12 Agosto 2024
Mentre la politica è in vacanza, in attesa delle nuove nomine Rai, lo scontro televisivo si sposta sulle regioni. E dove in particolare? In Puglia. Oggetto della discussione, che da un po’ di giorni tiene banco sulle cronache locali dei quotidiani pugliesi, è il potenziamento della presenza della Rai in provincia di Lecce. Come noto la Rai ha una sede in ogni capoluogo di Regione, dove si trova anche la redazione della TGR regionale. Poi in territori molto estesi, come appunto la Puglia, ci sono in alcune città significative degli uffici di appoggio. Nello specifico a Lecce. A dare il via alla vicenda è stato il nuovo sindacato Unirai. Il segretario Francesco Palese (chenè originario proprio della provincia di Lecce) in un’intervista rilasciata alla stampa locale ha dichiarato che “la sede Rai di Bari va valorizzata, come tutte le sedi regionali. Ma la Puglia ha una sua specificità. È un territorio molto esteso, di fatto una macroregione. Non a caso da molti anni c'è chi parla di Regione Salento. Andrebbero potenziate le sedi di Bari e Lecce”. Secondo un articolo del quotidiano l’Edicola del Sud, gli uffici di Via Mellone a Lecce costano alla Rai 8 mila euro all’anno e nel periodo di contratto la cifra complessiva spesa sarebbe di 48 mila euro. Il contratto tra la Rai e la provincia di Lecce scade a ottobre. A livello locale è nata una polemica per lo scarso utilizzo dei locali, visto che ci sarebbe un solo redattore che, in quanto impegnato anche con l’attività sindacale in Usigrai, non riesce giustamente a essere sempre sul posto. Da qui la richiesta di implementare la presenza in termini di redattori. Da canto suo la sindaca di Lecce, Adriana Poli Bortone ha condiviso la richiesta di “valorizzare la sede Rai di Lecce in modo tale da coprire meglio il nostro vasto territorio, ricco di realtà fatte di tradizioni e di storie da raccontare al grand pubblico”. Non solo. La sindaca, vista la scadenza del contratto con la provincia, si è resa anche disponibile a fornire alla Rai dei locali in comodato d’uso gratuito. Sulla vicenda è intervenuto anche il vicepresidente della commissione trasporti, poste e telecomunicazioni, il deputato Andrea Caroppo secondo il quale “la spesa di 8 mila euro annui di soldi pubblici per l’affitto degli uffici Rai non è uno spreco in se, ma lo diventa nella misura in cui questi spazi rimangono vuoti, senza un numero di giornalisti adeguato a garantire il servizio pubblico”. In sintesi, le istituzioni vogliono una presenza giornalistica costante sul territorio. Interventi però che non sono piaciuti all’Usigrai, il principale sindacato dei giornalisti Rai. “La copertura informativa del territorio è una delle caratteristiche peculiari della Testata giornalistica regionale della Rai. Per questo ogni scelta che risponda a nuova presenza Rai nelle province di ciascuna regione è sempre una buona notizia. L'ipotesi di un potenziamento della presenza Rai a Lecce, di cui si parla da giorni su un giornale locale, non è però priva di controindicazioni”, hanno scritto in una nota Usigrai, Cdr Tgr Puglia e il Coordinamento Cdr Tgr, “Sorprende che nelle dichiarazioni del caporedattore della Tgr Puglia e del direttore della testata Casarin nulla si dica sul fatto che la regione sconta una totale assenza della Rai nella BAT (provincia di Barletta, Andria, Trani, ndc), dove manca da tempo la presenza di un redattore (peraltro richiesto dallo stesso caporedattore nel suo piano territoriale e mai realizzato), ma anche la provincia di Foggia, territorio molto vasto, dove i servizi sono assicurati solamente da un collega in trasferta. Stupisce anche che non si prenda in considerazione il potenziamento della presenza Rai a Taranto che come è noto sarà anche sede dei giochi del Mediterraneo nel 2026. Ma non solo. Il caporedattore nel piano territoriale definiva efficace la copertura della provincia di Lecce. Cos'è cambiato da allora? Semplice. Le pressioni di questi giorni per un potenziamento della presenza Rai a Lecce. Pressioni che purtroppo rispondono non tanto all'interesse dei cittadini pugliesi, quanto a quelli di una parte politica che in questo momento tenta di condizionare le scelte di una azienda che di tutto avrebbe bisogno, tranne che rispondere ai desiderata di partiti e politici di ogni schieramento. Sorprende, infine, che la Rai, pur di risparmiare poche centinaia di euro mensili di affitto, possa accettare la proposta di comodato gratuito di un Comune. Una soluzione che rischia di svilire la dignità del servizio pubblico, mettendo a repentaglio il diritto di critica nei confronti dello stesso Comune, esponendosi al rischio di conflitto di interessi”. Neanche il tempo di diramare la nota, che subito è arrivata la controreplica di Unirai. “Premesso che la Rai può e deve migliore la sua presenza sui territori di tutta Italia, anche quelli periferici, sia con le testate nazionali sia con quelle regionali, occorre fare chiarezza rispetto alla situazione della Tgr Puglia oggetto di un bizzarro e inesatto comunicato di Usigrai”, ha detto il segretario Francesco Palese, “Non è vero, per esempio, che il collega impegnato nella copertura della provincia di Foggia sia in trasferta; nella Bat provincia, invece, ogni giorno un giornalista si occupa di coprire quel territorio dopo che una collega è stata trasferita in altra regione con l’avallo proprio di Usigrai. Per finire Lecce: già nel piano editoriale del caporedattore Giancarlo Fiume, nel 2020 si definiva il Salento come territorio strategico per l’informazione. Quella provincia è coperta solo due giorni a settimana perché il collega territoriale è in distacco sindacale e opera solo la domenica oltre ad un altro giorno della settimana. Per questo il progetto per potenziare la sede di Lecce (che servirebbe all’intero Grande Salento), e su cui la politica locale si è espressa in maniera bipartisan, interpretando un’esigenza reale degli utenti, deve essere sostenuto. Ultimo aspetto non di poco conto: chi sovente dà patenti e lezioni di democrazia, questa volta ha “dimenticato” di esercitarla, perché nel comunicato a firma anche del Cdr della Puglia (tre componenti), il collega, Gianluca Veneziani, è stato tenuto all’oscuro dalla presa di posizione dello stesso Comitato di redazione dalla quale naturalmente si dissocia”.
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