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Eurovision 2026, “No alla partecipazione di Israele", alla richiesta dell'Irlanda si uniscono Slovenia, Islanda e Spagna: "Orribile l'impatto sui civili a Gaza"

Per l'Irlanda è "inconcepibile" la partecipazione di Israele all'Eurovision 2026 vista la "continua e spaventosa perdita di vite umane nella Striscia di Gaza"

12 Settembre 2025

Netanyahu

Cantante irlandese eurovision 2025, Benjamin Netanyahu

Da quando è scoppiata la guerra a Gaza, il tema della partecipazione di Israele all'Eurovision Song Contest è stato continuamente oggetto di polemiche, ma questa volta il dibattito è ancora più infuocato: da più Stati sono arrivate richieste di esclusione del Paese, fra questi Spagna, Islanda, Slovenia e Irlanda.

Eurovision 2026, “No alla partecipazione di Israele"

Diversi Paesi europei hanno annunciato l’intenzione di boicottare l'Eurovision Song Contest 2026 qualora Israele dovesse essere confermato tra i partecipanti. A guidare le proteste è l’Irlanda, seguita da Slovenia, Islanda, Paesi Bassi e Spagna, con altri Stati che osservano attentamente l’evoluzione della situazione.

L’emittente pubblica irlandese RTÉ ha dichiarato che la partecipazione del Paese sarebbe "inconcepibile" alla luce della "continua e spaventosa perdita di vite umane nella Striscia di Gaza". La posizione irlandese, già espressa nel 2025, si è rafforzata dopo l’assenza di risposte concrete da parte dell’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU), l’organismo che organizza il concorso. In una dichiarazione ufficiale, RTE ha chiarito che la decisione definitiva verrà presa solo dopo che l'Ebu si sarà espressa formalmente sulla questione.

Anche l’emittente slovena Rtvslo ha dichiarato pubblicamente che si ritirerà dal concorso nel caso in cui Israele dovesse essere in gara. L’emittente islandese Ruv ha adottato una posizione simile, pur lasciando spazio a trattative in corso con l’Ebu. Anche la Spagna, per voce del Ministro della Cultura Ernest Urtasun, sta valutando una posizione simile.

Siamo profondamente preoccupati per l’utilizzo dell’Eurovision come piattaforma di legittimazione politica,” ha dichiarato un portavoce di Rtvslo.

Già prima dell’edizione 2025, Rté aveva sollecitato l’Ebu a una riflessione sul ruolo di Israele all’interno del contest, citando non solo il conflitto a Gaza, ma anche la situazione dei giornalisti sul campo e quella degli ostaggi israeliani. Il direttore generale di Rté, Kevin Bakhurst, aveva definito “orribile” l’impatto del conflitto sui civili, ribadendo al tempo stesso l’obbligo di imparzialità nella copertura giornalistica del conflitto.

Il direttore dell’evento, Martin Green ha dichiarato: “Ebu comprende le preoccupazioni e i sentimenti profondamente radicati” legati al conflitto in Medio Oriente. Ha aggiunto che l’organizzazione sta consultando tutti i membri per prendere una decisione condivisa, ricordando che “le emittenti hanno tempo fino a metà dicembre per confermare la loro partecipazione”.

Se altri Paesi dovessero unirsi, l’edizione 2026 rischierebbe di vedere una drastica riduzione dei partecipanti, passando dalle consuete 37-40 nazioni a meno di 20 nazioni. Un colpo duro per una manifestazione nata per celebrare l’unità culturale europea, che oggi si trova a fare i conti con le tensioni geopolitiche del Medio Oriente.

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