema di come poter reagire ad una minaccia di una guerra? Io penso che se guardate l'Europa oggi noi abbiamo molti più poveri e molta più disuguaglianza di quelli che sono i rischi potenziali che derivano da una minaccia reale, non percepita o teorica, che derivi da una guerra. Questo per dire che forse in Europa ci si sta concentrando su delle priorità che non sono quelle che consentono di costruire realmente un futuro di medio lungo termine. Cioè la parte di guerra e di difesa è indispensabile, io non voglio dire che non sia indispensabile, ma se diventa l'unico argomento di cui parla, si perde il contatto con la realtà, con quelli che vivono in Europa. A questo si aggiunge poi l'attuale governance Europea (che non si vede in nessun paese del mondo e nessuna azienda, cioè qualunque azienda condotta con meccanismi di governance come sono quelli dell'Europa, sarebbe destinata al fallimento).Abbiamo creato una banca centrale che gestisce la moneta di un insieme di Paesi che devono decidere all'unanimità. Io penso che questo sia veramente uno dei punti più tragici di quello che oggi vive l'Europa, ovvero una governance che è incapace di prendere decisioni rapide proprio in un mondo in cui le decisioni devono essere rapide. Abbiamo 27 Paesi che devono essere tutti d'accordo e cinque leader che si divertono a essere i punti di riferimento, fanno le foto e stanno dappertutto, però poi alla fine le decisioni finali che vengono prese hanno lentezza di realizzazione, oppure non incidono realmente sulle cose che ci servono in Europa".

Cambio di governance o futuro a rischio per l’Europa

"Credo che dal punto di vista dei meccanismi di governance, dobbiamo andare verso un sistema che porti ad avere: un Ministro dell'economia, un Ministro della difesa e un Ministro dell'Energia delle tecnologie unico (perché energie e tecnologie non vanno viste per singoli Paesi perché ogni singolo Paese è relativamente piccolo ma messi insieme l'Europa può costituire un volano e un motore per creare intelligenza artificiale e tecnologia per competere nel mondo). Abbiamo una sommatoria di singoli Paesi, e ci stiamo interrogando se le decisioni all'unanimità siano meglio delle decisioni a maggioranza. È chiaro che all'unanimità é difficile poter assumere delle decisioni rapide e che possano avere un effetto sui problemi che devono essere gestiti. Io non dico che sia come nelle aziende dove c'è un capo che si prende le responsabilità peraltro con un consiglio di amministrazione che fa in modo che le decisioni abbiano un fondamento di equilibrio e quindi non siano discrezionali però finché non faremo un passaggio verso  una governance di questo tipo, io credo che l'Europa sia destinata ad avere un futuro di grandissima complessità in cui ci metteremo paura di qualunque dichiarazione venga fatta da interlocutori, che siano negli Stati Uniti che siano in Cina. Questo perché ogni stato ha la sua agenda personale e non l'agenda dell'insieme dell'Europa. È chiaro che se questo è l'approccio che abbiamo, dovranno essere fatte anche delle valutazioni su come poter  accelerare verso il percorso dell'Europa oppure, fermo restando che la BCE che è ovviamente ormai un'istituzione che non può non essere mantenuta, dobbiamo immaginare quali possono essere gli spazi di sicurezza nazionale che ogni Paese deve riuscire a ricavarsi per poter competere".

Visione di lungo periodo tra manifattura e export 

"Voglio dirvi che, se dobbiamo rivolgerci ai ragazzi e a chi avrà la responsabilità di costruire il futuro, non possiamo parlare in modo istituzionale e formale. È necessario essere consapevoli che serve un cambio di passo nei meccanismi dell’Europa, ma un cambio di passo reale, che chiarisca come, finché non avremo un sistema di governo coordinato da persone provenienti dai diversi Paesi, con una visione di medio-lungo periodo, ogni Stato sarà costretto a fare le proprie valutazioni di sicurezza nazionale, cercando di limitare i danni nella competizione con il mondo esterno. Essere tanti Paesi comporta anche un eccesso di regolamentazione e di burocrazia: elementi che, di fatto, ci impediscono di competere nel contesto globale, pur restando un insieme di Paesi con punti di forza straordinari e non replicabili altrove. L’Europa ha infatti forze incredibili: basta guardare alla potenza della manifattura e alla forza dell’export. E qui mi permetto di passare dall’Europa all’Italia. Se non saremo in grado di prestare attenzione alla percentuale altissima di persone in difficoltà, in Europa come nei singoli Paesi, dove la concentrazione della ricchezza è ormai diventata un tema strategico, rischiamo conseguenze rilevanti. La concentrazione della ricchezza, infatti, fa sì che alle elezioni chi vive una condizione di disuguaglianza diventi la maggioranza. Dobbiamo quindi essere in grado di rendere queste persone consapevoli delle scelte migliori per loro e per il Paese. Se in Europa continuiamo a parlare ogni giorno solo degli investimenti nella difesa e non di quelli necessari per contrastare la povertà, questo diventerà nei prossimi anni un punto di debolezza assoluto. Al contrario, se l’Europa disponesse dei migliori sistemi di welfare, sarebbe in grado di gestire con una visione strategica il proprio ruolo e di valorizzare pienamente il capitale umano".

