Venerdì, 05 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

La rinuncia di Angela scatena la fogna dell'informazione di potere perché denuda un re con la lebbra

La pugilessa italiana sale sul ring ma subito rinuncia a battersi con un maschio che poteva ucciderla: per la Rai, come per le testate di regime, è una vigliacca, una fascista, una omofoba. Ma non si era detto che l'atleta dell'Algeria Imane Khelif era donna a tutti gli effetti?

01 Agosto 2024

Angela Carini

Davvero ignobile, davvero indecente, davvero degradante la telecronaca Rai su Angela Carini che rinuncia a combattere contro un avversario nato maschio e così salva se stessa, la verità delle cose ultime, la civiltà e, non di meno, le sue colleghe. Un gesto di coraggio contro un mondo che millanta tutela per le donne, mandate sportivamente al macello sull’altare dell’ideologia woke. Quanto a dire la mitologica Narrazione che sarebbe la voce del padrone. Che c’è sempre stata ma oggi, grazie ai social, alla tecnologia autoritaria, ha una potenza pervasiva inaudita. Davvero imbarazzante, vergognosa per chi la ha ascoltata, quella telecronaca, per gli italiani che pagano il canone, sarà anche qualunquismo da pezzenti ma provateci a restare calmi e olimpici mentre dei telecronisti faziosi, schierati, scorretti, coprono la nostra atleta di critiche, di fango, danno la stura a una gogna prevedibile come sempre quando uno si azzarda a dire che il re è nudo. E in questo caso non solo nudo, sotto il velo la sua nudità ha le croste della rogna e i bozzi della lebbra. Ma per la Rai consacarata alla Narrazione, la stessa che fa dire al suo profeta Schwab, quello del Global Forum, quello vestito da guerre stellari, che “la Narrazione è l’unica cosa vera”, per questa televisione di Stato, poliziesco Stato del pensiero, Angela la pugilessa è solo una vigliacca, una provocatrice. Mentre è una che ha avuto il coraggio di non farsi ammazzare in un incontro impossibile, non impari, proprio impossibile, contro un avversario – maschio, maschio, trentatrè volte maschio – che subito le ha scoperchiato il caschetto con un colpo proibito, di violenza maschia, drogatissimo, nel senso agonistico e insieme malizioso che usava Gianni Brera. Sport improponibile dentro olimpiadi irreali in un mondo inabitabile. Questa la colpa della combattente campana, averlo fatto capire senza più margini di equivoco, oltre la propaganda scatenata dalla lobby queer o gender che è una delle più scorrette e miserabili. Non è vero che rinunciando a salire sul ring avrebbe fatto meglio: così, invece, non potranno darle della razzista, della omofoba (ma l’avversario, trans, non era “donna”?): certo, ci provano lo stesso, ma non regge perché Angela ha dimostrato che combattere in quella situazione era semplicemente impossibile. E per dimostrarlo doveva provarci.

Che volevano dimostrare i commentatori Rai come dei network multinazionali? Di essere a disposizione dell’Agenda? Che, Telemeloni o meno, lì dentro comanda pur sempre la sinistra conformista del PD? Servilismo per Mattarella? O volevano semplicemente, miserabilmente tenersi il posto come gli Arlecchini e gli zelanti di ogni tempo?

Ma il caso, pur clamoroso, del gran rifiuto della coraggiosa Angela, una, mi ha fatto notare il mio amico Tricarico, “che ha abbandonato ma era già stata abbandonata da tutti”, non va colto di per sé, va proiettato a dimensioni globali, nella totalità degli ambiti sociali e delle implicazioni politiche, di potere; a dimensione di uno sport, tanto per cominciare, oltre il losco, dentro olimpiadi invereconde, il cui Cio, comitato organizzatore, sa benissimo che l’atleta algerino Imane Khelif è un uomo, sa benissimo che come presuntissima femmina, che rifiuta di misurarsi coi parisesso, è stato squalificato o non ammesso in diverse occasioni, ma preferisce “muoversi nel solco di una linea totalmente differente che spinge verso l’inclusività”: quanto a dire la pazzia del miraggio, il possibile sacrificio umano pur di salvare l’ideologia del postsocialismo finanziario. Vi ricorda niente? Anche per i vaccini i mammasantissima delle istituzioni nazionali, quella italiana in particolare, si chiedevano tra loro: e che? Per qualche morto? Vogliamo sacrificare forse i vaccini? No, meglio gli esseri umani. E anche in quella occasione scattavano immediate le contestualizzazioni, le esegesi, i distinguo dell’informazione omogeneizzata e magari prezzolata.

