09 Dicembre 2025
Se per assurdo ci fossimo trovati a Broadway il 12 settembre 1866 di sicuro ci avrebbe schiantati un colpo di sonno...perché “The Black Crook”, considerato il primo musical in assoluto della storia, durava la bellezza di cinque ore e mezza. Invece lo show newyorchese ebbe un successo strepitoso e fu replicato per 474 volte. L'incasso? Oh, una bazzecola: un milione di dollari.
Da allora, chi l’ha fermato più questo genere teatrale spumeggiante dove gli attori recitano, cantano e danzano con ritmi trascinanti? Nessuno. E certamente nessuno lo ferma a dicembre quando i cartelloni se ne cadono di titoli accattivanti e figure iconiche come “I tre Moschettieri” del capolavoro di Dumas, il 16-17 al Teatro Massimo di Pescara e il 27-28 all’Auditorium di Roma, o lo scatenato Tony Manero de “La febbre del sabato sera” al Teatro Valli di Reggio Emilia dal 19 al 21.
I musicals amano le fiabe. Tutti amano le fiabe. Quindi tutti amano i musicals - è quasi un ragionamento aristotelico. La prova lampante? Ma senz’altro “Aladin” - in programma il 20 dicembre al Donizetti di Bergamo - che in un attimo mette d’accordo genitori e figli con la lampada magica, il tappeto volante e le musiche degli intramontabili Pooh.
Tra dialoghi brillanti, effetti speciali, costumi sgargianti, Eugenio Grandi è il simpatico mariolo innamorato della rapinosa principessa Jasmine. Alessandro Gaglio tratteggia il cattivissimo ministro Jafar, sempre indaffarato nei suoi perfidi misfatti. E Max Laudadio, nei panni del Genio bislacco e sopra le righe, si disimpegna con esiti esilaranti: l’esperienza accumulata nei suoi vent’anni di inviato a Striscia la notizia gli fornisce indubbiamente la verve necessaria.
Nei musicals i performers si sfrenano sull’onda di pezzi pop, rock, jazz o blues, creando atmosfere di grande suggestione per adulti e bambini. Ne sa qualcosa “La Bella e La Bestia - Una rosa per una vita” che, tratta dalle famose novelle settecentesche di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve e di Jeanne-Marie de Beaumont, si trasforma il 21 dicembre in un evento ricco di nuove caratterizzazioni nel colossale TeatroTeam di Bari.
Per l’occasione questa incredibile ribalta di 18 metri, davanti a 2156 posti, darà il giusto risalto alla produzione della Compagnia Neverland e all’inedito libretto firmato da Simona Paterniani che si conferma regista, scenografa e coreografa di felice ispirazione.
La vicenda è nota e sempre avvincente. Tra il vecchio genitore Matisse, le due sorelle antipatiche e i malfattori Gerson e Lefesse, la deliziosa Belle spicca per bontà, gentilezza, altruismo: ma basteranno queste doti a placare il carattere crudele della terribile Bestia, a conquistarne il cuore esacerbato dalla sventura e a liberarla dall’incantesimo che l’incatena?
Dalla favola al romanzo il passo è breve, e quindi largo a San Pietroburgo nel pieno della Rivoluzione Russa. Il Teatro delle Muse di Ancona propone infatti l’affascinante musical “Anastasia” dal 18 al 21 dicembre, su testo di Terrence McNally e melodie di Stephen Flaherty.
Ricordi sfocati, amore, intrighi politici, misteri. Il recital rivisita l’omonimo film d’animazione distribuito nel 1997 dalla 20th Century Fox - splendida la voce di Tosca nel doppiaggio italiano - e il film d’animazione ricalca a sua volta la magnifica pellicola girata nel 1956 da Anatole Litvak sull’enigma di Anna Anderson: la donna che sosteneva di essere la Granduchessa Anastasia Romanova sfuggita miracolosamente all’eccidio della casata imperiale nel 1918.
Nei ruoli principali, Yul Brynner e Ingrid Bergman. Carismatici? È dir poco! Lui, di una bellezza intensa e mozzafiato, è il cinico Generale Bounine che cerca di sfruttare una giovane colpita d’amnesia per impadronirsi della sua eredità. Lei è la presunta Anastasia, malata, sfinita, umiliata. Memorabile la scena dei nobili russi, esuli a Parigi, che la snobbano, la trattano con maleducazione. Uno di loro si accende un sigaro con nonchalance. Ma ecco che lei all’improvviso, da un passato lontanissimo, riesuma un gelido tono altero: ”Come vi permettete di fumare in mia presenza senza il mio permesso?”. Sconcerto tra i presenti, di colpo ammutoliti…
Non a caso il ruolo fruttò l’Oscar alla Bergman, non a caso risultò indimenticabile la colonna sonora, struggente e nostalgica, composta da Alfred Newman - egli vinse nella sua carriera 9 Academy Awards per brani cinematografici ed ebbe 45 nominations, record imbattuto fino ad oggi. Tutto ciò contribuisce alla forte presa dell’attuale musical e alla leggenda del personaggio: era lei? non era lei? Chissà.
Tra tanti dubbi, romanticismo ed emozioni, “Cantando sotto la pioggia” punta invece su un clima giocondo e brioso. Lo firma Luciano Cannito, coreografo oltre che regista, al Teatro Alfieri di Torino dal 30 dicembre all’Epifania. La trama frizzante è affidata a Flora Canto, Lorenzo Grilli, Martina Stella. E l’allestimento fa sensazione con scrosci di acquazzoni veri sul palcoscenico.
Siamo nella Hollywood dei Ruggenti Anni ’20, e Don Lockwood, vecchia gloria del cinema muto, si sente pronto per passare al sonoro. Però c’è un problema, un grosso problema: la coprotagonista Lina Lamont non si può sentire, letteralmente, nel senso che ha un accento sgradevolissimo. L’insuccesso è assicurato, l’unica chance è Kathy Selden che dovrà doppiare di nascosto la Lamont, con equivoci e risate a non finire.
Il musical è tratto dal mitico “Singin' in the Rain” del 1952. Lì, curiosamente, nelle vesti di Lina Lamont c’era Jean Hagen che possedeva in realtà una dizione perfetta, e per la parte di Kathy Selden scelsero Debbie Reynolds che viceversa ebbe bisogno di essere doppiata. E che dire di Gene Kelly e del suo ballo indiavolato nelle pozzanghere, con l’ombrello? Il poveretto aveva l’influenza ma coraggiosamente si lanciò lo stesso sotto gli idranti che gli rovesciavano addosso valanghe di acqua e latte - espediente per un’inquadratura più scintillante…
E questo, signori, è il musical. Allegria. Fantasia. Un pizzico di follia.
Di Carla Di Domenico
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