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Rai, Pluralismo e Libertà con i probiviri. Usigrai vuole candidatura unitaria in Cda. C'è chi prepara la mobilitazione contro il governo. Giornalista riammesso in servizio a 67 anni

21 Ottobre 2023

Rai, Pluralismo e Libertà con i probiviri. Usigrai vuole candidatura unitaria in Cda. C'è chi prepara la mobilitazione contro il governo. Giornalista riammesso in servizio a 67 anni

“Il parere del collegio nazionale dei probiviri della Federazione Nazionale della Stampa Italiana sull'incredibile vicenda che da più di un anno ha di fatto privato Rai Sport del comitato di redazione non lascia spazio a interpretazioni: le elezioni del luglio 2022 vanno completate con lo spoglio delle schede, la proclamazione degli eletti, la comunicazione del verbale all'Associazione Stampa Romana, ai Garanti Rai e al Cdr Eletto”. E’ quanto affermano i membri della componente sindacale di Pluralismo e Libertà (presente in Usigrai).

“Quello dei probiviri della FNSI”, proseguono gli esponenti di Pluralismo e Libertà, “è il secondo pronunciamento in favore dello spoglio dopo quello, rimasto inevaso, dei probiviri di Stampa Romana al quale si erano rivolti due membri della commissione elettorale dopo che - ricordiamo - 3 componenti su 5 della stessa commissione subito dopo le votazioni avevano deciso, a maggioranza, di non procedere allo scrutinio per la presunta illegittimità di una candidatura di una collega con articolo 2. Collega che aveva votato nella stessa urna e non in un'urna separata come prevede il regolamento Usigrai, diversamente dai regolamenti di FNSI e ASR. In tal senso il parere dei probiviri nazionali auspica inoltre che Usigrai modifichi il suo regolamento in coerenza con quello Fnsi, per consentire a tutti i giornalisti contrattualizzati di votare in un'urna comune. Pluralismo e Libertà chiede quindi l'immediata applicazione del parere proveniente dalla Fnsi: Rai Sport ha urgente bisogno di un comitato di redazione nel pieno delle sue funzioni e in grado di confrontarsi con i colleghi e con la Direzione sulle rilevanti questioni che riguardano la testata. Dopo oltre 15 mesi è tempo di mettere fine a questa assurda querelle”.

Il Sindacato dei giornalisti della Rai resta convinto della necessità di una candidatura unitaria per il rappresentante dei dipendenti nel Cda Della Rai. L’impegno comune di diverse sigle sindacali non ha ancora prodotto questo risultato e perciò abbiamo deciso di non presentare una nostra candidatura. Non è il momento delle candidature di bandiera.
Per l’Usigrai l’obiettivo di una scelta unitaria fa parte di una strada già tracciata con il pieno sostegno che la nostra organizzazione decise di dare al compianto Riccardo Laganà. Sostegno maturato nella convinzione che solo il superamento degli steccati tra le diverse aree professionali dell’azienda può dare forza e ruolo al componente del Cda eletto da tutti i dipendenti.
Abbiamo condiviso con convinzione l’appello di CGIL e CISL sul percorso che deve portare all’individuazione della candidata o del candidato per il cda Rai. Abbiamo lavorato insieme all’individuazione di soluzioni che potessero conseguire questo risultato ma anche i tempi stretti di questa elezione non hanno aiutato un percorso che siamo fermamente convinti debba continuare in vista dell’elezione del prossimo Cda che avverrà nella prima metà del 2024
Noi seguiremo sempre la stessa linea: unità sindacale, condivisione della base valoriale, individuazione del migliore profilo possibile, abbattendo i non più comprensibili steccati tra le diverse componenti aziendali.


