10 Dicembre 2023
Morgan, al secolo Marco Castoldi, dopo la prima del Don Carlo alla Scala di giovedì sera, come il solito, non si è tenuto lontano dai riflettori. Dopo lo spettacolo, durante la cena da Cracco in Galleria, tenutasi in occasione del Cenacolo Artom, l'ex frontman dei Vertigo si è esibito nella recitazione di una poesia di Franco Loi, un autore da poco scomparso, ha poi spiegato ai commensali il segreto di un perfetto fiocco del papillon, e infine li ha deliziati con una sua personale versione della canzone più milanese che ci sia: "O mia bela madunina".
Vorrei dire delle parole milanesi adesso visto che ci sono qui dei milanesi, per far capire quanto io non sia quello che si racconta di me... perché di me si sa tutto, lo sai che tanto è Morgan. Beh, chi è Morgan? Non lo so neanche io chi è Morgan. Come fanno a saperlo gli altri? Non lo sa nemmeno mia madre. Nessuno di noi sa chi siamo, chi è se stesso... Magari lo sapessimo. Sicuramente se lo sapessi non mi piacerei.
Comunque io voglio dire la poesia di un milanese che è un grande poeta morto da poco, scomparso da poco: Franco Loi. Franco Loi è stato uno che la lingua milanese l'ha inventata e quando lui parla della poesia parla anche della vita e dice
"Dent la parola pèrsa mí me pèrdi,
deventi i ròbb del mund, l’aria che passa,
quèla parola che sta dedré de l’aria
e se fa ciara aj ögg che stann nel temp;
e se mí parli sú no chi l’è a parlà,
l’è ’l vent che parla nel mè d’un sentiment,
che nient se fa dal nient, e nel pensà
la vûs che mí me ciama me vègn dent."
Allora questo vuol dire così, dentro nella parola aperta, nella parola io mi perdo. Divento le cose del mondo. L'aria che passa. Quella parola che però sta dietro l'aria. Che si fa chiara negli occhi che stanno nel tempo, perché niente si fa con il niente. E quando ci penso: chi è che sta parlando con il mio di sentimento? È per caso il vento? No. Perché se ci penso quella voce che mi chiama mi viene dentro. Questa è la parola persa.
La canzone "O mia bella Madunina" è una canzone di inclusione e bisogna saperlo, bisogna viverla in questo modo, perché in realtà è stata fatta da un cantautore milanese, Giovanni D'anzi, che girava tutta Italia. Conosceva tutto il repertorio che all'epoca, negli anni '30, andava la musica napoletana, perché la canzone napoletana nasceva in quel momento e ed era grande in tutto il mondo, non solo in Italia. E lui faceva queste serate in tutti i teatri gli chiedevano sempre le canzoni napoletane, però un certo punto ha detto ma possibile che non esista una canzone milanese? cioè che non ci sia? perché noi non dobbiamo avere la canzone milanese? Allora lui ha voluto scrivere una canzone che è un prototipo, come dire "mettiamo caso che esista una canzone milanese, come farebbe?" E allora inizia a scrivere questa canzone che di fatto geniale, diventa la prima canzone della tradizione milanese. 1933 e dice:
A diesen la canzon la nass a Napuli
E certament g'han minga tutti i tort
Surriento, Margellina tucc'i popoli
I avran cantà on milion de volt
Mi speri che se offendera nissun
Se parlom un cicin anca de num
O mia bela Madunina che te brillet de lontan
Tuta d'ora e piscinina, ti te dominet Milan
Sota a ti se viv la vita, se sta mai coi man in man
Canten tucc "lontan de Napoli se moeur"
Ma po' i vegnen chi a Milan
Ades ghè la canzon de Roma magica
De Nina er Cupolone e Rugantin
Se sbaten in del Tever, roba tragica
Esageren, me par on cicinin
Sperem che vegna minga la mania
De metes a cantà "Milano mia"
O mia bela Madunina che te brillet de lontan
Tuta d'ora e piscinina, ti te dominet Milan
Si vegni senza paura, num ve songaremm la man
Tucc el mond a l'è paes e semm d'accord
Ma Milan, l'è on gran Milan!
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia