15 Gennaio 2024
"Il modo in cui è stato affrontato il caso della presunta recensione discriminatoria ricevuta dalla ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano da parte del Tg3, ha risvolti inquietanti alla luce del probabile suicidio della signora. Un vero e proprio processo mediatico sommario, a cui purtroppo ci hanno abituato alcune trasmissioni Rai, solo che in questo caso potrebbe avere avuto conseguenze gravissime. Il Servizio pubblico non dovrebbe fare gogne mediatiche, il direttore Mario Orfeo dovrebbe riflettere molto sull'accaduto: è opportuno fermare questa deriva, perché in ballo c'è la vita delle persone". Lo dichiara il deputato di Fratelli d'Italia, Francesco Filini, capogruppo nella Commissione Vigilanza Rai.
“Quanto successo a Sant’Angelo Lodigiano lascia senza parole ma al tempo stesso ci spinge a fare un’attenta riflessione, perché non si può passare da una presunta recensione discriminatoria ad un possibile suicidio. Nella drammatica morte della ristoratrice lodigiana quello che non convince sicuramente è l’operato del Tg3, più attento a like e interazioni social che a verificare la veridicità di una notizia. Succede così che si passa da un primo servizio dove vengono esaltate le gesta di una ristoratrice lodigiana, divenuta popolare in rete per aver risposto ad una recensione negativa al suo locale che offendeva dei clienti omosessuali e con disabilità; per poi passare a incalzarla e metterla in difficoltà dopo la denuncia di noti influencer che attraverso i loro profili social avevano messo in dubbio la veridicità della recensione che aveva portato alla ribalta la ristoratrice. Noi crediamo in un servizio pubblico che faccia un’informazione attenta e responsabile che non insegua le tendenze social e le mode del momento. Per questo chiediamo che il direttore del tg3, Mario Orfeo, venga a riferire in Vigilanza, perché sulla vicenda sia fatta piena luce”. Lo dichiara il deputato e membro della commissione di vigilanza Rai, Luca Sbardella.
"La notizia della morte della ristoratrice suicidatasi dopo il clamore del suo post social, lascia sgomenti e impone una serie di riflessioni, fermo restando che è in corso un'indagine della magistratura che dovrà accertare modalità e cause della morte. Ciò nonostante non è possibile evitare di soffermarsi sulla gogna mediatica di cui la ristoratrice è stata vittima e che probabilmente ha avuto un peso sulla sua terribile scelta; gogna alla quale, purtroppo, nemmeno la Rai attraverso il Tg3 si è sottratta. Ed a poco può valere il richiamo al diritto di cronaca, perché un conto è informare altro è farlo in una logica che ricorda molto quella del processo sommario. Peraltro, la continenza formale è un requisito fondamentale che attiene alle modalità di comunicazione della notizia, che deve riportare il fatto nei suoi elementi oggettivi. Il rispetto della dignità delle persone non deve mai essere disgiunto dall'informazione, in particolare quella del Servizio Pubblico. Tutti elementi su cui il direttore del Tg3 Mario Orfeo, alla luce di quanto accaduto, dovrebbe riflettere". Lo dichiara il deputato di Fratelli d'Italia, Augusta Montaruli, vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai.
Il direttore del Tg Uno Gian Marco Chiocci nel mirino del Pd. A far scattare la polemica è un servizio in onda nell'edizione domenicale delle 13.30 "su un'iniziativa - hanno spiegato in una nota parlamentari Pd in commissione di Vigilanza Rai - organizzata dal movimento giovanile di Fratelli d'Italia, Gioventù nazionale, e elevata ad evento patriottico culturale". Il servizio del Tg1 criticato dal Pd era su una cerimonia al cimitero romano del Verano: "Come ogni anno da 40 anni, più di trecento ragazzi di Gioventù nazionale", spiegava il commento del servizio, sfilano per rendere omaggio "a chi ha dato la vita per l'Italia, dal Risorgimento alle vittime degli anni di piombo alle vittime del terrore ai patrioti delle grandi guerre". Il Pd ha chiesto "l'immediata audizione di Chiocci" in commissione Vigilanza Rai: "Venga a spiegare se ha cambiato ruolo e se è diventato il portavoce dei movimenti giovanili di destra che hanno sede in via della Scrofa. La misura è colma". In difesa di Chiocci si sono schierati esponenti di tutti i partiti di centrodestra: quelle del Pd sono "posizioni assurde - hanno scritto in una nota i capigruppi di Fratelli d'Italia alla Camera ed al Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan - Come quella di chiedere l'audizione del direttore del Tg1 reo, secondo il Pd, di aver ha mandato in onda un servizio per raccontare una manifestazione, che peraltro si tiene da decenni, organizzata da Gioventù nazionale in onore delle vittime cadute per la Patria. Forse che il Pd vorrebbe dettare la scaletta dei servizi?". E il senatore Giorgio Maria Bergesio, capogruppo della Lega in Vigilanza Rai: "La verità è che la sinistra non accetta che esistano giornalisti non sudditi del Nazareno e liberi di fare il loro lavoro come il direttore Chiocci, al quale va tutto il nostro appoggio". Anche per Forza Italia "non spetta al Pd decidere cosa può andare in onda e cosa no, se ne faccia una ragione", ha dichiara il capogruppo in Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Rosso. Ma per il Pd "sono andati in onda 60 secondi di retorica pura per un omaggio non ai morti, ma ai giovani di Fratelli d'Italia - hanno scritto in una nota Chiara Braga e Francesco Boccia, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati e al Senato - In 40 anni non s'era mai visto piegare il servizio pubblico alla propaganda di una forza politica, ma la destra che occupa i tg non ha più freni". In una nota, il sindacato UniRai ha difeso il servizio: "Non consentiremo che una segreteria di partito, quella del Pd, possa pensare di condizionare il sommario del TG1 o di qualsiasi altra testata Rai. Raccontare un'iniziativa promossa da un gruppo politico giovanile rientra nelle libertà delle scelte editoriali".
Il dato diffuso sull'ascolto radiofonico in Italia dimostra che il mezzo è sempre più seguito dagli italiani: l'ascolto nel giorno medio è passato dai 33.809.000 del 2022 ai 36.343.000 del 2023 al netto degli ascolti delle radio Rai. Contestando la metodologia di rilevazione, nel giorno di pubblicazione dei dati del primo semestre 2023, Rai aveva infatti comunicato ufficialmente il recesso dalla società che dal 2016 produce la rilevazione. "Già a giugno 2023 le tre reti Rai perdevano ascolti. Sarebbe stato utile capire come la nuova linea editoriale abbia influito sulla curva di gradimento degli italiani. Ci domandiamo - scrive in una nota l' Esecutivo Usigrai Cdr Giornale Radio Rai - quali siano state le conseguenze sulla raccolta pubblicitaria nel 2023 e quale potrebbe essere il danno nel 2024. Nel centenario della Radio, che ricorre nel 2024, mentre il media cresce, l'azienda decide di isolarsi dal sistema: investimenti inadeguati, ritardi nello sviluppo della trasmissione digitale, il forte sbilanciamento editoriale messo in campo nell'ultimo anno, rendono urgente si riunisca di nuovo il tavolo di confronto sindacale tra Azienda, Usigrai e cdr, che si occupi in concreto del futuro della Radio".
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