L'assemblea dei comitati di redazione della Rai esprime grave preoccupazione per la decisione del Governo di spostare un pezzo importante del canone dalla bolletta elettrica alla fiscalità generale e di tagliare 20 milioni di euro, equiparando la Rai a un qualsiasi ministero. L'operazione varata dal Governo sul canone - già il più basso d'Europa - rischia di avere effetti irreversibili, aprendo le porte alla diretta dipendenza della Rai dell'esecutivo di turno. In aperta violazione rispetto alla risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2021 che impone finanziamenti stabili, aperti, trasparenti, sostenibili e adeguati perché il servizio pubblico deve essere libero da ingerenze politiche interne ed esterne. Anno per anno, nella legge di bilancio, l'esecutivo potrebbe decidere di non finanziare la quota di canone inserita nella fiscalità generale oppure di ridurla. E così la Rai sarà perennemente sotto una spada di Damocle. Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo: nessuno strumento è tabù, ma il finanziamento della Rai Servizio Pubblico deve essere autonomo e indipendente da governi e partiti, e certo, congruo e di lunga durata. La nuova formulazione non rispetta nessuno di questi caratteri.Non solo, gli esempi di altri paesi europei come Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia, Romania parlano chiaro: quando il canone è stato ridotto o cancellato, inserendo le risorse in fiscalità generale, sono seguiti licenziamenti e taglio della produzione. Una Rai, libera e indipendente, è una risorsa per il Paese: indebolirla o renderla ancora più dipendente dai governo di turno è un danno per tutti i cittadini. L'assemblea dei Cdr della Rai annuncia, quindi, l'avvio di un percorso di mobilitazione a difesa dell'autonomia e indipendenza del servizio pubblico.

Un rapporto di lavoro con la Rai che comincia nel 1996 e prosegue continuativamente fino al 2009, con contratti formalmente non giornalistici, seppure il lavoratore sia iscritto all’albo, elenco pubblicisti, dal 1989. Dal 2003 la Rai lo assume con contratti di lavoro subordinato a termine come programmista regista e dal 2004 addirittura con contratti di lavoro autonomo a partita IVA. L’inquadramento contrattuale non cambia nemmeno quando il giornalista si iscrive all’elenco dei professionisti, nel 2007, ma, come accade spesso, pur di lavorare il giornalista accetta ogni forma di ingaggio. Questo non è servito, però, a mantenere il rapporto di lavoro, seppure precario, sottopagato e non confacente alla sua qualifica, né corrispondente all’attività giornalistica svolta di fatto. Dopo la scadenza dell’ultimo contratto a partita IVA, infatti, il giornalista aspetta invano un rinnovo che non arriva. Il giornalista, per non perdere l’opportunità di tornare comunque a lavorare con la Rai, attende senza fare vertenza per dieci anni, dopodiché, persa ogni speranza di vedersi riconosciuta non solo la professionalità già acquisita, ma anche la storia lavorativa che era stata comunque continuativa, il giornalista incardina una vertenza per chiedere il riconoscimento dei proprio diritti negati ed evitare che decadano per l’imminente prescrizione decennale. Il giornalista si è rivolto agli avvocati Vincenzo Iacovino e Antonio Rubino dello studio legale Iacovino e Associati per rivendicare il riconoscimento del rapporto di lavoro giornalistico svolto di fatto e ogni diritto economico conseguente. Il Giudice del Lavoro del Tribunale dei Roma, dott.ssa Donatella Casari, escludendo l’applicabilità della legge Fornero ai contratti autonomi, ha riconosciuto che tra le parti è intercorso un rapporto di lavoro giornalistico subordinato a tempo indeterminato a partire dal marzo 2004 e ha ordinato alla Rai la riammissione immediata in servizio del giornalista con qualifica di redattore ordinario con oltre 30 mesi di anzianità professionale, condannando l’azienda a pagare le differenze retributive maturate nei periodi lavorati formalmente con contratti a partita Iva, a corrispondere le retribuzioni maturate e dovute dalla messa in mora e a versare all’INPS, sezione giornalisti, i contributi omessi e non prescritti con le dovute sanzioni civili.

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