02 Dicembre 2025
Giornata incandescente a Genova, che ha visto un altro sciopero con conseguente manifestazione degli operai dell'ex Ilva e di Ansaldo. La protesta, a detta dei partecipanti, è stata indetta per "il diritto al lavoro e al futuro". Per la maggior parte della mattinata fino a circa le 16, la città è stata spaccata in due: i manifestanti hanno occupato ponte San Giorgio sull'autostrada A10 e hanno anche bloccato l'aeroporto Cristoforo Colombo.
Mattinata di tensione e proteste a Genova, dove migliaia di lavoratori dell’ex Ilva, affiancati dagli operai di Ansaldo Energia e Fincantieri, hanno paralizzato la città con un’azione senza precedenti: l’occupazione del Ponte Genova San Giorgio. È la prima volta nella storia che il viadotto simbolo della rinascita post-crollo del Morandi viene bloccato da una manifestazione.
La mobilitazione è iniziata all’alba, con l’assemblea permanente allo stabilimento di Cornigliano e lo sciopero ad oltranza di Acciaierie d’Italia. Alla protesta si sono uniti gli operai di Ansaldo, in agitazione per il trasferimento negli Stati Uniti di lavorazioni strategiche, e quelli di Fincantieri. In corteo, dietro lo striscione “Genova lotta per l’industria”, i lavoratori hanno portato persino una pala meccanica, simbolo del lavoro pesante che la città teme di perdere.
Dopo ore di blocchi a Cornigliano e Sestri Ponente, a metà mattina gli operai hanno bloccato l’area partenze dell’aeroporto di Genova, posizionando proprio la pala meccanica davanti agli ingressi e impedendo l’accesso ai passeggeri. Intorno a mezzogiorno i manifestanti hanno abbattuto le barriere del casello di Genova Aeroporto e si sono immessi sulla A10, raggiungendo Ponte San Giorgio e occupandone entrambe le carreggiate. Il traffico si è paralizzato per chilometri, mentre il ponte si riempiva di caschi blu e fumogeni rossi in un’immagine destinata a restare.
La situazione si è sbloccata solo dopo l’annuncio di una telefonata nel pomeriggio tra il sindaco e commissario straordinario Marco Bucci e il vertice di Acciaierie d’Italia, con sul tavolo la garanzia di 45 mila tonnellate di materiale per Cornigliano fino al 2026. I manifestanti hanno lasciato il ponte ma avvertono: “Se serve torniamo. La prossima volta non basterà una telefonata”.
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