Italia: imprese, famiglie e banche, i pilastri della forza nazionale

"In Italia dobbiamo essere consapevoli e comprendere quali sono i punti di forza relativi del nostro Paese. È chiaro che se avremo delle contrapposizioni nel mondo, dobbiamo partire dagli elementi di sicurezza nazionale e da quelli che sono i nostri punti di forza e quelli di debolezza. Sono questi i punti su cui dobbiamo cercare di intervenire. Indubbiamente il nostro Paese ha un punto di forza assoluto nel mondo delle imprese poiché le imprese del nostro Paese oggi sono una vera forza.Questo è un qualcosa che non c'era tanti anni fa, perché negli ultimi anni c'è stata una trasformazione realizzata dal mondo delle imprese, che ha ridotto l'indebitamento, rafforzando la propensione agli investimenti, aumentando la diversificazione dell'export, e questo è un qualcosa di unico. Oggi le imprese che abbiamo in Italia sono le migliori imprese che ci sono in Europa. E questo vale, non soltanto in media, ma per la gran parte dei settori perchè abbiamo oggettivamente una concentrazione di forza relativa. Questo è un punto sul quale è necessario investire per rafforzarlo ulteriormente. Un punto di forza indiscutibile del nostro Paese, che c'è sempre stato e che non ha confronto con nessun Paese in Europa, è il risparmio delle famiglie italiane. A questi due punti di forza, cioè imprese e famiglie, si affianca un punto di forza che ha nel passivo, il risparmio delle famiglie, e nell'attivo, i crediti verso le imprese, che è rappresentato dal settore bancario".

Crescita a rischio se Germania rallenta, debito pubblico al 137%

"Cercano di farci pagare le tasse ma in realtà noi siamo ben contenti di pagarle se questo può consentire di ridurre l'attitudine negativa che la Commissione Europea ha nei nostri confronti e se può portare all'uscita dalle procedure di infrazione. Questo è  il motivo per cui io ho sostenuto in modo assoluto il passaggio della tassazione sul mondo bancario con il Presidente del Consiglio,  perché ritengo che sia giusto che in fasi come queste, chi ha delle grosse disponibilità di utile, possa contribuire in modo superiore rispetto alle esigenze di questo Paese e possa, anche attraverso l'uscita dalla procedura di infrazione della Commissione europea, ricavarne dei benefici ben superiori rispetto alla maggiore tassazione che sopporta. Perché uscire dalla procedura di infrazione significa che si riduce lo spread, si riduce il costo di equity e aumenta il valore delle aziende. Queste sono di fatto delle operazioni win win. Tuttavia se queste operazioni vengono fatte congiuntamente, ci deve essere un rispetto reciproco, e quindi è necessario non andare oltre determinati livelli nell'interagire con il mondo bancario. Agire con aggressività è un grossissimo errore perché ci rimane comunque un punto di debolezza che è il debito pubblico fra i più elevati in Europa. Abbiamo un debito pubblico che oggi è 137% del PIL e che fra vent'anni, se cresciamo all'1 e mezzo per 100 di crescita del PIL, arriverà al 100%. Il gioco di squadra tra banche, imprese e cittadini è fondamentale: tutti devono rispettarsi reciprocamente e contribuire a fare in modo che questo Paese possa avere una crescita di medio- lungo termine. La crescita oggi è il vero punto sul quale noi abbiamo bisogno di poter lavorare in Italia, perché se cresciamo con l'Europa avremo una forza indotta, manterremo dei punti di attrazione indispensabili con alcuni Paesi europei, in particolare Germania e Francia, ma se la Germania non cresce, l'Italia ha estrema difficoltà a crescere perché tutto il tessuto imprenditoriale del Nord è intimamente collegato con la Germania".

Salari e crescita: €1,5 mld di investimenti contro la povertà

"Detto questo, in questo sistema noi dobbiamo riuscire a valorizzare i punti di forza relativi del nostro Paese e quindi considero estremamente positivo il supporto alle imprese e mi sembra che nella legge finanziaria ci siano degli interventi a supporto delle imprese che considero estremamente positivi, proprio perché gli investimenti sono quelli che accelerano la crescita in un Paese; l'accelerazione della crescita è quella che può ridurre le disuguaglianze che anche in Italia, con la concentrazione della povertà, sono un punto di debolezza indiscutibile. E dall'altra parte io credo che sia indispensabile, sia per il capitale umano sia per le condizioni di vita (incredibilmente il 72% di quelli che che contribuiscono alle tasse guadagnano meno di 29.000€)  che l'elemento sul quale tutti noi dobbiamo essere sicuri di poter sostenere il nostro Paese sia quello di lavorare sulle persone che oggi hanno maggiori difficoltà. Quindi sono fondamentali gli interventi a favore di quello che è definito il ceto medio ovvero quella fascia che si sta ampliando molto in cui anche guadagnando 30/40 50.000€ e avendo più figli si può andare in difficoltà nel quotidiano. Anche questo è uno degli elementi sui quali tutti noi, sia il Governo, ma anche i soggetti privati come il nostro devono agire e possono agire. Noi come Intesa Sanpaolo abbiamo dedicato 1.000.000.000 e mezzo a favore della povertà e abbiamo il più grande progetto a favore delle uguaglianze nel mondo nel settore bancario. Credo che sia un dovere di ogni azienda che fa utili potersi porre il problema di come poter aiutare il sistema delle disuguaglianze nel nostro Paese. Non possiamo aspettarci che faccia tutto il governo in un Paese con un debito pubblico al 137%. Se ci sono aziende che fanno utili, alcune vengono tassate, altre hanno la fortuna di essere guardate con più simpatia da parte del governo e non sono tassate. Ma magari potrebbero intervenire sulle disuguaglianze destinando una parte dei loro utili a favore della lotta alle disuguaglianze. Ogni azienda dovrebbe lavorare per fare in modo che i salari vengano aumentati. I salari sono oggi uno dei punti di maggior debolezza del nostro Paese. E guardate teoricamente il collegamento con la produttività è teoria economica. Cioè più produttività economica, più tu puoi aumentare lo stipendio. Io credo che in fasi come queste, dove gli utili delle aziende siano molto alti, sia invece possibile  rompere questo legame, perché oggi riuscire ad aumentare i salari nel nostro Paese è una priorità strategica, è una priorità per le disuguaglianze, ed è una priorità per i consumi per la crescita, perchè disponibilità maggiori significano maggiori consumi da parte delle famiglie".

IA e capitale umano: le persone al centro del futuro

"Credo che ognuno di noi dovrebbe porsi il problema, così come nelle aziende di buona redditività, di cosa si può fare di più per le persone che lavorano nella propria azienda. E qui mi avvio alla conclusione con un riferimento ai ragazzi ai giovani. Siete stati citati come capitale umano, come il futuro. Indubbiamente avete una capacità di adattarvi ai cambiamenti e di essere pronti a muovervi rapidamente a seconda di quelle che possono essere le dinamiche del futuro. Io credo che voi dobbiate lavorare per affiancare alla competenza tecnica a una capacità di essere vicini a chi ha più bisogno. Oggi c'è una fortissima attenzione per l'intelligenza artificiale, per cui tutti che devono essere i più tecnologici del mondo, quando l'intelligenza artificiale senza il capitale umano vale zero e ve lo dice uno che è il più grande datore di lavoro in Italia. Cioè Intesa Sanpaolo oggi è il più grande datore di lavoro in Italia. Ma l'intelligenza artificiale senza le persone non serve a nulla e non deve rappresentare una minaccia per gli umani. Le persone che lavorano in azienda sono la cosa più importante che noi abbiamo, così come voi studenti siete la cosa più importante di questo Paese perché siete il futuro dell'Italia. Ma essere sicuri di poter creare delle opportunità di lavoro diverse attraverso l'intelligenza artificiale o la modalità migliore per usare l'intelligenza artificiale è una priorità di ogni capo azienda e prendersi cura di chi è vicino a noi, che sia nell'ambiente universitario, che sia nell'ambiente lavorativo, deve essere una priorità di tutti coloro che sognano un destino di contributo concreto al proprio Paese e all'Europa".

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