07 Novembre 2023
La giovane giornalista Silvia Sacchi è pronta per il nuovo programma di Francesco Giorgino. In precedenza in Sky e Mediaset e con una breve presenza nel programma "Ore 14" di Milo Infante, si appresta a tornare in Rai nel programma di Francesco Giorgino. La giornalista è molto stimata in ambienti Rai e non sono pochi quelli che la vorrebbero alla guida del TG Kids.
"E' complicato continuare a fare questo mestiere. Paragoni Report-Che Tempo Che Fa? Sono due cose diverse, con budget diversi. Record di querele per una puntata? Diciannove per trentasei minuti di programma. Tutte archiviate". E' quanto ha dichiarato Sigfrido Ranucci, ospite di Radio2 Social Club, il programma di Rai Radio2 condotto da Luca Barbarossa e Andrea Perroni, in onda dal lunedì al venerdì dalle 10.35 alle 12. "Sono felice di venirvi a trovare, mi strappate dalle acque avvelenate, è complicato continuare a fare questo mestiere in un contesto del genere - ha aggiunto - L'offerta della domenica sera? Complicata, ma ci stiamo difendendo. La puntata di ieri sera ha fatto un ottimo risultato, è stata comunque la prima trasmissione di approfondimento giornalistico del prime time, abbiamo parlato dell'infiltrazione della mafia in Veneto, una delle Regioni più ricche d'Italia, motore dell'economia". "Una volta stavo indossando una telecamera nascosta per entrare in un locale dove c'erano degli 'ndranghetisti che avevano ucciso tre persone - ha raccontato ancora Ranucci - Indossavo la telecamera nascosta, mi arrivò la telefonata di mia madre che mi disse 'mi raccomando stai attento, non fare i nomi', io le risposi di non preoccuparsi. Questa cosa è rimasta registrata nella telecamera nascosta. Il record di querele in una puntata? - ha proseguito - Era una puntata su un'inchiesta della 'ndrangheta a Verona, ci hanno fatto diciannove querele per trentasei minuti di programma, con richieste di risarcimento per circa dieci milioni di euro. Tutte archiviate".
In Rai riesplode la polemica sui giornalisti delle reti. Sono giornalisti a tutti gli effetti, ma che non hanno gli stessi diritti dei colleghi con il contratto giornalistico: operatori multimediali e soprattutto partite Iva. Lunedì 6 novembre, nella sala blu della sede di Via Teulada, si è svolta un’assemblea con oltre 100 presenze. Dopo il noto “Giusto contratto”, che nel 2019 aveva portato alla stabilizzazione di oltre 200 giornalistici atipici, gli attuali esclusi chiedono il rispetto dei loro diritti, ovvero il contratto nazionale di lavoro giornalistico Rai-Usigrai. Secondo i dati comunicati dai coordinatori del gruppo, Marco Vignudelli (storico autore di “Unomattina” e attualmente nel direttivo di Stampa Romana) e Cinzia Gubbini, sono 230 i giornalisti “senza contratto giornalistico” censiti. Ma potrebbero essere anche molto di più. La vicenda è complessa. Per la Rai (come avevamo già scritto nei giorni scorsi) ci sono già troppi giornalisti. Anche se le redazioni lamentano carenze di organico. “Il vero problema sono i fondi e le prospettive”, ha detto Vignudelli in assemblea, “L'abbassamento del canone crea degli alibi all'azienda. Ma la situazione vostra è affrontabile, perché si può risolvere in accordo sindacale”, aggiungendo che da tempo la vicenda è all’attenzione dell’Usigrai. Usigrai che però, secondo molti atipici, vedrebbe più con favore un nuovo concorso per le sedi regionali (dove la maggioranza Usigrai ha un consenso notevole), che un nuovo “giusto contratto”. Situazione evocata anche dal componente del Comitato di Redazione di Rai Approfondimento, Manuele Bonaccorsi che, intervenuto all’assemblea, ha detto ai colleghi: “Va bene un nuovo concorso, ma deve venire dopo la sistemazione dei precari”. Oltre alla realizzazione di un documento ufficiale, che gli atipici invieranno all’azienda e all’autorità competenti in ambito Rai, non vengono escluse iniziative di mobilitazione.
"E' evidente che il futuro della Rai in campo editoriale e informativo non possa essere disegnato senza l'apporto delle tecnologie digitali, garantendo e interpretando sempre al meglio la missione di servizio pubblico. Stiamo assistendo infatti a una sempre più netta ibridazione delle abitudini di consumo degli utenti, con una parte significativa della popolazione, in particolare gli under 35, che sta progressivamente trasformando le proprie modalità di fruizione, in un mercato in rapida evoluzione dove all'utente è offerta la possibilità di disegnare la propria dieta mediatica scegliendo tra molteplici offerte di contenuti sempre più personalizzate". Lo ha detto l'amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, nel corso della sua audizione in commissione cultura, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto della digitalizzazione e dell'innovazione tecnologica. Nella sessione, che si svolge nell'aula del Mappamondo, sarà ascoltato anche il direttore generale Rai, Giampaolo Rossi; ed il presidente dell'ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli. L'azienda di viale Mazzini - ha ricordato Sergio - "ha un'anima digitale, il prodotto è già digitale sia dal punto di vista dei processi produttivi sia da quello dei processi trasmissivi. Sono sempre più crossmediali i canali di diffusione, sono e lo saranno sempre di più digitali, le teche. Abbiamo avviato un progetto, che è stato presentato in uno degli ultimi consigli di amministrazione, per il recupero e la digitalizzazione, in questo hub che andiamo a realizzare nella sede di Torino, di tutto il materiale di archivio in pellicola".
"Il servizio pubblico detiene la memoria storica delle immagini della Nazione e accoglie su di sé l'onere e l'onore di conservare e diffondere l'immenso patrimonio audiovisivo raccolto negli archivi delle teche, che sono delle vere e proprie miniere di materiali trasmessi e spesso mai sfruttati. Rai detiene in pellicola circa 1 milione di bobine, l'obiettivo primario è preservarle rispetto all'usura del tempo e salvarle da un progressivo deterioramento chimico dei supporti, non tanto musealizzandole ma rendendole vive e fruibili per gli utenti, anche attraverso una successiva valorizzazione editoriale. Per questo nel triennio 2023-2025 l'azienda sosterrà forti investimenti in impianti tecnici, personale specializzato e sviluppo di nuove tecnologie, secondo una massiva operazione aziendale che prevede di far diventare Torino una vera e propria cittadella della digitalizzazione, un centro di conservazione e divulgazione del materiale digitalizzato a livello nazionale". Lo ha sottolineato Giampaolo Rossi, direttore generale della Rai, in audizione presso la commissione Cultura della Camera, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto della digitalizzazione e dell'innovazione tecnologica sui settori di competenza della VII Commissione.
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