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Morto Maurizio Costanzo, nel 1993 l’attentato di Cosa nostra in via Fauro a Roma - VIDEO

Il 14 maggio 1993 un boato scosse i Parioli: un'auto imbottita con 90 chilogrammi di tritolo esplose a poca distanza dalla Mercedes blindata su cui viaggiavano Costanzo e De Filippi, rimasti illesi

24 Febbraio 2023

Era la sera del 14 maggio 1993. Un'auto imbottita con 90 chilogrammi di tritolo esplose in via Ruggero Fauro, Roma, al passaggio della Mercedes blu blindata che riportava a casa Maurizio Costanzo (morto oggi, venerdì 24 febbraio, a 84 anni) e la compagna Maria De Filippi dopo una sessione di prove al teatro Parioli. Un boato spaventoso: le facciate dei palazzi erano devastate fino al quarto piano, sull'asfalto un tappeto di vetri. I feriti furono 24, due gravi. Il conduttore e la compagna ne uscirono miracolosamente illesi.

Un agente della scorta restò lievemente ferito, un altro subì lesioni per lo choc

Al momento dell'esplosione erano in transito due autovetture: la Mercedes blu presa a nolo la mattina dell'attentato condotta da Stefano Degni e dove sedevano Costanzo e De Filippi e, a brevissima distanza, una Lancia Thema con a bordo le guardie del corpo Fabio De Palo (rimasto lievemente ferito) e Aldo Re (che subì lesioni legate allo choc). Gli occupanti della Mercedes rimasero illesi per un ritardo nello scoppio causato dal telecomando e per un muretto di una scuola che fece da protezione all'automobile blindata di Costanzo.  

Riina e Messina Denaro avevano pianificato di assassinare Costanzo già l’anno prima

La pista mafiosa fu quella seguita fin dall'inizio, da almeno due anni, dall'omicidio dell'imprenditore palermitano Libero Grassi nel 1991, Costanzo era diventato protagonista di una coraggiosa campagna contro la la criminalità organizzata. Il giornalista, inoltre, aveva invitato spesso all'MC Show il giudice Giovanni Falcone, assassinato nel 1992. Venne subito seguita la pista di Cosa Nostra e successivamente si scoprì che già l'anno prima Toto Riina e Matteo Messina Denaro avevano pianaficato l’agguato. “Perché la mafia scelse proprio me?”, disse Costanzo. “Io faccio il giornalista, avevo molto parlato di mafia al Maurizio Costanzo Show e la mafia si è difesa. Arrivavano lettere con la mia testa in un vassoio, le mandavo alla Digos. Ci provò, Cosa nostra. Ma non ci riuscì. “La mafia mi dedicò 70 chili di tritolo mentre tornavo a casa in macchina con Maria. Il bello è stato accorgerci che eravamo vivi”.

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