17 Ottobre 2025
Venezia, 17 ott. (askanews) - Un'esperienza che genera arte, attraverso il suono, il movimento e l'immagine. L'installazione "Songs of Ascension Shrine" di Meredith Monk, artista premiata con il Leone d'oro alla carriera, in qualche modo può essere un simbolo della Biennale Musica 2025 e, per estensione, anche di tutte le Biennali di arti performative, che sono momenti straordinari all'interno dell'istituzione veneziana. Sui tre grandi schermi gli spettatori possono rivivere una performance dell'artista americana, registrata in una torre in California. L'ascensione è vocale e sonora, ma anche fisica, lo spazio è senso e ogni movimento rimanda a una chiara idea di poesia, nell'accezione più viva del termine.
In Meredith Monk, ha scritto un curatore brillante come Andrea Lissoni, "ogni respiro, ogni balbettio, ogni vibrazione diventa fertile: riaffiora, si rinnova. L'unicità della sua voce sta nel fatto che non rappresenta, ma si manifesta: non racconta un'emozione, la vive e la genera; non descrive uno spazio, lo apre; non imita la vita, la innesca".
Lasciarsi accompagnare da queste "canzoni di ascensione" significa esattamente permettersi di diventare parte del flusso dell'arte, lasciare che l'opera esista per noi, che per 39 minuti e 25 secondi quello diventi il mondo. Fatto di corpi, suoni, voci, ma anche di acqua, di ascensione e di ridiscesa: con un radicamento nell'umano che assume caratteristiche commoventi. Ogni fragilità sembra forza, ogni istante diventa decisivo, ma senza retorica, solo come parte di un meccanismo che è unico e collettivo.
Guardare Meredith Monk è un modo di sentire che l'arte è una forza del procedere, un ritracciare, un cambiare di continuo le mappe di riferimento. Sostenuta da una voce che si espande attraverso le discipline in un circolo temporale ed emotivo ben rappresentato dall'andamento della torre nella quale si muovono l'artista e i performer. (Leonardo Merlini)
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