28 Giugno 2024
L'agente Clove, fonte: facebook @Valorant
Anche l'azienda Riots Game vira al "politically correct". In Valorant ecco Clove, l'agente LGBTQ+ dedicato agli adolescenti. Dopo film, cartoni animati e libri di testo, il fenomeno del politically correct sbarca anche nel mondo dei videogiochi, in questo caso dedicato ad una fascia di minorenni, come gli adolescenti. In questo caso la decisione è stata presa da Riot Games, creatrice dei molto popolari League of Legends e Valorant. La decisione non è stata accolta favorevolmente da tutti, in quanto sul web è partita una campagna contro questa "deriva verso il mondo fluido", come scritto da numerosi utenti sulla rete.
La novità LGBTQ+ è rappresentata da Clove, l'agente non binario presente nel videogioco sparatutto di Riots Games. Una novità che trova continuità con quanto fatto in questi anni nel mondo multimediale, che prima passando dai cartoni animati e i film e poi arrivando al mondo dell'editoria, ha creato diversi contenuti criticati da famiglie e istituzioni, oltre che dai fan per via di forzature e revisioni. In particolare, l'esempio più diretto, è legato ai libri di testo per bambini, dove vengono riportate tutte le teorie LGBTQ+. Manuali che hanno scatenato l'ira dei genitori, ma anche di politici, contrari "all'indottrinamento della teoria gender" su minorenni.
Come detto, non sono mancate le critiche sul web. "Dopo i libri ora i videogiochi, non sanno proprio più come entrare nella testa dei ragazzini", scrive un utente, decisamente contrario con la decisione dell'azienda Riots Games. "Questa è la deriva della società fluida, ai bambini e ragazzini viene inculcato il tema gender fluid. Rispetto per tutte le opinioni, ma quando le cose vengono forzate non si può rimanere in silenzio". Insomma, la decisione di creare un personaggio non binario, come l'agente Clove in Valorant non è stata presa bene e la sensazione è quella che messaggi come questi si ripeteranno nel corso dei prossimi mesi.
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