Omicidio Genini, amica Nicole Limonta rivela: "Mi inviava foto di lividi, le violenze duravano da 1 anno, temeva per la madre e la sorella" - VIDEO

"Le violenze andavano avanti da almeno un anno". Stanno emergendo nuovi inquietanti dettagli sulla vita di coppia della giovane Pamela Genini, uccisa brutalmente con 24 fendenti dall'ex compagno 52enne Gianluca Soncin sul terrazzino dell'appartamento milanese di Gorla.

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La donna è stata uccisa sul terrazzino di casa davanti agli occhi dei vicini. All'arrivo del 118 l'uomo ha continuato ad infierire sul corpo della vittima prima di puntarsi l'arma al collo. Oltre l'accusa di omicidio, l'aggravante di "atti persecutori" e premeditazione

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Dettagli resi direttamente da Nicole Limonta, migliore amica della vittima, che ai microfoni di Mattino Cinque ha raccontato come quella tra Genini e Soncin fosse una relazione "tossica", dove le violenze "andavano avanti da almeno un anno". "Mi raccontava che la chiamava tantissime volte al giorno e sul cellulare mi inviava le foto dei lividi per le botte subìte". Manifestazioni di violenza fisica e psicologica da cui Pamela era "intrappolata" ma che ha sempre confessato all'amica per avere supporto e consiglio. "Pamela era come una sorella piccola per me - racconta Nicole ai microfoni della trasmissione -, Mi ha sempre raccontato di violenze. La chiamava tantissime volte al giorno, era sempre ossessivo, le controllava il telefono e a Milano la raggiungeva anche contro la sua volontà". Le prime esternazioni di violenza, stando alla ricostruzione fornita dall'amica, risalirebbero "all'anno scorso al red carpet di Venezia, a settembre, dove sono andata anche io". A quell'appuntamento sarebbe dovuta andare anche Pamela, ma "mi ha chiamata disperata dicendo che lui si era ingelosito e arrabbiato. Ha avuto un raptus, l’ha presa per i capelli, le ha lanciato una valigia e l’ha riempita di botte". "Era tutta tumefatta, (...). Aveva le gambe gonfie ed era piena di lividi anche sulla pancia".

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"Ha chiamato me e mio marito e noi le abbiamo detto subito di denunciare. Il giorno dopo lei è anche andata all’ospedale di Bergamo e le hanno steccato le dita. Hanno capito che era una violenza e hanno fatto uscire il personale per far sì che lei facesse la denuncia. Lei aveva detto che lo avrebbe denunciato, ma poi lui era tornato dopo 2-3 giorni piangendo e promettendo di cambiare e di andare insieme dallo psicologo. Pamela mi ha raccontato tante volte che lui toglieva gli psicofarmaci". Pamela avrebbe dunque in varie occasioni tentato di troncare la relazione ma l'uomo puntualmente sapeva "come farsi perdonare". Persino a maggio sarebbero intervenuti i Carabinieri dopo che Soncin "era andato a casa sua ubriaco". Un comportamento, quello del killer, altalenante, fatto di promesse di matrimonio, di una famiglia e dell'acquisto di una casa a Cervia, ma anche di continue minacce. A lei, alla madre, al cane, e alla sorella incinta "che il 5 novembre l'avrebbe resa zia".

A Mattino Cinque è poi intervenuta l'altra amica, Elisa Bartolotti, dicendo "Solo l'altro giorno Pamela era venuta a trovarmi per un pranzo a Lugano e aveva manifestato l'intenzione di iscriversi all'università. Soncin? L'ho visto due o tre volte e aveva un comportamento affabile, non sembrava un killer". Gianluca Soncin, attualmente rinchiuso nel carcere di San Vittore, era già stato arrestato nel 2010 nell'ambito di un'inchiesta inerente al commercio di automobili di lusso con evasione dell'Iva per oltre 6,5 milioni di euro. Consumatore di oppiacei e cocaina, secondo alcuni retroscena del Giornale d'Italia dietro al rapporto Soncin-Genini potrebbe nascondersi l'ombra di un giro torbido di prostituzione e droga strettamente legato agli ambienti del jet set milanese.