18 Settembre 2025
Rai
La decisione era nell’aria da qualche mese e l'avevamo già anticipata, ma è diventata ufficiale solo in queste ore: Marco Valerio Lo Prete sarà il nuovo corrispondente-responsabile dell’ufficio RAI di New York, con incarico a decorrere dal 20 ottobre 2025 fino al 19 dicembre 2027, un periodo prorogabile secondo quanto previsto dall’Accordo RAI–Usigrai del 30 gennaio 2014, salvo eventuale disdetta entro tre mesi dalla scadenza.
Un passaggio che segna non solo una svolta personale nella carriera di Lo Prete ma anche un movimento significativo nella geografia interna dell’informazione RAI, in un momento in cui la corrispondenza estera torna ad assumere un peso strategico, politico e simbolico.
Dietro la scelta, raccontano fonti interne alla TV pubblica, ci sarebbe stata una riflessione articolata tra vertici editoriali e dirigenza aziendale. In un momento di ridefinizione dei ruoli e dei linguaggi del giornalismo internazionale, serviva una figura che coniugasse esperienza istituzionale, visione analitica e capacità di racconto.
Non si tratta, va detto, di una sede qualunque. New York è la finestra sul mondo anglosassone, ma anche l’osservatorio privilegiato sulla politica americana in un biennio destinato a essere incandescente: nel 2026, infatti, si voterà per le elezioni di midterm, e il cammino verso le presidenziali del 2028 è già cominciato tra tensioni interne, processi giudiziari e una rinnovata polarizzazione sociale.
L’incarico a Lo Prete, spiegano ancora ambienti di viale Mazzini, «rientra in un progetto più ampio di rilancio del racconto internazionale RAI, attraverso volti autorevoli ma capaci di parlare anche a un pubblico generalista, senza rinunciare alla complessità». Una linea che si accompagna alla volontà — più volte espressa dall’amministratore delegato — di rafforzare la credibilità dell’informazione pubblica anche fuori dai confini nazionali, con corrispondenti in grado di dialogare direttamente con le testate estere, le istituzioni internazionali, il mondo accademico e culturale.
Il nome di Lo Prete circolava da tempo nei corridoi di Saxa Rubra, ma la formalizzazione è arrivata soltanto ora, con un iter che ha seguito le prassi previste dagli accordi con il sindacato dei giornalisti Usigrai. In ambienti interni, la notizia è stata accolta con commenti positivi, anche se non sono mancate alcune perplessità — come accade sempre in questi casi — da parte di chi avrebbe preferito un profilo già operativo all’estero.
In realtà, per Lo Prete si tratta di un ritorno alla dimensione internazionale, già coltivata negli anni della formazione e nelle numerose missioni giornalistiche seguite per conto del TG1. L’approccio sarà più da analista che da “cronista di strada”, ma è esattamente quello che si chiede oggi a un inviato di primo piano a New York: non solo raccontare ciò che accade, ma saper leggere ciò che si muove sotto la superficie.
Il mandato, formalmente, durerà poco più di due anni. Ma nel contesto attuale, segnato da sfide editoriali globali e dal confronto crescente con le piattaforme digitali, sarà anche un test importante per il modello di informazione pubblica italiana all’estero.
E chissà che proprio da New York — crocevia di potere, media e culture — non possa arrivare, nei prossimi mesi, una nuova narrazione della RAI nel mondo. Più autorevole, più chiara, più incisiva. È ciò che si aspettano i vertici. Ed è ciò che attende anche chi, da spettatore, cerca nel servizio pubblico non solo un notiziario, ma uno sguardo sui fatti.
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