28 Luglio 2020
Proroga dello stato di emergenza al 15 ottobre: questa è la data che dovrebbe indicata nella risoluzione di maggioranza in Senato. Il testo è ancora in fase di elaborazione, ma stando alle comunicazioni del premier Giuseppe Conte in Aula al Senato, la scadenza dell'emergenza relativa al Coronavirus dovrebbe cadere nella metà di ottobre.
"Pur in assenza del vincolo normativo ritengo doveroso condividere con il Parlamento" la decisione della proroga dello stato di emergenza. Ad affermarlo è il premier al Senato.
"La dichiarazione dello Stato di emergenza è prevista dal codice di protezione civile - precisa Conte - la legittimità di queste previsioni è stata vagliata positivamente dalla Corte Costituzionale. Costituisce il presupposto per l'attivazione di una serie di poteri e facoltà necessari per affrontare con efficacia e tempestività le situazioni emergenziali. Tra i poteri fondamentale è il potere di ordinanza, che consente norme in deroga a ogni disposizione vigente, nei limiti indicati dalla dichiarazione di emergenza e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico e dell'Unione europea".
"La proroga dello stato di emergenza è una facoltà espressamente prevista dalla legge - ribadisce il Premier - ed è attivabile ove si renda necessaria la prosecuzione degli interventi. Questa esigenza si verifica quasi sempre. Lo stato di emergenza viene ordinariamente prorogato dal governo. Sarebbe incongruo sospendere bruscamente l'efficacia delle misure adottate se non quando la situazione è' riconducibile a un tollerabile grado di normalità. Se questo è vero per eventi che si esauriscono una volta per tutte, come un terremoto, è ancor più vero per la pandemia".
Conte ha spiegato quali misure cadrebbero se non fosse prorogato lo stato di emergenza. Tra le misure che perderebbero effetto "c'è anche il noleggio di navi per la sorveglianza sanitaria dei migranti - ha ricordato il Premier - e non sfugge a nessuno di quanto sia attuale il ricorso a questo strumento per un ordinato svolgimento della quarantena per la tutela della sanità pubblica".
"Se lo stato di emergenza non fosse prorogato cesserebbe il coordinamento attribuito alla Protezione Civile - ha aggiunto - così come decaderebbe i poteri straordinari assegnati ai soggetti attuatori, che nella maggior parte dei casi sono i presidenti di Regione. Verrebbe a cessare la sua funzione anche il Comitato tecnico scientifico. A questo occorre aggiungere che al 31 luglio sono prorogati numerosi termini normativi di rango primario e secondario".
"Dobbiamo essere consapevoli che se non prorogassimo" lo stato di emergenza, "cesserebbero di avere effetto le ben 38 ordinanze, di cui 4 al vaglio della Ragioneria - ha continuato - così come i conseguenti provvedimenti attuativi. Ad esempio decadrebbero le misure per la gestione delle strutture temporanee per l'assistenza alle persone positive, il volontariato di protezione civile, il reclutamento di personale sanitario a supporto delle regioni e dei penitenziari, il numero verde, il pagamento dilazionato delle pensioni negli uffici postali, l'attivazione del sistema Gros, che è la centrale operativa remota di soccorso sanitario per cui in mancanza di posti letto in una regione, Gros interviene per la ripartizione e il trasferimento dei pazienti in altre regioni".
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