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John Malkovich è satanico in OPUS, l'horror con un messaggio inquietante sui pericoli del fanatismo

E' al suo debutto cinematografico il regista del film ed è in ascesa la giovane protagonista che affiancano John Malkovich; il mostro sacro di Hollywood alza il voto del film: 7+

25 Marzo 2025

John Malkovich

John Malkovich e Ayo Edibiri in una scena del film; fonte/credits: Echo Group

Il grande John Malkovich interpreta un pop idol geniale e solitario nel film-debutto di Mark Anthony Green dal titolo "Opus". Con il divo americano, classe 1953, sul set una giovane in ascesa, la comica, sceneggiatrice e produttrice televisiva, soprattutto stella della nota serie tv "The Bears", Ayo Edebiri. Nell'ottimo cast, diretto molto bene dal regista Green, che prima di questo lungometraggio ha curato la regia solo di un corto nel 2017, anche, Juliette Lewis, Murray Bartlett, Stephanie Suganami.

Il film, che può essere classificato pure come thriller psicologico, ma le cui tinte restano quelle dell'horror, peraltro più splatter in alcuni momenti che capace di terrorizzare il pubblico, è stato prodotto da A24, la casa di produzione e distribuzione cinetelevisiva che prese i diritti americani di "Parthenope" di Paolo Sorrentino (Parthenope: "sono stata giovane, frivola e triste; oggi, sono viva e sola", così parlò la Napoli di Sorrentino). Quanto alla distribuzione italiana, è nelle mani di I Wonder Pictures.

Il regista del film con i protagonisti Malkovich e Edebiri sul set di "Opus"; fonte/credits: Echo Group

TRAMA

Il film tiene per 104 minuti il pubblico sulla sua sedia incuriosito inizialmente dalla storia, affascinato dal protagonista maschile, divertito dalle sue canzoni e follia, stregato da Alfred Moretti. Naturalmente, Moretti è il personaggio interpretato, manco a dirlo straordinariamente, da Malkovich, che ricordiamo con ammirazione nel riuscitissimo "Les liasions dangereuses" o nel colossal "Il tè nel deserto" e in tanti altri capolavori, resi tali anche da lui.

Moretti è una leggenda della musica, che, dopo più di 20 anni, torna a far parlare di sè improvvisamente, annunciando un nuovo album che supererà i precedenti, sfida difficile che attrae i fan di tutto il mondo. Ricordiamo che il termine "fan" deriva da "fanatico". Ed è su questo, non solo termine, concetto che si fondano il film e il suo messaggio.

Moretti ha cantato brani che hanno segnato generazioni intere, è entrato nelle case di chiunque per anni grazie alla sua musica, ha globalizzato la sua stessa esistenza con la curiosità, specie dei fan, sulle sue abitudini, fra realtà e fantasia, fra storia e dicerie, fra finitezza umana e mito assoluto. Ritiratosi dalle scene, l'artista riappare e promette di superare se stesso: è il delirio! 

Il film si svolge per lo più in un posto fuori dal mondo, una sorta di ranch isolato, dove pochi invitati selezionati vengono invitati, di ciò spesati, a passare qualche giorno con lui, il divino. Fra i giornalisti, critici, esperti musicali ospitati, troviamo Stan (Murray Bartlett), a capo di un giornale, e la giovane redattrice Ariel, che riporta a lui. Benché quello di Ayo sia il più giovane dei personaggi principali, la sua Ariel capisce celermente che quella non è una situazione nella norma e che Moretti è eccentrico a livelli preoccupanti, subodorando un rischio per la vita stessa dei presenti.

Del resto, il culto della celebrità è forse il più pericoloso: questo il vero messaggio del film, sottolineato da un'ottima e adatta colonna sonora realizzata da Nile Rodgers & The-Dream.

John Malkovich in una scena del film; fonte/credits: Echo Group

ANALISI & RECENSIONE                                                                           

Il film, innanzitutto, deve piacere per il genere cui appartiene - senz'altro più horror che thriller psicologico - e, poi, essere visto con leggerezza, quasi divertendosi, perché Malkovich è, come sempre, strepitoso e magnetico, perché la trama non annoia, anche se sembra mancare di un finale, perché la durata è eccellente (un'ora e 40 minuti va bene a chiunque!); tuttavia, manca un pò di profondità, manca una vera conclusione, anche se si intuisce, manca uno sviluppo dei personaggi, inclusi quelli protagonisti; quest'ultimo può essere un grosso difetto, però qui forse è voluto, proprio per stare nei tempi e per dare priorità ai colpi di scena, con ammazzamenti vari. In qualche modo, fra capacità di tenere il pubblico attento e spunti riflessivi che hanno un'attualità tematica - il fanatismo è un male sociale che sfocia, come ahimè visto più volte, nel terrorismo e nelle azioni violente validate da un qualche credo religioso - e una verità insita inquietante.

Regia e cast funzionano bene, certamente grazie anche alla luce che arriva da lui, l'ipnotico e stratosferico John Malkovich.

John Malkovich in una scena del film; fonte/credits: Echo Group

CONCLUSIONE

Moretti dichiara, teatralizzando una disperazione personale, che "Il pubblico è furioso... Furioso perchè non sono un palco..." e scoppia in una sonora risata con il suo publico, che lo asseconda: che pericolo quell' auto-celebrazione così spinta, che pericolo.

Naturalmente, non adatto ai minori, in particolare ai bambini.

Se il voto a Malkovich sarebbe 10, il voto a "Opus" nel suo complesso è: 7+.

Il film di Mark Anthony Green esce nelle nostre sale il 25 marzo.

Ayo Edebiri in una scena del film; fonte/credits: Echo Group

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