Questa follia imperante per cui esiste quello che non esiste e non esiste quello che esiste, questo pandemonio per cui il primo che si sveglia può sentirsi donna e andare a pestare donne o a violentarle in prigione, al reparto femminile dove ottiene di essere associato a dispetto della barba, del cazzo e dei bicipiti, questa aberrazione demoniaca per cui ci uccidono con pozioni sconosciute, o non chiarite, per curarci da morbi sconosciuti, o non chiariti, questo trauma inguaribile per società costrette a mentirsi, a rinchiudersi, a spiarsi, all’umiliazione insana e totalitaria di poter prendere un caffè solo in piedi, mai seduti, di stare da soli davanti al mare immenso ma con una maschera, di poter scegliere un oggetto su uno scaffale ma non su quello a fianco, tutto questo incubo maligno non sarebbe stato possibile senza la vergogna di una informazione prostrata, prostituita al regime. O, per dirla come Foucault, senza che il potere reticolare si mettesse a totale disposizione del potere verticale. È il dirigismo ambientale e sanitario, è l’autoritarismo censorio in nome della scienza, è la voce unica che si legittima di per sé e si regge con gli strumenti della tecnologia del controllo.

Per questo il gesto di Angela Carini è stato così dirompente, e per questo stanno già cercando di infangarlo. Ho amici anche colti, sensibili, consapevoli, ma non esperti della malizia indecente di questa informazione che conosce tutti i trucchi per sviare, per dirottare l’attenzione dal punto focale, dalla realtà oggettiva e definitiva. Questi amici a un certo punto entravano in crisi, cascavano nei tranelli dell’informazione militante e si chiedevano se non si fossero sbagliati, se non stessero indulgendo a sentimenti intolleranti e omofobi. Ho spiegato loro che era tutto un miraggio, gli ho suggerito i percorsi mentali per sottrarsi, gli ho anticipato cosa sarebbe successo e come la propaganda infima sarebbe prestissimo crollata, il che è successo precisamente e immediatamente. Non potendo più giostrare sulla lana caprina del testosterone e dei cromosomi, adesso si rifugiano sulla presunta codardia e sul “fascismo” di Angela che ha rifiutato di immolarsi alla loro losca ideologia, una ideologia quella sì vile perché ad immolarsi ci manda gli altri. Vincerà lei, Angela, perché a dispetto della gogna e della fogna, che si dissolveranno presto, ha già vinto, perché adesso è libera, anche, se vorrà, da un team irresponsabile che voleva obbligarla, se ne farà una ragione la nostra pilatesca premier Meloni che riesce contemporaneamente a difendere l’italiana e a sostenere l’avversario che chiama “algerina”, che considera femmina. Tutto chiaro, tutto risaputo, non possiamo fidarci di nessuno, nessuno ci difenderà. Per questo non dimentichiamo mai che l’informazione, sia di Stato, o privata, comunque ugualmente di regime, di potere, dietro le sue finte divisioni è infame, lurida (non che la controinformazione, spesso, sia migliore), ed è quella che ribalta la verità: su un canale non Rai la disperazione di Angela che si ritira, “non è giusto, non è giusto, non è giusto!” viene contrabbandata così: “l’italiana non è contenta per qualcosa”: fate pena, fa ribrezzo questa falsa informazione che ci spaccia per salvezza tutto ciò che ci elimina: mele avvelenate, trabiccoli elettrici che esplodono, carni sintetiche cancerogene, riconversioni ambientali che minano il pianeta, confusione sessuale che impone alle femmine di farsi spaccare la faccia da diversamente femmine. Il tutto in ossequio ai dogmi di Schwab: “La Narrazione è l’unica realtà, al mondo ci sono 4 miliardi di mangiatori inutili, uno su due, e noi li elimineremo”. Si stanno impegnando, e ci stanno riuscendo.

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x