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I segreti dietro ai concerti negli stadi, il ruolo dei promoter e dei tour manager nei live e il problema del secondary ticketing

Il business è nelle mani di pochi giganti, che in realtà somigliano molto a fondi di investimento, che sono proprietari di stadi e palazzetti, di società di management, di società di ticketing, di società che organizzano i tour e che si occupano pure del merchandising

18 Giugno 2025

I segreti dietro ai concerti negli stadi, il ruolo dei promoter e dei tour manager nei live e il problema del secondary ticketing

Concerto di Cesare Cremonini a San Siro (fonte: Lapresse)

La bolla dei mega concerti allo stadio, dei tour in grande stile anche per cantanti e gruppi con una carriera non proprio così solida, sta per esplodere.
Come già denunciato sul Giornale d’Italia dello scorso 6 giugno, infatti, ormai è sotto gli occhi di tutti che se fino a 15 anni fa il traguardo di un concerto a San Siro era riservato alle star, adesso i promoter organizzano tour negli stadi quasi per chiunque.
E spesso ci si deve confrontare con grandi problemi: soprattutto perché il business è nelle mani di pochi giganti, che in realtà somigliano molto a fondi di investimento, che sono proprietari di stadi e palazzetti, di società di management, di società di ticketing, di società che organizzano i tour e che si occupano pure del merchandising. Insomma, controllano tutta la filiera del comparto, dalla vendita dei biglietti alle attività dentro e nelle vicinanze delle arene dei live, dall’alto di nomi che magari al grande pubblico dicono poco, come Live Nation, Aeg, Eventim, Asm Global, Oak view group.
E’ chiaro che questi colossi, ben sapendo che ormai tutta la industry musicale vive essenzialmente di concerti dal vivo (i dischi si vendono poco e comunque, nel nuovo mondo digitale, assicurano incassi piccoli), giochino molto a sfruttare i loro artisti sul fronte live.
 
Un primo grande problema, di cui già in passato si è parlato, riguarda il secondary ticketing: ovvero i biglietti di cantanti o band di successo vengono messi in vendita sui siti ufficiali, ma spariscono nel giro di pochi secondi, per poi riapparire su siti secondari a prezzi quadruplicati. Nel 2016 lo scandalo travolse i concerti della star italiana per eccellenza, Vasco Rossi. Si disse che tutto sarebbe cambiato, che il fenomeno del bagarinaggio digitale sarebbe stato combattuto con i biglietti nominali. Ma in realtà tutto è rimasto come prima, gli artisti chiudono un occhio, tutti ci guadagnano, e i poveri fan vengono spennati a dovere.
 
Un secondo enorme problema nasce tuttavia quando i promoter organizzano un tour negli stadi, ma i biglietti non si vendono e rimangono ampi spazi vuoti da riempire. Perché in questa stagione, coi portafogli sempre più leggeri, si inizia a intravvedere un po’ la fine di quella euforia post-pandemica che aveva portato le persone a uscire di casa e ad aderire con entusiasmo a ogni proposta dal vivo.
In questi casi, che succede? Il meccanismo lo spiega bene Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino:L’organizzatore di concerti parla all’artista e gli dice che, dopo il successo virale del suo singolo, bisogna fare il grande salto, fare gli stadi, annunciare i sold out così la stampa farà tanti articoli”. Si annuncia il tour, l’artista promuove il tutto sui suoi social, seguitissimi. Poi, però, dopo qualche settimana, l’organizzatore chiama l’artista: “Non stai vendendo biglietti, lo stadio è semivuoto, la piantina su TicketOne è tutta verde. Quindi o annulliamo, oppure io ti offro una soluzione”. E qui Zampaglione svela il segreto di Pulcinella, che però è scandaloso: la soluzione che gli organizzatori propongono è “te lo riempio io lo stadio, o il palazzetto: ci sono biglietti gratuiti, o a 1 euro, o a 10 euro, invitiamo i dipendenti di banche, assicurazioni, aziende a noi vicine, facciamo contest con gli influencer. 
Però, buona parte dei costi per riempire lo stadio te li accolli tu, perché se leghi la tua immagine alla parola flop, e annulli il tour o fai stadi semivuoti, poi ti saltano contratti, sponsor, brand, convention, esposizione mediatica, pubblicità, credibilità”.
E da quel momento l’artista diventa un burattino nelle mani dell’organizzatore: l’85% di quello che guadagna l’artista va nelle mani dell’organizzatore perché deve rientrare dai costi. Ecco qui lo squarcio del velo su un universo malato.  Ovviamente le riflessioni del leader dei Tiromancino “non sono riferite a nessuno in particolare, ma a una abitudine che da anni sta distruggendo il meccanismo dei concerti e molte carriere”, conclude Zampaglione.
 
Il sistema messo in piedi, perciò, è diabolico ma alla fin fine va bene quasi a tutti. Perché, come sottolinea Selvaggia Lucarelli, che da giorni si sta occupando della vicenda, “va bene ai manager, che guadagnano in anticipo; agli organizzatori dei live che, alla fin fine, non vanno mai davvero in perdita; va bene ai fan che possono postare sui social le piantine degli stadi sold out; va bene ai giornalisti, che non scrivono niente perché poi il loro giornale vuole intervistare l’artista e non può rompere i rapporti con lui facendo sapere che i suoi stadi sono vuoti; e quasi sempre va bene anche all’artista, che comunque incassa anticipi di molto superiori al suo vero valore di mercato”.
di Claudio Plazzotta

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